Cronaca

6 novembre, Marcia per l’amnistia, la giustizia, la libertà

Il 6 novembre ci ritroveremo a Roma per la Marcia per l’amnistia, la giustizia, la libertà intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco.

In molti, da quando Marco ci ha lasciato, hanno ricordato le sue battaglie, il suo non essersi mai risparmiato per gli ultimi, di esser stato per il nostro Paese -e non solo- il “Padre dei diritti civili“.

Certo, le sue lotte nonviolente per i carcerati, per le loro famiglie e per tutta la comunità penitenziaria. Ma non solo: per liberare un sistema giustizia che intrappola intere generazioni in processi infiniti e costosi, che nega le pur minime garanzie del cittadino nel processo. Ha denunciato senza mai risparmiarsi gli abusi del nostro sistema giudiziario, lo squilibrio tra le parti, la non ragionevole durata dei processi.

Con i suoi numerosi digiuni ha costantemente voluto richiamare l’attenzione delle istituzioni su due questioni: la necessità e l’urgenza di una amnistia quale primo passo per affrontare la crisi della giustizia, e il ripristino della legalità nelle carceri, quale riforma strutturale da cui ripartire.

Il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito

nella Mozione Generale approvata dal 40° Congresso tenutosi a Roma, nel carcere di Rebibbia,  il 1, 2 e 3 settembre 2016, ha stabilito “la prosecuzione della battaglia storica di Marco Pannella per l’amnistia e l’indulto quale riforma obbligata per l’immediato rientro dello Stato nella legalità”.

Questo perché, tuttora, la crisi della giustizia e il protrarsi della non applicazione del dettato costituzionale sia nei confronti di chi è condannato a vivere nelle nostre carceri sia dei milioni di cittadini che subiscono l’illegalità di una giustizia lumaca, pongono in grave pericolo l’esistenza stessa dello Stato di diritto, come ci ammonisce da tempo il Consiglio d’Europa attraverso le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo.

La disinformazione, la mancanza di conoscenza

l’assenza di confronto e dibattito paritario non riguardano soltanto le prerogative negate a questa o quella forza politica, e in questo caso del Partito Radicale, ma colpiscono alla radice uno dei fondamenti stessi del corretto funzionamento di ogni democrazia.

In questo contesto continuiamo a ricordare e a denunciare come l’Italia sia costantemente, da almeno trent’anni, condannata per violazione dell’art. 6 della CEDU, riguardante la “ragionevole durata del processo”, diritto umano tutelato anche dalla nostra Costituzione all’articolo 111, secondo comma.

Il comune sentire di Marco lo ritroviamo nelle parole di Papa Francesco, anch’esse censurate e finora inascoltate: il “giubileo dei carcerati” tra gli eventi dell’Anno Santo. «Il Giubileo ha sempre costituito – ha detto Papa Francesco il 1° settembre del 2015 – l’opportunità di una grande amnistia, destinata a coinvolgere tante persone che, pur meritevoli di pena, hanno tuttavia preso coscienza dell’ingiustizia compiuta e desiderano sinceramente inserirsi di nuovo nella società portando il loro contributo onesto».

Nelle parole di Papa Francesco

Ci ritroviamo nelle parole di Papa Francesco anche quando si è pronunciato contro l’ergastolo, definendolo “una pena di morte di morte nascosta” o quando si è espresso contro l’abuso della carcerazione preventiva o dell’isolamento praticato nelle carceri di massima sicurezza. [23 ottobre 2014, Sala dei Papi, incontro con una delegazione di giuristi cattolici].

Oltre al Santo Padre, a favore di un provvedimento di amnistia, a più riprese si sono espressi anche diversi rappresentanti di primo piano della Conferenza Episcopale Italiana,  di altre realtà del mondo cattolico e di molte associazioni laiche che da anni si battono per i diritti degli ultimi.

È urgente dunque interrompere questa inerzia e questa censura, questa cortina di indifferenza e di silenzio. È urgente che le massime istituzioni della Repubblica facciano sentire la propria voce, che il Governo e il Parlamento si attivino per accogliere o respingere le proposte del Partito Radicale o per trovare altre soluzioni che siano tuttavia in grado di risolvere questi problemi, non di rinviarli e aggravarli.

Stampa, servizio pubblico, media

È urgente che la stampa e, in particolare, il servizio pubblico radio televisivo interrompano un comportamento fortemente lesivo dei diritti dei cittadini e consentano finalmente di conoscere e giudicare questa proposta, così come il confronto sulle altre grandi questioni centrali del nostro tempo.

Ancora una volta però sentiamo il dovere di sottolineare il richiamo – troppo trascurato dagli addetti, dai media e dall’opinione pubblica – all’importanza che avrebbe una riforma della giustizia al fine di garantire al nostro Paese una ripresa anche nel settore dell’economia, affaticato e depresso a causa del malfunzionamento del sistema giudiziario nei suoi aspetti penali come in quelli civili.

È una nuova straordinaria mobilitazione, per ribadire con forza la necessità di un’amnistia perché le nostre istituzioni fuoriescano dalla condizione criminale in cui si trovano rispetto alla nostra Costituzione, alla giurisdizione europea, ai diritti umani universalmente riconosciuti e rispetto alla coscienza civile del nostro Paese.

Per tutto questo, ci rivolgiamo con fiducia a te affinché tu voglia essere presente nella giornata del 6 novembre 2016, in occasione del Giubileo dei carcerati, con partenza dal carcere di Regina Coeli e arrivo in Piazza San Pietro.

SenzaBarcode Redazione

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