Arte e Cultura

Intervista a Laura Mancini sul suo ultimo libro

Intervista all’autrice Laura Mancini a seguito della pubblicazione del suo libro di poesie L’anima non vola.

Il genere della poesia attualmente in Italia sembra essere uno dei meno apprezzati e letti, sebbene continui ad avere una significativa produzione. Tra gli anni ‘60-‘80 diversi poeti erano considerati figure influenti nel mondo dell’editoria. Tuttavia, nel periodo storico seguente, il genere ha perso rilevanza culturale e sociale, complice la crescente attenzione verso altri mezzi espressivi come la musica pop e la canzone, più capaci di raggiungere ampie fasce di pubblico.

Laura Mancini, tramite la sua raccolta “L’anima non vola” pubblicata a giugno con Cose Note Edizioni, ci ricorda che la poesia non è morta ma vive, evolve e trova nuove forme per raggiungere il cuore delle persone. È un cammino fatto di sfide e piccoli successi, in cui ogni verso è un passo nella direzione di un rinnovato dialogo con i lettori.

Il pubblico italiano sembra sempre più distante dalla poesia. Secondo te, cosa ha portato a questo distacco?

Credo si tratti di un allontanamento che ha diverse cause. La poesia era una volta al centro della letteratura italiana, con grandi autori che avevano un ruolo pubblico di rilievo. Col tempo, però, il genere è diventato sinonimo di “difficile” o “inaccessibile”. Questo ha portato molti lettori a non avvicinarsi, pensando che la poesia fosse riservata a pochi eletti. Inoltre, l’umanesimo in Italia vive un momento di profonda crisi e oggi siamo immersi in una cultura molto visiva e immediata, che spesso non lascia spazio alla riflessione e alla lentezza proprie della poesia. Il risultato è che tante persone non hanno mai avuto l’opportunità di apprezzare davvero i versi e il loro potere evocativo.

La poesia, percepita come un genere molto soggettivo e intimo, non riesce a comunicare con il grande pubblico in una società frammentata. Questo distacco ha contribuito alla sua marginalizzazione, rendendola la più debole e appartata delle forme letterarie. Nonostante questo, il numero di pubblicazioni poetiche è aumentato, soprattutto grazie ai piccoli editori e alle piattaforme online​.

In qualche maniera la poesia sembra resistere. In che modo pensi che il genere si stia adattando ai tempi?

È vero, gli autori che amano comporre in versi non si arrendono facilmente! Negli ultimi anni, stiamo assistendo a una sorta di rinascita grazie a piattaforme come i social media, dove autori come la poetessa canadese Rupi Kaur hanno portato una poesia visiva, breve e immediata, che riesce a raggiungere i lettori in tutto il mondo. Fenomeni come l’Instapoetry hanno reso la poesia in un certo senso più democratica, permettendo a chiunque di avvicinarsi a componimenti che parlano di emozioni personali e al contempo universali. In Italia, ci sono movimenti come il MeP (Movimento per l’Emancipazione della Poesia), che portano i versi per le strade, facendoli diventare parte del paesaggio urbano.

È un modo per dire che la poesia non appartiene a pochi ma a tutti​.

Per alcuni, però, la poesia sui social è vista come un modo superficiale di comporre. Cosa ne pensi?

Sui social c’è di tutto e dipende da quali utenti si prendono in considerazione. In molti casi questa visione è condizionata da pregiudizi. Non di rado la poesia sui social ha il merito di riavvicinare le persone al linguaggio poetico e, se questa porta d’accesso può incuriosire nuovi lettori, ben venga. Magari inizieranno con una poesia breve su Instagram, ma poi si sentiranno spinti a scoprire autori che utilizzano uno stile meno intuitivo. La poesia non può essere solo sui social, ma è anche grazie a questa visibilità che molti giovani hanno potuto scoprirla e apprezzarla. E questo è già un grande traguardo​.

Parliamo del pubblico giovane. Pensi che la scuola italiana abbia un ruolo nella disaffezione dei lettori verso il genere?

È possibile. Purtroppo, nelle scuole si insegna principalmente la poesia classica, con una rigidità che spesso scoraggia gli studenti. Sono pochi i docenti che presentano autori contemporanei e questo crea una percezione di lontananza del genere letterario dal mondo attuale. Gli adolescenti hanno bisogno di sentire che la poesia parla anche di loro, del presente, delle loro emozioni. Invece, spesso viene presentata come una disciplina fredda e distaccata, lontana dalla realtà. Se si iniziassero a proporre testi di poeti viventi, vicini alle loro esperienze, sono portata a pensare che molti giovani si sentirebbero più coinvolti​.

Pensando al futuro, qual è la tua visione per la poesia in Italia? C’è speranza che torni ad avere un ruolo centrale?

Credo di sì perché parliamo di un genere che ha una forza intrinseca in grado di renderla eternamente resistente e rilevante. Penso che il cambiamento debba partire dal riconoscimento della sua importanza da parte delle istituzioni e delle scuole. La poesia probabilmente non sarà mai un best-seller come il romanzo e continuerà a occupare una nicchia di mercato, ma ha comunque grande potere, soprattutto in tempi di crisi. Nei momenti difficili, molti si rivolgono alla poesia per trovare conforto, per riflettere. Questo è un segnale che, anche se in sordina, è sempre viva e presente nella società​.

Quanto conta il ruolo delle piccole case editrici nella sopravvivenza della poesia?

È fondamentale. Se le grandi case editrici si concentrano quasi esclusivamente sui generi che garantiscono ritorni economici sicuri, le piccole realtà come Cose Note Edizioni, fanno un lavoro prezioso per dare voce a progetti di nicchia e autori emergenti. Sono loro ad assumersi il rischio di scommettere sulla poesia e questo coraggio andrebbe supportato e premiato. Senza tali realtà, molte voci rischierebbero di rimanere nell’ombra. Immagino un futuro in cui le istituzioni culturali possano collaborare con queste imprese per rendere la poesia un bene più accessibile e valorizzato​.

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Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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