Simone Corvino il nuovo singolo “A Beautiful Mistake”
Ddisponibile in rotazione radiofonica e in digitale “A Beautiful Mistake” (NyNa City 91 records), il nuovo singolo di Simone Corvino.
Il brano “A Beautiful Mistake” racconta una di quelle brevi storie che finiscono ancora prima di iniziare ma che lasciano una traccia indelebile in ognuno di noi. A differenza del primo singolo con sonorità rock band, il secondo mostra Simone, chitarra e voce, in tutta la sua dolcezza di songwriter. Spiega l’artista a proposito del brano: “Ed è sempre così, gli ambienti ti scelgono nello stesso modo in cui ti scelgono alcune storie che restano eterne”. Nel video di “A Beautiful Mistake” per la regia di Claudio D’Avascio, vengono mostrati ambienti che in qualche modo la vita aveva precedentemente scelto per Simone.
Ecco cosa ci ha raccontato!
Quali sono gli elementi che non possono mancare in nessun brano di Simone Corvino?
Per adesso le mie chitarre. Poi aggiungerei la ricerca, la riflessione, l’irriverenza e la vita vissuta. Oggi posso dire, suonando per strada, pur avendo la fortuna di avere un disco prodotto da una etichetta, che posso ancora scegliere dove esibirmi in piena libertà. E quindi, la libertà.
– C’è il parere di qualcuno che ti influenza particolarmente? Quello di chi?
Veramente ho sempre cercato di ascoltare i miei istinti e la mia testa ma sicuramente il parere di chi mi sta vicino è sempre influente. Penso che è molto importante chiedere pareri e aiuto nella vita e sono fortunato di avere tanti che rispetto e che mi rispettano. Tutti in qualche modo possono influenzarti, anzi, tutti possono influenzare tutti, la speranza è che sia sempre una influenza positiva e mai negativa, e soprattutto nessuno che diventi influenza particolare, sia dall’una che dall’’altra parte.
– Roma è ancora il cuore della scena musicale italiana?
È da poco che vivo a Roma, a Trastevere, ma mi sono informato e ho saputo che c’è una scena indie a Roma molto dominante. Questa notizia mi fa un grande piacere ed andrò ad approfondire. Sto suonando molto per strada, spesso scelgo di esibirmi fuori piazza San Calisto, perché c’è un energia pazzesca e la gente è veramente simpatica. Però, sulla scena romana, quella storica, posso dire che il produttore del mio disco, Antonio De Carmine principe, era legato alla storica etichetta discografica IT Dischitalia, di Vincenzo Micocci, che scopri cantautori come Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Rino Gaetano e tanti altri. Ho visto concerti, con i miei genitori, che vanno appunto da quella scuola, Francesco De Gregori, a quella più recente, come Fabrizio Moro.
– É vero che bisogna far parte di una scena musicale per emergere?
Certo, si può, ma è pur sempre una scelta. Cioè, se quella non è la tua scena, ma la chiave di accesso per il mainstream, quindi una scorciatoia per arrivare prima, può accadere, ma ripeto è una scelta dell’artista. Direi che miei miti sono stati quelli che hanno creato una propria scena musicale. Credo che queste scene nascano quando una certa magia collega più artisti in un momento che diventa poi un’epoca storica.
– Quand’è stata la prima volta che hai suonato la chitarra? E quando hai capito che era lo strumento che più di tutti ti avrebbe meglio rappresentato?
Quando Babbo Natale mi ha portò, tanti anni fa, una mini Ibanez, anche se io volevo una batteria o una Play Station. Menomale che Babbo Natale c’é! I miei primi accordi furono quelli degli AC/DC, “Back in black”, che emozione!
Ho capito, poi, che meglio mi avrebbe rappresentato quando ho scritto la mia prima canzone.