George H.W. Bush e la Guerra del Golfo
George Helbert Walker Bush nasce a Milton, Massachusetts, il 12 giugno 1924, secondogenito di Prescott Bush e Dorothy Walker.
Proveniente da famiglia agiata, il piccolo George H.W. Bush trascorre un’infanzia felice e priva di problemi economici, frequentando le migliori scuole ed università. Subito dopo il suo diciottesimo compleanno ed il diploma, George si arruola nell’esercito come aviatore della Marina, divenendo uno dei più giovani cadetti in assoluto e partecipando a diverse missioni
Dopo la guerra si iscrive a Yale, dove si conferma ottimo studente e non solo, riuscendo a laurearsi in soli due anni e mezzo. Dopo la laurea, che consegue in materie economiche, si sposta in Texas e si butta negli affari, in particolare nel ramo petrolifero, dove peraltro ha successo. Bush si avvicina alla politica attiva negli anni ’60, ricoprendo numerosi ruoli di prestigio benché subisca diverse sconfitte elettorali: nel 1980 ad esempio, viene battuto da Reagan alle primarie del Partito Repubblicano, anche se gli viene offerta la carica di Vice.
Nel 1988, però, alla scadenza del secondo mandato di Reagan
Bush sfida il Democratico Michael Dukakis, ex Governatore del Massachusetts, per lo scranno più alto di Washington. Bush impronta la sua campagna elettorale sull’orgoglio patriottico, sulla fede religiosa, sul favore per la pena capitale ed il possesso di armi, nonché su un punto che gli costerà molto caro più avanti: il nostro infatti, in un discorso rimasto celebre, dichiara testualmente: “read my lips, no new taxes”, ovvero leggete le mie labbra, niente nuove tasse. Grazie alla sua lunga esperienza e non solo, infine, Bush finalmente trionfa e giura come Presidente il 20 gennaio 1989.
La Presidenza di Bush senior è fortemente incentrata sulla politica estera: innanzitutto, pochi mesi dopo la sua elezione, l’Unione Sovietica, il grande nemico americano e non solo di quarant’anni di storia crolla sotto il peso della sua economia ormai a pezzi e delle istanze indipendentiste: Bsh gestisce questo momento storico con moderazione e sigla anche un trattato con Gorbacev per la riduzione dei rispettivi arsenali nucleari. Nel maggio 1989, gli USA invadono Panama, governata da Manuel Noriega, che aveva annullato il risultato di libere elezioni, catturando il dittatore che successivamente viene condannato a quarat’anni di reclusione per traffico di droga.
La più celebre questione di politica estera per cui Bush viene ricordato, tuttavia, è certamente legata all’Iraq: il 2 agosto del 1989, l’Iraq di Saddam Hussein invade con 100.000 uomini il piccolo emirato del Kuwait, posto al confine meridionale del Paese, sconfiggendolo in circa quattro ore di combattimenti. Le reazioni internazionali all’invasione, che culmina con l’annessione del Kuwait all’Iraq, sono rapide e decise: viene costituita una grande coalizione internazionale che, dopo la scadenza di un ultimatum, il 17 gennaio 1991 dà il via ad una imponente campagna di bombardamenti aerei contro Baghdad: ha inizio la Guerra del Golfo.
Il 28 febbraio, dopo quattro giorni di combattimenti di terra
Bush annuncia la fine delle ostilità, la liberazione del Kuwait e la fine della Guerra del Golfo. Saddam Hussein, come sappiamo, rimane al potere, ma il suo sogno di trasformare l’Iraq in una grande potenza termina per sempre. Alla fine di questo conflitto, Bush nei sondaggi ha un tasso di approvazione dell’89%, il più elevato mai fatto registrare da un Presidente americano nell’era dei sondaggi.
Tuttavia, se in politica estera il nostro giganteggia, in politica interna le difficoltà sono sensibilmente maggiori: gli effetti positivi delle politiche economiche di Reagan vanno infatti esaurendosi, il deficit aumenta in modo notevole ed anche il tasso di occupazione ritorna a salire in modo importante nel 1991; benché tenti inizialmente di non farlo, avendolo giurato e spergiurato in campagna elettorale, Bush è infine costretto ad aumentare le tasse, circostanza che gli viene ferocemente contestata e che, di fatto, oscura i suoi successi in politica estera.
Nel 1992, benché inizialmente la sua rielezione sembri assicurata, Bush subisce una importante sconfitta elettorale ad opera del rivale Democratico, l’ex Governatore dell’Arkansas Bill Clinton. Negli anni successivi Bush rimane una figura rispettata nel Partito, ma mantiene un basso profilo, supportando la carriera politica dei figli senza però apparire eccessivamente.
Nel tempo sviluppa purtroppo una debilitante forma di morbo di Parkinson che, però, non gli impedisce di vivere ancora a lungo, fino a spegnersi nella sua casa di Houston il 30 novembre 2018 all’età di 94 anni.
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