Turismo Lgbtq+, discriminazione e green pass
Interviene a Disputandum il presidente di AITGL, l’Ente Italiano Turismo Lgbtq+, Alessio Virgili. Nel mondo Lgbtq+ il 90% è favorevole al green pass.
Non è l’utilità del green pass in discussione, Alessio Virgili ci spiega infatti che è assolutamente favorevole all’uso della carta verde. Anche il 90% delle persone del turismo Lgbtq+ ritiene impoprtante l’uso di questo strumento. Allora dove sta il problema? Nella solita leggerezza con la quale in Italia si fano le cose, probabilmente.
Scannerizzando il QR code del green pass, oltre alla validità della certificazione e alla data di fine vaccinazione si leggono i dati privati della persona. Quando poi si abbina anche il documento d’identità, da esibre insieme al certificato, abbiamo costretto a un coming out forzato tutti. Anche coloro che non avevano, più che legittimamente, dichiarato apertamente la loro sessualità.
“… Sicuramente fondamentale mantenere lo strumento, però cercando in qualche modo di renderlo il più possibile anonimo. Non vedo altre strade perché non accada questo impasse soprattutto per le persone trans”
Quando ho intervistato Ivana Jelinic – Fiavet, Alessandra Albarelli – Federcongressi e Alessandro Pollak – UNOE, sull’andamento del comparto turistico, è emerso che gli operatori, per primi, sono favorevoli a green pass e vaccino: perchè si vuole tornare a lavorare.
Spiega Alessio Virgili. Questo sarebbe di facile applicazione se l’Italia non fose quello “straordinario” Paese in cui c’è una vera compravendita di green pass fasulli o scambiati tra persone. Gente disposta a spendere tra i 150 e 500 euro per ottenere il QR code per andare in pizzeria. Il fatto di ammalarsi, gravemente senza il vaccino, trasmettere il virus con pericolose varianti e magari finire in terapia intensiva quanto sta al mercato nero?
Il presidente di AITGL continua “da una ricerca fatta dall’Associazione internazionale del turismo lgbtq+ emerge proprio che il 90% della comunità è favorevole a strumenti tipo il green pass per accedere a destinazioni turistiche piuttosto che a locali… Si richiede però una certa attenzione e sensibilità, nel cercare un modo per non divulgare il proprio orientamento sessuale.”
Sui dati del turismo, in riferimento a quanto dichiarato dal Ministro Garavaglia che, entusiasticamente, parlava di numeri simili a quelli del 2019, Alessio Virgili non si trova d’accordo. Dalla mancanza quasi totale degli stranieri, quelli del big money, al clamoroso ritardo con cui è partita la stagione 2021. “C’è la voglia di tornare velocemente alla normalità e di tornare a viaggiare. Una delle attività che è sempre emersa tra le più diffuse nella comunità lgbt è il viaggio. Molto spesso si dice che sono dei big spender, ma la cosa che invece amo di più evidenziare non è tanto quanto spendono per viaggiare, ma quanto viaggiano.
Secondo le statistiche del turismo Lgbtq+, le persone effettuano circa 3-4 viaggi l’anno, soggiornando almeno per una decina di giorni. “Per cui sono anche dei frequent traveller, questa è la cosa caratterizza secondo me di più rispetto al fatto di quanto poi vanno a spendere … C’è la voglia di tornare alla normalità e devo dire che la stragrande maggioranza ha preso bene il fatto del vaccino. Molte associazioni lgbt impegnate nei diritti si sono spese proprio per le campagne di sensibilizzazione. Quindi c’è una presa di posizione forte da parte della comunità Lgbt” conclude Virgili.