Cronaca

Emendamento sui boschi: implicazioni e controversie

Emendamento boschi, “Si recupera il valore storico e culturale del paesaggio forestale italiano”. Agnoletti (Unesco), “Nessun attacco alla Costituzione: norma contro le ideologie”.

Con un emendamento, il Governo ha rimosso l’obbligo di chiedere l’autorizzazione paesaggistica delle soprintendenze del Ministero dei Beni culturali in caso di tagli boschivi. Secondo alcuni si tratta dell’ennesimo attacco alla biodiversità, alla conservazione della natura, nonché alla Costituzione, che porterebbe alla distruzione dei boschi e al degrado del paesaggio. In realtà la norma vuole fare chiarezza riguardo a una interpretazione che, in molti casi per incompetenza, ma spesso per una opposizione di tipo ideologico, equipara la esecuzione di operazioni selvicolturali alla rimozione permanente del bosco”.

Così il professor Mauro Agnoletti, titolare della Cattedra UNESCO sui Paesaggi del Patrimonio Agricolo presso l’Università di Firenze, commenta l’emendamento al Decreto Asset presentato dal senatore e presidente della IX Commissione (Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare) Luca De Carlo, approvato il 27 settembre, che ha modificato l’art.149 comma 1 lettera c del codice dei Beni culturali (dlgs 42/2004).

“Normali metodi di gestione del bosco, come la ceduazione

che rimuove la parte epigea delle piante arboree, sono state progressivamente vietate nelle aree a vincolo paesaggistico, nonostante si tratti di forme di governo forestale di tradizioni millenarie, che non distruggono il bosco, ma semplicemente rimuovono periodicamente la massa legnosa accumulata, che poi naturalmente si riforma, visto che non si estirpano le radici delle piante”, spiega Agnoletti.

“Dato che il bosco ceduo, insieme all’alto fusto, è storicamente la forma di governo forestale più diffusa in Italia attuando questo metodo conserviamo anche le caratteristiche culturali del paesaggio forestale italiano, che negli ultimi anni è stato progressivamente indirizzato verso una pseudo-naturalità che non corrisponde nemmeno al dettato del codice dei beni culturali. All’art. 131 del codice, si spiega che la legge ‘tutela il paesaggio relativamente a quegli aspetti e caratteri che costituiscono rappresentazione materiale e visibile dell’identità nazionale, in quanto espressione di valori culturali’ e più avanti chiarisce che La tutela del paesaggio, ai fini del presente Codice, è volta a riconoscere, salvaguardare e, ove necessario, recuperare i valori culturali che esso esprime”, aggiunge il professore.

“Riguardo alla tutela dell’ambiente, la ceduazione o qualunque operazione rivolta a una gestione attiva dedicata alla produzione legnosa, non distrugge gli ecosistemi forestali. Ma sicuramente queste attività contrastano con l’idea di ‘ritorno alla natura’ e a un paesaggio non influenzato dall’uomo, cosa ben diversa rispetto al mantenimento dei servizi ecosistemici legati al bosco”, conclude Agnoletti.  

Foto di Joe da Pixabay

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