Asta patrimonio immobiliare. Si svende Roma e diventa un po’ più cinese
Alla fine quello che sembrava troppo assurdo per essere vero è capitato. L’ asta del patrimonio immobiliare di Roma ha avuto luogo il 10 agosto, Fabrizio Ghera, Capogruppo Fdi-An Campidoglio ci aiuta a capire esattamente ci cosa si tratta.
Intervista a Fabrizio Ghera sulla strana asta tenutasi pochi giorni fa e dai risvolti ancora incerti poco chiari.
D: E partita il 10 agosto l’ asta patrimonio immobiliare dei primi 35 beni in vendita, perché scegliere una data che, a occhio e croce, sembra per pochi intimi?
Altro che sembra, che sia stata un’asta per pochi intimi è palese visti anche i risultati. Non serve un genio per capirlo, qualunque amministratore di buon senso non avrebbe mai scelto come data il 10 agosto. Probabilmente Marino non ha a cuore il patrimonio immobiliare della Capitale.
D: Su 16,5 milioni di base d’asta Roma Capitale ha incassato complessivamente 2,6 milioni di euro, non un grande affare direi! Chi si è assegnato gli immobili e a che uso sono destinati?
Un flop totale, una mancetta per le casse del Comune calcolando che i proventi dell’asta pubblica dovranno essere reinvestiti in servizi per i cittadini. Sono rimasti fuori dalla vendita gran parte degli immobili di pregio, comunque se non sbaglio ci sono state 13 offerte con sei assegnazioni di cui 3 andate ai cinesi. Un dato che dice molto e che si aggiunge ai danni che questa pessima amministrazione sta facendo ai romani.
D: In una nota hai dichiarato “Se il denaro ricavato dall’asta verrà reinvestito per i servizi ai cittadini, come ha detto il sindaco, allora poveri romani, per ora dietro alla ‘svendita ferragostana’ di Marino fanno cassa solo i cinesi” quando sapremo la data delle prossime aste? Sperando non si tratti del 25 dicembre o il 1 gennaio,
“Lo chiederemo al Dipartimento Patrimonio perché è importante dare la massima diffusione a notizie come queste e sarebbe necessaria la pubblicazione delle aste con un anticipo adeguato.”
Certamente è per noi un obbligo dare quanto più risalto possibile a questa situazione non solo grottesca ma anche assai preoccupante. Pare che a Roma il diritto alla conoscenza non sia pervenuto, quindi cercheremo di dare una mano a togliere le tende di questa “casa di vetro“.