Enrico V e la battaglia di Azincourt
Enrico nasce al castello di Monmouth, il Galles, in una data che non conosciamo con assoluta precisione, sarà Enrico V.
La data della sua nascita è da individuare con ogni probabilità fra il 16 settembre 1386 ed il 9 agosto 1387. È figlio del futuro re Enrico IV e di Maria di Bohun. Quando ha undici o dodici anni, nel 1398, il padre viene esiliato per ordine di re Riccardo II, che tuttavia lo prende a benvolere e lo accoglie sotto la sua ala protettrice; l’anno successivo, in compenso, una rivolta depone Riccardo II e porta al trono proprio il padre, che indossa appunto la corona col nome di Enrico IV. Il piccolo Enrico, dal canto suo, viene nominato Principe di Galles e Duca di Lancaster.
Dimostra già dall’adolescenza spiccate doti militari, che lo portano ad appena sedici anni a comandare una rilevante parte delle forze inglesi. Nel 1403, nel corso di una battaglia contro il ribelle Henry Percy, a Shrewsbury, Enrico viene ferito al volto da una freccia e rischia seriamente la morte, ma riesce a sopravvivere anche grazie al medico reale, John Bradmore, che successivamente redigerà uno dei primi trattati di chirurgia della storia europea.
Gli anni successivi vedono Enrico occupato sempre in battaglia contro forze ribelli gallesi, ma già dal 1408, a causa della malattia del padre, inizia ad assumere via via sempre più funzioni amministrative, fino di fatto a prendere il controllo del Paese nel 1410. Il 20 marzo 1413 Enrico IV muore ed il 9 aprile successivo, a Westminster, il nostro viene incoronato re col nome di Enrico V.
Il nuovo sovrano, innanzitutto, esprime l’intenzione di regnare su una nazione unita
e scevra dalle frequenti rivolte che avevano caratterizzato gli ultimi decenni. Promuove una politica di riconciliazione, ma i suoi pur nobili tentativi vengono frustrati dalla diffusione in Inghilterra di un’eresia nota come lollarda: i lollardi, ispirati dalle teorie del teologo John Wycliffe, sostengono essenzialmente la superiorità delle scritture rispetto all’interpretazione fattane dalla Chiesa e, in generale, denunciano la corruzione ecclesiastica e ne rifiutano l’autorità precostituita. Una simile eresia è ovviamente pericolosa per Enrico in quanto, pur non attaccando direttamente lui, mette in generale in discussione l’autorità centrale e, come tale, Enrico la perseguita con la massima severità.
Un altro problema viene nel 1415 dalla ribellione dei seguaci di Edmund Mortimer, erede del vecchio sovrano Riccardo II; dico seguaci perché lo stesso Edmund, in realtà, sentendosi in colpa, denuncia i suoi fedelissimi al re, che perdona lui, ma manda a morte i seguaci. Dopo tale complotto, il re sostanzialmente non affronta altre problematiche interne e può dedicare la sua attenzione alle tematiche che più gli stanno a cuore: in politica interna Enrico, al pari di Edoardo III decenni prima, incoraggia l’utilizzo della lingua inglese ed è il primo sovrano a farne uso anche nella propria corrispondenza personale.
In politica estera, Enrico V vuole riprendere la secolare guerra contro la Francia e, nel 1415, salpa per il continente
a settembre il sovrano cattura l’importante fortezza di Harfleur, ma è il 25 ottobre che compie il suo capolavoro: nonostante il suo esercito si trovi in notevole inferiorità numerica rispetto a quello francese, che conta circa il doppio degli effettivi, Enrico coglie una clamorosa vittoria ad Agincourt, che ancora oggi è ricordata fra le più grandi vittorie inglesi della Guerra dei cent’anni.
La vittoria apre ad Enrico le porte di un’offensiva su scala ancora maggiore, anche perché la Francia è paralizzata dalla contesa fra armagnacchi e borgognoni, una vera e propria guerra civile fra fazioni politiche contrapposte: nel 1419 il re conquista Rouen e, ad agosto dello stesso anno, si presenta in forza davanti alle mura di Parigi. Dopo mesi di difficilissimi negoziati, si arriva infine al Trattato di Troyes, secondo il quale Enrico ed i suoi figli, alla morte dell’attuale re francese Carlo VI, avrebbero ereditato anche il trono gigliato. Per suggellare l’accordo, Enrico sposa Caterina di Valois, figlia del re nemico.
Enrico V è in sostanza vicinissimo all’obiettivo sognato dall’Inghilterra da secoli, vale a dire quello di unire le corone delle due Nazioni; fra l’altro la sua credibilità sullo scacchiere europeo è senza precedenti e gli vale anche un’alleanza con il Sacro Romano Imperatore Sigismondo ed un posto di rilievo nel ricomporre lo Scisma d’Occidente in seno alla Chiesa.
Negli anni successivi, tuttavia, i generali che il re lascia in Francia si dimostrano molto meno abili di lui e consentono ai francesi, che si uniscono sotto lo stendardo del futuro re Carlo VII, di riguadagnare terreno. Enrico V è dunque costretto a ripartire dopo un anno dal suo ritorno in patria; mentre è di nuovo in Francia nasce suo figlio, anche lui Enrico. Il sovrano riconquista alcuni territori andati perduti in sua assenza, ma muore a Vincennes il 31 agosto 1422, probabilmente per dissenteria o per un colpo di calore, all’età di appena 35 anni.
Pingback: Riccardo III, ultimo re York - SenzaBarcode