Cronaca

Immuni, l’app tracciante che non traccia

Ma a cosa serve realmente Immuni? come funziona e, domanda delle domande, chi può conoscere tutti i dati che ci riguardano?

“La realtà dei fatti ci dice che siamo già tutti tracciati dalle over the top”. È una delle dichiarazioni di apertura di Massimo Sideri, editorialista del Corriere della Sera e Direttore di Corriere Innovazione, chiamato a moderare il quarto appuntamento con Ricostruire, al centro del dibattito c’è Immuni, l’app scelta per il controllo della propagazione della pandemia.

L’applicazione Immuni è ormai un caso analizzato, e da analizzare, sotto molteplici aspetti. Giovedì 30 aprile se ne è discusso sulla piattaforma Zoom, con oltre 150 tra giornalisti, tecnici, attivisti e curiosi. Con Stefano Parisi, Luca Foresti e Luca Tufarelli. Il fisico Foresti, CEO del Centro Medico Sant’Agostino, ha partecipato al progetto della App Immuni scelta dal Governo per il tracciamento del Covid-19. L’avvocato Tufarelli dello Studio Tufarelli Ristuccia & Partners, vanta numerosi articoli e contributi giuridici su privacy e telecomunicazioni, due settori investiti da forti criticità a causa della emergenza epidemiologica.

“Per come la vedo io, questa grande prova di utilizzo della tecnologia, funzionerà se sarà immessa in un ecosistema molto molto, ampio”, ancora Scuteri che, con questa affermazione, sono convita, ha suscitato una serie importante di domande connesse.

Il fulcro della domanda per Foresti è “siamo pronti”? all’eventualità di tamponare migliaia di persone, rosse -fortemente sospette di positività-? E l’immediata risposta e che trovate nel player a fondo pagina, a disposizione dalla WeRadio SenzaBarcode è “no”.

Lo sviluppo tecnologico, è un dibattito considerato secodario rispetto all’analisi del c.d. back office. Ossia tutto quello che deve accadere quando si riceve la notifica del giallo -possibile positività-.

La privacy può venire meno in questo momento?

“L’app è uno strumento, uno degli strumenti, a disposizione degli epidemiologi per combattere un’epidemia” premette così l’avvocato Tufarelli “come ci ha detto anche la nostra presidente della Corte Costituzionale” nr. Marta Cartabianca. “… La Costituzione ha al suo interno delle norme che consentono di gradare interessi e diritti contrapposti, nell’ambito di una emergenza. Così lo stabilisce anche il GDPR -regolamento generale sulla protezione dei dati- e lo stabiliscono le norme che regolamentano l’attività sanitaria…”.

La verità, quindi, è che esiste già un ordinamento che consente di tenere traccia, su supporto informatico, di tutte le informazioni necessarie a monitorare i contagi e la diffucione del virus. Banalmente potremmo immaginare l’intervista che viene rivolta a chi si è trovato contagiato, specialmente all’inizio. Le domande erano: con chi sei stato? dove sei stato? quando?

L’app Immuni non lo dimentica, lo registra e lo comunica. Ovviamente la domande successive sono: chi ha accesso a quei dati, che cosa ne può fare? per rendere l’app Immuni veramente efficace deve essere obbligatoria per tutti?

L’obbligatorietà e la Polizia sanitaria

“La storia delle epidemie ci ha lasciato il primo esempio che era nell’esercizio della Polizia sanitaria…” spiega Tufarelli. “Quando io andavo alle medie siamo stati tutti costretti a fare il vacino per la Tubercolosi. E se non lo volevi fare dovevi portare un certificato per essere esonerato…”

La privacy, con l’app Immuni è assolutamente garantita e non esiste alcun tipo di tracciamento delle persone. Tutto è finalizzato a fornire uno strumento a epidemiologi e tecnici di settore, per poter ristabilire la catena dei contatti.

I dati del telefono, legati a quel dispositivo, non saranno distribuiti e, per rispettare il perimetro di sicurezza cibernetica nazionale, saranno gestiti da soggetti pubblici che sono seriamente controllati, proprio per garantire la nostra sicurezza.

Ricostruire ha già fornito tre precedenti webinar: scuola, economia e impresa, vi invitiamo a seguire anche questo riguardante l’app Immuni. Per ricevere risposte e sicuramente daranno vita ad altre domande.

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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