Cronaca

Avete sentito parlare di turismo responsabile?

Il termine turismo responsabile è certamente meno noto e utilizzato di turismo sostenibile quando in realtà è il termine responsabilità dalla quale deriva tutta la buona pratica da attuare in ogni sua declinazione.

Tutti dovrebbero trarre vantaggio dal turismo: viaggiatori, agenzie di viaggio e popolazione locale. Si basa tutto sull’aspetto più umano che ci sia: la comunità, da cui il nome di turismo comunitario (in inglese: community-based tourism). Il turismo comunitario è una forma di turismo in cui i viaggiatori trascorrono le loro vacanze nelle regioni rurali per entrare in contatto con la popolazione locale e conoscerne la vita, la cultura e le tradizioni in modo autentico.

Vengono create così nuove opportunità di reddito a livello locale, viene promossa la cultura identitaria del luogo e viene migliorata la conservazione della natura.
Tutti valori che in un modo sempre più globalizzato finiscono per perdersi se non si è particolarmente attenti al vero scopo del viaggio: l’arricchimento reciproco.

Le buone pratiche da attuare consisterebbero

  • nel rafforzare l’autogoverno dei comuni attraverso lo sviluppo del business turistico;
  • promuovere la solidarietà e il bene comune condividendo i benefici del turismo e creando posti di lavoro con condizioni di lavoro eque;
  • valorizzare l’ambiente naturale e la biodiversità; preservare e coltivare il patrimonio naturale e culturale come strategia di vita elementare; promuovere l’identità sociale attraverso la valorizzazione della cultura locale e lo scambio interculturale;
  • orientare alla qualità e sviluppo di prodotti innovativi; promuovere la qualità del servizio, la soddisfazione degli ospiti e lo sviluppo del business.

In tantissime parti del mondo, ma soprattutto nelle zone a cui sono stati inferti più danni, sono state già messe in atto politiche volte al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni, come nelle tribù dell’Amazzonia, in Ecuador e nei Caraibi.

Il turismo non deve dimenticare il suo aspetto comunitario, responsabile e volto alla sostenibilità, i tasselli sono molteplici, ma non si deve mai dimenticare la nostra misura: quella dell’uomo.

Foto di pasja1000 da Pixabay

Giulia Vinci

Giulia Vinci nasce a Roma nel 1990, dove attualmente vive e lavora come ricercatrice e responsabile eventi scientifici e di divulgazione culturale del GREAL (Geography Research and Application Laboratory) presso L’Università Europea di Roma. Collabora con numerose attività italiane e straniere, partecipando in sinergia a progetti internazionali di valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale. Ama viaggiare, la storia e…le nuove sfide!

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