Giulio Regeni ricordato in più di 100 piazze italiane
Centinaia di persone, in tutta Italia, il 25 gennaio, si sono strette intorno alla famiglia di Giulio Regeni, per chiedere verità e giustizia.
Una vera e propria marea gialla si è abbattuta in più di 100 piazze italiane dove Giulio Regeni e i due anni senza di lui sono stati celebrati. Per non dimenticare il bisogno di verità, per lui e per chi subisce o ha subito torture. Cartelli e candele hanno illuminato e riempito le piazze. Perché Giulio Regeni è il figlio, il fratello e l’amico di tutti. Tra le 100 piazze c’era anche quella di Ancona, Piazza Roma, antistante l’università dorica. Sulla facciata dell’edificio campeggia l’unico striscione della città che chiede verità.
La manifestazione, promossa da Amnesty International con l’hashtag #2annisenzagiulio si è svolta il 25 gennaio, giorno in cui Giulio Regeni è scomparso. L’ultimo contatto con lui risale al 25 gennaio 2016, alle ore 19.41. Proprio a quell’ora nella piazza risuona una sirena, e nel silenzio si alzano i cartelli con il volto di Giulio. Ad illuminare, la luce gialla delle candele, che splende in un silenzio composto e commosso.
Paola e Claudio Regeni hanno inviato alle piazze un messaggio di ringraziamento e di incitamento alla ricerca della verità vera
I genitori di Giulio Regeni, dopo due anni, chiedono ancora risposte. Alla data della sparizione, del ritrovamento del corpo e della scorta mediatica, vogliono aggiungere quella della consegna della “verità vera”. Vogliono sapere di chi sono le responsabilità di chi ha agito e chi ha coperto per tanto tempo coloro che hanno scagliato su Giulio Regeni “tutto il male del mondo”.
Insieme a Paola e Claudio Regeni c’era anche Paolo Pignocchi, Vicepresidente Amnesty Italia, a chiedere la verità in Piazza Roma
“Quando lanciammo questa campagna, il giorno dopo che venne scoperto il cadavere di Giulio, cioè il 3 febbraio 2016 – racconta Pignocchi – la lanciammo con Repubblica e nemmeno noi pensavamo che un giorno questa campagna sarebbe andata avanti da sola. Questa sorta di miracolo è un po’ merito di Giulio Regeni. Quando la mamma dice che Giulio continua a fare cose è vero.”
“Purtroppo in questi due anni abbiamo visto molti depistaggi da parte della procura egiziana – continua il vicepresidente – che doveva collaborare in maniera più efficace con quella italiana. Abbiamo visto la macchina del fango che si scatena contro la vittima con cose tipo, è andato a cercarsela. Forse si è messo in cose che non doveva fare. Ma chissà cosa c’è dietro. In Italia non c’è la ricerca del colpevole, ma la delegittimazione della vittima. Ma signori, la tortura non si può applicare.”
Pignocchi si dichiara anche deluso per la decisione del governo italiano di rimandare in Egitto il nostro ambasciatore, il 14 agosto 2017. È altresì deluso dal mancato supporto degli altri stati europei e delle Nazioni Unite.
Anche la Consulta per la Pace, sezione di Jesi, interviene con il suo rappresentante Paolo Gubbi. Il 6 gennaio, proprio a Jesi, si è svolto un incontro con i genitori di Giulio Regeni, che portano il loro saluto ad Ancona. A sostegno della manifestazione anche l’A.D.I., Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani, presente con Roberto, un loro rappresentante, che porta i saluti del Rettore, fuori per impegni istituzionali.
L’A.D.I. ricorda inoltre che ricerca è curiosità, costruzione e libertà
“Come diceva Giorgio Gaber, Libertà è partecipazione, e partecipando alla ricerca secondo me e secondo A.D.I. saremmo tutti più liberi. Il corpo martoriato di Giulio Regeni che è arrivato in Italia, purtroppo è lo specchio di come la ricerca quest’oggi è martoriata. Perseguendo la verità di sapere su questo caso, in qualche modo, spero e penso di interpretare anche l’idea che era di Giulio Regeni. Di rendere la ricerca libera e ad appannaggio di tutti.”