Il condottiero dell’Unità
Ogni popolo che si rispetti ha il suo condottiero, ovvero colui che lo rappresenta perché ha contribuito in maniera fondamentale alla realizzazione dell’identità di quelle persone.
Il 14 marzo del 1820 nasceva Vittorio Emanuele di Savoia, un bambino che riuscì a unificare la penisola italiana e fu riconosciuto, dagli uomini del suo tempo, il Condottiero dell’Unità, il Padre della Patria. Al di là dei giudizi storici che Vittorio Emanuele II ha riscosso e riscuote per quanto ha compiuto prima come Re di Sardegna e poi come Re d’Italia, ciò che più interessa, proprio oggi che ricorrono 162 anni dalla proclamazione dell’Unità di Italia (era il 17 marzo 1861), è poter finalmente vedere da vicino l’imponente statua equestre che lo rappresenta in Piazza Venezia a Roma, al centro del Vittoriano, in sella a un cavallo che avanza con passo solenne ed elegante.
L’unica statua non allegorica dell’intero monumento oggi chiamato anche Altare della Patria. È necessario, quindi, immergersi nella società di quel tempo, diversa da quella di oggi, e guardare questa statua con gli occhi e la mentalità di un secolo e mezzo fa. Solo così si potrà comprendere il vero significato di quanto è stato realizzato.
Vittorio Emanuele II ci è stato tramandato come un condottiero sul suo cavallo, il condottiero degli italiani che finalmente hanno trovato la loro unità
È una statua da dimensioni eccezionali. È lunga dieci metri e alta dodici metri: la giusta potenza visiva degna di un condottiero, così come quella equestre di Marco Aurelio, che si trova a poche centinaia di metri sul colle del Campidoglio.
Ma la statua di Vittorio Emanuele II, inaugurata nel 1911 in occasione del cinquantenario dell’Unità d’Italia, ha un’altra particolarità che forse nessun’altra al mondo può vantare: all’interno della pancia del cavallo venne organizzata una cena per venti persone. Si doveva festeggiare la buona riuscita dei lavori e quale miglior occasione per ritrovarsi intorno a un tavolo, proprio all’interno di quella dell’opera che si voleva festeggiare?
Ci sono foto che lo testimoniano, anche questo lo si può considerare un primato perché la fotografia era alle prime armi ed esistono pochissime testimonianze come quelle che ci sono arrivate dell’inaugurazione della statua.
Il condottiero dell’Unità d’Italia è al centro del monumento a lui dedicato: il Vittoriano, eretto poggiandosi sul colle del Campidoglio, sede e simbolo della grandezza dell’Antica Roma, creando così quel legame simbolico tra il presente e il passato. Un monumento che non è stato apprezzato da tutti perché è stato soprannominato “macchina da scrivere” o “torta nuziale”, ma che rimane sempre e comunque un punto fondamentale per la Capitale d’Italia.
Domina Piazza Venezia, uno dei punti nevralgici per la viabilità cittadina.
Per tirare su l’Altare della Patria (come è stato poi rinominato dopo la tumulazione del corpo del Milite Ignoto alla fine della Prima Guerra Mondiale) tutta l’area fu interessata dalle demolizioni dei quartieri circostanti (tra cui le torri di Paolo IV e il chiostro dell’Ara Coeli) e dallo spostamento e ricostruzione di alcuni edifici (il Palazzetto Venezia e la Chiesa di Santa Rita).
Quale miglior movimento di uomini e materiali per poter dare importanza e lustro al Condottiero?
Il Vittoriano, ovvero il monumento che celebra Vittorio Emanuele II Padre della Patria, è al centro della Città Eterna. E al centro di questo maestoso monumento, impossibile da non notare passeggiando per le strade di Roma, c’è la statua equestre che lo rappresenta. Avvicinandosi a quest’ultima, per osservarla meglio, si possono notare le quattordici città italiane che hanno maggiormente contribuito a unificare la penisola italiana.
Sono: Torino, Firenze, Napoli, Venezia, Palermo, Pisa, Amalfi, Milano, Genova, Ravenna, Bologna, Ferrara, Mantova e Urbino. Roma, invece, ha un posto d’onore. È stata raffigurata come una Dea e si trova al centro del Vittoriano. Sotto di lei è stata tumulata la salma del Milite Ignoto il 4 novembre 1921.
Una particolarità: queste città, fondamentali per esaltare il condottiero Vittorio Emanuele II, sono figure donne. Così come Roma è una Dea. Un condottiero sostenuto da figure femminili, fondamentali per la riuscita dell’unificazione d’Italia.
Una Dea che protegge un uomo, ignoto, simbolo anch’esso dell’Unità di un Popolo
Non è retorica, se si pongono questi fatti (la realizzazione del Vittoriano, la rappresentazione del Condottiero dell’Unità e la sacralizzazione del Milite Ignoto) nel loro contesto storico. Non è retorica affermare che la figura femminile, all’epoca non sempre considerata come avrebbe meritato, fosse stata valorizzata dalle emozioni che solo l’arte può regalare.
Anche questa è la bellezza di Roma.