Roma

Il cannone del Gianicolo

Anche Roma ha le sue tradizioni. E ce ne sono alcune che sono dei veri e propri riti. Una di queste è lo sparo del Cannone del Gianicolo. Perché è un momento importante della vita di un romano?

Dobbiamo ritornare indietro di qualche anno. Quando a Roma regnavano i Papi il suono delle campane segnava la giornata degli uomini: l’inizio del lavoro dei campi (all’aurora), la fine della giornata lavorativa (al tramonto) e la pausa pranzo (a mezzogiorno). I romani erano obbligati a recitare l’Angelus in questi tre momenti, la preghiera dedicata a Maria, la mamma di Gesù. Ma ogni giorno sorgeva un problema: il suono delle campane di mezzogiorno non era mai all’unisono. C’era confusione perché ci si affidava alla puntualità, o meno, dei singoli campanari. Così papa Pio IX impose che l’annuncio del mezzogiorno fosse scandito dallo sparo di un cannone posizionato sulla terrazza di Castel Sant’Angelo. Era il 1° dicembre 1847 e da qual giorno, ad eccezione di un periodo durato venti anni tra il 1939 e il 1957, i colpi di cannone rimbombano su tutta la città a mezzogiorno in punto.

C’è stato solo un cambiamento: il segnale non viene più dato da Castel Sant’Angelo (la fortezza dei Papi), ma dalla terrazza del Gianicolo (il colle simbolo della liberazione di Roma, dove si concentrò l’estrema difesa dei protagonisti dell’esperienza della Repubblica Romana nel 1849 – e di questo avremo modo di parlare nelle prossime settimane).

Assistere allo sparo del cannone non è diventato, per fortuna, un evento turistico. Parteciparvi significa, invece, vivere la città facendo in modo che le generazioni possano ancora incontrarsi in un mondo dove il tempo sembra si sia fermato.

Non si può salire sul Gianicolo giusto in tempo per otturarsi le orecchie dal frastuono che quel colpo causa. Si deve compiere un rito: passeggiare prima tra i vialetti del colle punteggiati dai busti dei patrioti che hanno unito l’Italia; assistere insieme a propri figli o nipoti allo spettacolo dei burattini che rimangono in religioso silenzio solo allo scoccare dell’ora X; gustarsi un buon caffè nei chioschi della piazza sotto l’occhio vigile e severo di un Garibaldi maestoso in sella al suo cavallo.

E poi, è necessario scendere nel piazzaletto dove sono pronti i militari dell’artiglieria dell’Esercito Italiano per accendere la miccia del cannone al grido di “Per Santa Barbara”, la loro protettrice. Perché l’emozione aumenta nel vedere uscire il fumo dalla bocca del cannone.

Lo scoppio investe tutti

Anche i nonni, che dovrebbero consolare i nipoti in lacrime per la paura del botto, hanno le guance rigate da qualche lacrima. Non credo sia per la paura, ma perché ricordano quando i loro papà li portavano proprio lì dove adesso sono con i figli dei loro figli, la generazione che deve ancora conquistare il mondo. 

I più coraggiosi si avvicinano al cannone, ovviamente dopo che gli artiglieri hanno dato loro il permesso, per farsi le foto. I telefonini servono a immortalare quei momenti che qualche decennio fa era possibile imprimere solo nella memoria. Sono proprio quei nonni che si sono trasformati in provetti fotografi.

Il “rito centenario” si è compiuto. Mentre si possono godere le scene familiari vicino al cannone, le campane delle chiese intonano un concerto che solo Roma può regalare.

 “Bei ricordi di domeniche di tanti tanti anni fa, quando tutto era bello, facile e la vita era appena iniziata”, scrive una mia amica, oggi nonna che non vive più a Roma, sotto al mio post che ha fatto vivere in diretta ai miei amici social lo scoppio del Cannone del Gianicolo.

Annamo piccolè. Te porto a vede’ i burattini”, un nonno che prende per mano il nipote e gli promette pure di comprargli un lecca-lecca. Ed io mi accodo a loro, mentre magicamente si alza un saporito odore di sugo nell’aria. È quello delle nonne rimaste a casa a preparare il pranzo della domenica.

Questa è la magia del Gianicolo. Questa è Roma.

Claudio Chiavari

Scrittore che pensa...e a volte sbaglia! Viaggiatore...anche con il pensiero! Libero di essere se stesso!

error: Condividi, non copiare!