Cronaca

Vaccino ai bambini. Esiste per loro un rischio Covid?

Proviamo a fare chiarezza sull’opportunità del vaccino ai bambini. Non vi sono dubbi su come la vaccinazione in età pediatrica sarà l’indispensabile completamento della campagna vaccinale.

Valutare il vaccino ai bambini, prima che “bambini sì” e “bambini no” diventino due partiti come sempre più frequentemente sta accadendo nel dibattito pubblico globale. Grazie al contributo sul quotidiano online Sanità Informazione di Guido Rasi, ex Direttore Esecutivo dell’EMA e Direttore Scientifico Consulcesi.

Se riuscissimo ad avere un approccio senza pregiudizi, cercando informazioni fattuali per giungere ad una decisione razionale, probabilmente inizieremmo ponendoci le seguenti domande: esiste un rischio Covid per i bambini? Il rischio del vaccino sarebbe superiore al rischio del Covid-19? I bambini inoltre crescono ed evolvono velocemente, quindi: questo rischio è differente nelle varie fasce d’età attualmente in studio, ovvero da 6 mesi a 2 anni, da 2 a 5 anni, e da 5 a 11 anni? Ed infine: i bambini costituiscono un pericolo di infezione per il resto della popolazione?

Le prime allarmanti segnalazioni di una crescita di infezione tra i bambini sono arrivate all’inizio dell’estate dagli Stati Uniti, prevalentemente nella fascia 5-11anni. Il numero delle infezioni pediatriche ha progressivamente superato quello della popolazione sopra i 65 anni, oramai sufficientemente vaccinata. Purtroppo all’aumento delle infezioni è corrisposto un rapido aumento delle ospedalizzazioni e dei decessi, triplicato rispetto al picco invernale, anche nei bambini senza concomitati patologie note.

Vaccino ai bambini italiani

In Italia la situazione sta seguendo la stessa evoluzione anche se su una scala ridotta, forse dovuta alla minor circolazione del virus ed ai migliori risultati della campagna vaccinale. Tuttavia, l’allarme è suonato anche qui. Nel periodo 13-26 settembre 2021, nella popolazione 0-19 anni l’ISS riporta 13.352 nuovi casi con 125 ospedalizzati, inclusa la terapia intensiva, ed un decesso. Inoltre i 35 decessi totali fino ad oggi riportati in età pediatrica mostrano una sostanziale omogeneità per fasce d’età.

Complessivamente vi è ormai sufficiente evidenza in letteratura che Covid-19 in età pediatrica presenti le stesse manifestazioni cliniche dell’adulto, incluso il long Covid e la “sindrome infiammatoria multi-organo” (MIS).

La copertura necessaria

Riguardo al rapporto beneficio-rischio del vaccino ai bambini naturalmente si dovranno aspettare i risultati degli studi attualmente in corso, limitatati alle fasce 6 mesi-2 anni e 5-11 anni. Per quanto riguarda la fascia sotto i 6 mesi la Società Italiana di Pediatria si è già espressa favorevolmente in linea teorica, ma in assenza di studi clinici l’unica alternativa possibile è quella di vaccinare la mamma, approccio già dimostratosi efficace e sicuro. Queste osservazioni sarebbero di per sé sufficienti a decidere di vaccinare tutti i bambini sotto i 12 anni. Bisognerà quindi solo aspettare il responso dell’EMA per verificare il rapporto beneficio/rischio e la disponibilità del vaccino in dose pediatrica.

Tuttavia è importante ed etico essere consapevoli che una popolazione pediatrica non immunizzata costituirebbe sia un pericolo per il resto della popolazione sia un’occasione d’oro  per il virus di circolare e favorire l’insorgenza di nuove varianti. Sappiamo infatti che solo una copertura di circa l’85% della popolazione ci garantirebbe il ritorno alla vita (quasi) normale. Abbiamo anche imparato che questo 85% deve essere omogeneo per fasce di popolazione e per territorio.

La confusione sul vaccino ai bambini

Cosa ha creato tanta confusione rispetto alle vaccinazioni nei bambini? Risponde sul quotidiano online Sanità Informazione di Guido Rasi, ex Direttore Esecutivo dell’EMA e Direttore Scientifico Consulcesi. Come al solito è mancata una posizione chiara delle istituzioni di sanità pubblica a livello nazionale ed a livello internazionale non hanno aiutato le divergenti opinioni di differenti istituzioni pubbliche, vedi il caso della Germania, che ha cambiato opinione più volte per convenire infine sull’opportunità di vaccinare i bambini. In questa situazione le posizioni favorevoli, nette e ben spiegate, delle società scientifiche di pediatria e neonatologie non sono state udite. Non hanno certo contribuito gli annunci precoci e trionfalistici delle case farmaceutiche, fatti ad uso degli investitori, creando solo false aspettative sui reali tempi di disponibilità dei loro prodotti e fornendo argomenti a chi già ritiene i vaccini unicamente un business.

In conclusione non vi sono quindi dubbi su come la vaccinazione in età pediatrica sarà l’indispensabile completamento della campagna vaccinale. Proteggerà direttamente adulti e bambini. In attesa della disponibilità dei vaccini, sarà utile preparare sia la popolazione, con una comunicazione istituzionale chiara circa le motivazioni della scelta e dei benefici, sia gli operatori sanitari ed i pediatri con una capillare formazione specifica, pronti al dialogo con i genitori. Riguardo l’organizzazione non ci aspettiamo problemi particolari, considerata l’efficienza raggiunta della macchina vaccinale, pur tenendo conto che la somministrazione del vaccino in età pediatrica richiederà qualche aggiustamento.

Foto di mohamed Hassan da Pixabay

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