Funziona ancora il Made in Italy? III° marchio al mondo
L’espressione Made in Italy è nata negli anni ’80 e questa certificazione è stata parificata ad un marchio vero e proprio e per notorietà, attualmente, è il terzo riconosciuto a livello globale.
Partiamo da un appunto: i prodotti del Made in Italy funzionano nel mondo poiché l’Italia stessa ha un potenziale – diciamocelo – di creatività, ingegno ed impegno che supera altre nazioni su più di un aspetto. La fascia alta dei turisti, detto high spender, non vede l’ora di comprare un capo, un oggetto di arredo, un qualunque souvenir con scritto Made in Italy.
Basti considerare che nei centri commerciali
di Pechino o Kuala Lumpur per renderci conto che la metà dei negozi sono brand italiani e che, oltre al prodotto, veicolano un immaginario di italianità (alle volte nemmeno così giusto), ma questo è chiaramente un segnale che dovrebbe farci capire come attrarre maggiormente tutti i turisti.
Il nostro brand viene associato a bellezza, tradizione, eleganza e qualità ma non emerge solo questo, poiché ogni paese ha la propria visione del Made in Italy per citarne qualcuno: i turisti statunitensi lo associano al cibo, i russi lo associano in maniera predominante alle scarpe, i tedeschi al design… e potremmo continuare all’infinito.
Ma qual è il motivo per cui in Italia non sembrerebbe così richiesto?
Alcuni operatori non collaborano alla giusta promozione delle eccellenze territoriali e quindi vengono date per scontate mentre, con un brand del genere, potrebbe essere solo un vantaggio ed una delle tante soluzioni alla crisi economica che ci sta colpendo.
Se riusciremmo a ripartire con un turismo di qualità proponendo l’arte di vivere all’italiana potremmo cogliere l’opportunità – se così si può dire – di valorizzare con consapevolezza la grande e unica risorsa della quale disponiamo e della quale possiamo essere orgogliosi: il nostro paese.
Ascolta la puntata