Per quale ragione Enrico Michetti si è dimesso?
Neppure due settimane tra le stanze del Campidoglio, Enrico Michetti, che pensava – o gli hanno fatto credere – di essere l’uomo adatto a guidare Roma.
Può sembrare l’atteggiamento di quei bambini che perdono e lasciano il campo portandosi via il pallone. In questo caso, Enrico Michetti, non si è portato via molto se non le critiche aspre della coalizione che lo ha sostenuto. Si era partiti da Bertolaso, poi quello che poteva sembrare il ripiego con l’uomo giusto dalla grande esperienza nelle amministrazioni per arrivare al candidato digerito a fatica perché calato dall’alto delle meloniano pensiero.
“Resterò sempre e comunque a disposizione di Roma Capitale per quelle che sono le mie specifiche competenze e senza che ciò comporti alcuna spesa a carico delle casse comunali”. Così ha spiegato l’ex candidato sindaco Enrico Michetti.
Oggi dichiara di dedicarsi anima e corpo alla presidenza della fondazione Gazzetta Pubblica Amministrazione, ma la stessa ardente passione sembrava pervadere l’avvocato durante tutta la campagna elettorale
“La mia decisione di dimettermi dalla carica di consigliere comunale nasce dalla sempre più pressante consapevolezza dell’importanza di continuare ad assicurare in via prioritaria – nell’attuale contesto storico politico ed economico amministrativo – la formazione, l’aggiornamento e l’assistenza ad amministratori e funzionari pubblici, ambito a cui dedicherò il massimo impegno per proseguire il percorso di valorizzazione delle risorse umane della Pubblica Amministrazione.
In tal modo – anche nella qualità di Presidente della Fondazione Gazzetta Amministrativa della Repubblica Italiana – potrò continuare a offrire un contributo civico alla buona amministrazione, indubbiamente superiore rispetto a quanto potrei garantire ove assumessi il ruolo politico di consigliere di opposizione.”
Così ha scritto Enrico Michetti nella sua pagina Facebook, che a leggere sembra più una dichiarazione d’amore nei confronti della città e della sua macchina amministrativa piuttosto che un modo per sfuggire a uno scomodissimo secondo posto. Una débâcle che aveva annunciato il 19 ottobre 3 minuti dopo la mezzanotte sui social, ringraziando ovviamente i romani e i partiti che lo avevano sostenuto.
Si augurava un clima diverso, di maggiore serenità e volto alla buona amministrazione, con al centro il programma per Roma. Invece Enrico Michetti ha deciso per le dimissioni.
Chi prenderà il suo posto?
Dietro di lui, primo dei non eletti di Fratelli d’Italia, c’è Federico Rocca – qui l’intervista a Roma 2021. Enrico Michetti ha incassato solo il 40% delle preferenze al ballottaggio, il 40% del 50% scarso di romani che aveva deciso di dichiarare la propria preferenza al ballottaggio del 17 e 18 ottobre.
Certo sulla disaffezione alle urne bisognerebbe aprire un sano e leale dibattito che possa portare a un rinnovo del sistema elettorale che chiaramente ha dei problemi.
Le reazioni alle dimissioni di Enrico Michetti non hanno tardato ad arrivare.
“Apprendo dalle agenzie di stampa che Enrico Michetti, già candidato a sindaco di Roma della coalizione di centro-destra nella capitale, avrebbe deciso di non svolgere il suo incarico di consigliere comunale di opposizione. Nessuna notizia è stata data e partiti che l’hanno lealmente sostenuto. È una decisione che ci sorprende che francamente non ci pare rispettosa degli elettori delle forze politiche che gli sono state accanto, superando, il nome della realtà, alcune opinioni che l’esito elettorale ha confermato…”. Così in una nota Maurizio Gasparri commissario Romano di Forza Italia.
Poco dopo anche le dichiarazioni di Fabrizio Santori, eletto al consiglio comunale nelle file della Lega. “È stato imposto alla coalizione nonostante tutto lo abbiamo difeso e sostenuto e lealmente per il bene del Popolo del centrodestra. Matteo Salvini si è speso per Michetti in ogni angolo della città come se fosse un candidato scelto della Lega e non ci aspettavamo che potesse lasciare così maldestramente un popolo che lo ha sostenuto con affetto, stima e simpatia.
La nota di Santori continua parlando di Giorgia Meloni che “negli ultimi cinque anni rimanendo nel consiglio comunale ha onorato la sua candidatura a sindaco”.
Probabilmente la reazione più dura e il commento più tagliente è quello di Fabio Rampelli vice presidente della Camera dei deputati, ovviamente in Fratelli d’Italia
” … Se mi avesse richiesto un parere avrebbe dichiarato l’inopportunità di tale scelta è il danno che ci sarebbe arrecato alla credibilità dell’intera coalizione… Michetti è stato scelto anche per le sue storiche battaglie sociali, di opposizione a Raggi, Conte e Zingaretti fatte attraverso i microfoni di Radio Radio, emittente Romana d’assalto “.
È però spontaneo chiedersi se era meglio mantenere lo scranno di consigliere comunale collezionando magari lo 80% di assenze ai consigli o dare le dimissioni al primo momento utile.
Carlo Calenda? Si dimette oppure no
Per ora pare che le dimissioni per Carlo Calenda siano solo rimandate. Sempre da Facebook, ormai agenzia di stampa preferita dai politici, la dichiarazione di poche ore fa. “Le cariche di Parlamentare Europeo e Consigliere Comunale sono cumulabili, così come le rispettive retribuzioni. Potrei tenerle entrambe guadagnando di più. Rinuncerò invece dopo qualche mese (per verificare la formazione della Giunta e il programma) per far entrare un ragazzo molto capace che ha coordinato il nostro programma su Roma. Lo faccio per serietà non per convenienza (che come spiegato non c’è).
Aggiungo che di tutto ciò avevo informato gli elettori prima del voto. Purtroppo i giornalisti, che sempre predicano la serietà dei comportamenti dei politici, non riescono ad esserlo quando devono documentarsi.”
In definitiva il 4 novembre alle 14:30 sapremo chi sono effettivamente i consiglieri comunali. All’ordine del giorno, tra le altre cose, ci sono il giuramento del Sindaco, la comunicazione dei componenti della Giunta Capitolina e l’elezione del Presidente dell’Assemblea, dei due Vice Presidenti e dei due Consiglieri segretari.
Pingback: In Aula Giulio Cesare per l'avvio della Giunta Gualtieri - SenzaBarcode