Helen Keller, basta una persona che creda in te
Helen Keller fu una delle prime persone sordo-cieche a laurearsi, simbolo di indipendenza e forza, a lei sono dedicati premi e riconoscimenti.
Chi era Helen Keller? Helen nasce nel 1880 in Alabama e a soli 19 mesi a causa di un’infezione, probabilmente una meningite, rimane sordo muta e cieca. Cresciuta come una selvaggia, i genitori cercavano di capire i mugulii che emetteva e la accontentavano in tutto.
Solo l’arrivo di Anna Sullivan, istitutrice poco più che ventenne anch’essa ipovedente, riuscì a far uscire tutte le sue potenzialità aiutandola a sillabare sulle mani, a dare significato a ciò che toccava e ha farle utilizzare dei sussidiari con le lettere in rilievo.
La prima frase che riuscì ad articolare fu It’s warm è caldoe da li capì, come scrisse anni dopo in uno dei suoi innumerevoli libri, che le cose migliori non possono essere viste né udite ma sentite col cuore.
Conobbe le più importanti personalità del suo tempo tra cui Winston Churchill, Alexander Bell e Albert Einstein.Divenne attivista per i diritti delle persone sordo cieche e poi in nerale per le persone disabili. Fu attiva in politica ed in società.Il suo nome ha fatto storia e le sono state intitolate scuole, università, biblioteche e premi. La sua storia ha ispirato il film vincitore di premi oscar Anna dei Miracoli .
Helen Keller visse in un periodo storico dove le donne avevano poche diritti tantomeno le persone disabili. Farsi ascoltare, avere un peso politico e sociale come quello che ebbe lei non era assolutamente scontato
La sua vita e il suo esempio sono l’emblema dell’importanza del raggiungimento del benessere nella vita di ognuno perché questo porta alla considerazione di ogni individuo come risorsa.
La Keller, prima dell’arrivo dell’istitutrice Sullivan, aveva spesso attacchi di ira e malessere. Imparare a studiare a capire il mondo intorno a lei a riconoscere attraverso il tatto e il profumo le cose, l’ha portata ad una consapevolezza di ciò che la rendeva felice e di ciò che avrebbe voluto fare. Inseguire i suoi desideri e poi seguire le sue possibilità le hanno aperto innumerevoli porte che non sono state certamente facili da attraversare, anzi spesso ostacolate, ma certamente l’hanno portata ad essere quell’enorme esempio che oggi tutto il mondo moderno le riconosce.
Quando Helen diventa consapevole del mondo intorno a sé e di ciò che vuole comincia a crescere in lei la necessità di raccontarsi e di autorappresentarsi oltrepassando le descrizione che gli altri (medici o istitutori )facevano di lei. Per questo motivo ogni persona disabile, con le proprie caratteristiche e peculiarità dovrebbe raccontarsi e descriversi per aiutare chi, per professione, ha il compito di descrivere le disabilità. Solo in un dibattito plurale si può raggiungere la verità.
Ancora oggi spesso assistiamo a gruppi di lavoro, tavole rotonde, consigli comunali o regionali dove si discute di disabilità senza persone disabili al tavolo. Vi rendete conto che questo non è politicamente corretto
La persona disabile non è un bambino che non può accostarsi a certi discorsi poiché ancor ingenuo per poterne cogliere appieno tutti gli aspetti. La persona disabile, oggi più che mai, ha diritto di esporre la propria versione e le proprie idee esattamente come qualunque altra persona.
A distanza di cinquant’anni dalla morte di Helen keller c’è ancora molto da fare su queste tematiche ma il suo esempio spero sia di sprone a chi pensa di seguire una vita come attivista.