Alienazione genitoriale e minori online
Cos’è l’alienazione genitoriale ma soprattutto è un fenomeno che viene riconosciuto dagli esperti di settore? Può essere causa di comportamenti online lesivi per i minori che navigano nel web?
Ultimamente si sente spesso associare questa espressione, alienazione genitoriale, a situazioni di separazione e divorzio dense di conflittualità per l’affido dei figli in cui uno dei genitori inizia a sminuire e denigrare l’altro agli occhi della prole cercando così di rovinare sempre più il rapporto esistente tra il minore e l’altra figura genitoriale. In questa sede non ci soffermeremo a parlare in modo specifico dell’argomento in quanto è un aspetto che deve essere valutato da esperti nel campo psicologico e giuridico che unitamente all’Autorità Giudiziaria – preposta alla risoluzione delle discordie – valuteranno l’esistenza o meno di questa tipologia di comportamento.
Attualmente, anche le varie tesi circa l’esistenza stessa di questa forma di denigrazione e grave capitis deminutio ad opera di uno dei genitori nei confronti dell’altro, sono molto contrastanti. Ma vediamo di cosa si tratta: secondo alcune tesi si è in presenza di alienazione genitoriale quando il minore inizia un processo di rifiuto psicologico di uno dei due genitori derivato dall’influenza negativa operata dall’altro. In gergo tecnico lo psichiatra Gardner la definisce alienazione parentale.
Secondo le sue osservazioni, il minore che finisce all’interno di una filter bubble densa di odio, disprezzo, ostilità e rabbia, volta costantemente verso un genitore finirà per rompere definitivamente i rapporti con quella figura genitoriale
Bene, ma a questo punto la domanda che sorge spontanea è la seguente: ma cosa c’entra questo fenomeno con il mondo digitale? In effetti secondo un primo ragionamento non appare ci sia un collegamento, ma in realtà secondo la correlazione che esiste tra mondo fisico e mondo virtuale, un comportamento di ostilità, disprezzo ed odio condiviso in rete da un genitore nei confronti dell’altro può portare a delle conseguenze sul minore che osserva il litigio virtuale.
Anche se ricordo che spesso i post di odio, diffamazione, ingiuria e disprezzo postati in rete sono querelabili, purtroppo, il minore che naviga in rete dovrà subire quel comportamento conflittuale anche nel mondo virtuale. Osservare gli adulti di riferimento che postano odio e disprezzo all’interno dei social media potrebbe portare il fanciullo a usare a sua volta lo spazio virtuale per sfogare la sua rabbia accendendo risse virtuali o dando vita ad azioni di messa in ridicolo o perfino a usare specifiche chat-room per esprimere disprezzo e odio verso una vittima prescelta.
Al contrario, in alcuni casi, il minorenne potrebbe trovare la rete come un’ancora di salvezza e cercare di diventare parte di un gruppo con cui sfogare tristezze e disagio fino alla possibilità di incappare in una situazione potenzialmente pericolosa da cui poi non sarà così facile uscire
Non di rado i minorenni che subiscono determinati dolori cercano all’interno dei social qualcuno capace di ascoltare ma soprattutto comprenderli senza esprimere giudizi, pareri o consigli. Purtroppo quando il litigio tra gli adulti è denso e pesante spesso si perde la capacità di osservare le conseguenze che le azioni fatte con un click possono avere sui minori che sono quasi sempre silenziosamente connessi ed attivi online.
Che lo vogliano o no, diventano i primi spettatori di tutto quello che viene postato dagli adulti soprattutto per ciò che riguarda un tentativo di alienazione genitoriale. Anche in questo caso, sarebbe opportuno che vi fosse una corretta educazione digitale volta al rispetto della privacy e della dignità del minore che dovrebbe essere preservato e tutelato dal bombardamento mediatico di scontri tra figure di riferimento importanti per uno sviluppo psicofisico armonioso.
Foto di Iván Tamás da Pixabay
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