Monte del Grano
A Roma la storia si accavalla spesso. Ci sono luoghi che assurgono alle cronache nel corso dei secoli per motivi diversi. Uno di questi è il Monte del Grano.
Ci troviamo nel quartiere del Quadraro, uno dei quartieri storici e popolari di Roma che, con lo sviluppo edilizio degli anni Sessanta, è stato inglobato nel più ampio e popoloso quartiere Tuscolano. Il Quadraro ha una storia millenaria che arriva ai nostri giorni senza soluzione di continuità. Il Monte del Grano è l’elemento che unisce più di due millenni di vita della Città Eterna. È una semplice collinetta, ma nasconde una serie di misteri e storie. Il nome deriva dalla sua forma: un moggio di grano, ovvero il recipiente che conteneva l’unità di misura per la raccolta del grano.
In realtà, però, non è altro che l’esterno di uno dei più grandi mausolei dell’antica Roma: quello di Alessandro Severo e sua madre Giulia Mamea, datato inizialmente nel III secolo d.C. Solo i mausolei di Adriano e di Augusto sono più grandi e sono rimasti intatti. Il mausoleo di Severo si è trasformato, invece, in una collina in seguito della rimozione del suo rivestimento esterno per ricavarne calce.
Il primo mistero che il Monte di Grano nasconde è la data della sua reale costruzione
All’interno, oltre a un importante sarcofago attico oggi custodito ai Musei Capitolini, furono ritrovati sui mattoni dei bolli che ne anticiperebbero la datazione ai tempi dell’imperatore Adriano (I secolo d.C.). Esiste anche una tradizione popolare che narra che il suo nome deriva da un monte di grano trasformato in terra per punizione divina, perché il raccolto era stato effettuato di domenica, il giorno dedicato al riposo.
Anche la toponomastica del quartiere è legata al Monte di Grano. Molte strade del Quadraro sono dedicate ad antiche famiglie patrizie romane di origine contadina (i Quintili, i Lentuli, i Pisoni, etc). Una strada è dedicata alla Dea Cecere, la divinità materna della terra e della fertilità, colei che tutelava i raccolti, ma anche Dea della nascita perché tutti i fiori, la frutta e gli esseri viventi erano ritenuti suoi doni. Ma ciò che rende misterioso, e straordinario allo stesso tempo, il Monte di Grano è la storia contemporanea. Il 17 aprile del 1944, quel che restava del Mausoleo di Alessandro Severo ha visto lo scempio della ferocia dell’occupazione nazi-fascista: il rastrellamento del Quadraro.
Con il nome in codice operazione Balena
il quartiere popolare del Quadraro (noto come covo di partigiani, di renitenti alla leva, di sabotatori e di oppositori al regime) subì l’arresto di circa duemila persone, di cui 683 deportati nei campi di concentramento in Germania, che furono trasformati in “lavoratori volontari” per essere poi ricordati successivamente come “gli schiavi di Hitler” a ricordo dei quali esiste un Centro Studi.
E per capire meglio l’importanza della lotta partigiana degli abitanti del quartiere, che operavano per la liberazione di Roma intorno al Monte di Grano, basta leggere la motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Civile che è stata attribuita al Quadraro: «Centro dei più attivi e organizzati dell’antifascismo, il quartiere Quadraro fu teatro del più feroce rastrellamento da parte delle truppe naziste.
L’operazione, scattata all’alba del 17 aprile 1944 e diretta personalmente dal maggiore Kappler, si concluse con la deportazione in Germania di circa un migliaio di uomini, tra i 18 e i 60 anni, costretti a lavorare nelle fabbriche in condizioni disumane
Molti di essi vennero uccisi nei campi di sterminio, altri, fuggiti per unirsi alle formazioni partigiane, caddero in combattimento. Fulgida testimonianza di resistenza all’oppressore e ammirevole esempio di coraggio, di solidarietà e di amor patrio.»
Oggi il parco che da millenni ospita il Monte di Grano è dedicato a quelle pagine buie della storia d’Italia. Il Parco XVII Aprile ha ancora come protagonista il Mausoleo di Alessandro Severo e il Monte di Grano, quasi a voler unire la storia dell’antica Roma e la tradizione popolare legata a quella terra che solo con il sacrificio dei partigiani romani è tornata a essere libera.
Anche questa è la bellezza di Roma, nel ricordo della liberazione dell’Italia dall’occupazione nazi-fascista.