La luce di Roma. Un film di Guido Talarico
Un racconto propositivo per immagini sul futuro di un città fuori dai cliché che urla la sua bellezza e mostra le sue ferite. La luce di Roma, un film di Guido Talarico, con la partecipazione di Aurora Talarico.
Un docufilm che rivela come la Capitale può ritrovare se stessa attraverso l’arte e i suoi artisti. Nasce da un’idea di Guido Talarico, che ne è anche regista e produttore, La luce di Roma, un’opera che vuole dare una risposta a questa necessità di dover ripensare il futuro delle grandi metropoli, a partire dalla Città Eterna, il cui fascino millenario rimane immutato ma il cui decadimento deriva da lontane responsabilità.
Ad offrire un punto di vista per una nuova prospettiva sono gli artisti che interpretano il film: una lunga sfilza di firme prestigiose che hanno impresso il loro segno nella storia delle città e che, in epoca di pandemia, hanno vissuto l’alienazione in ogni forma della cultura. Riscoprire il presente con un occhio critico e creativo al futuro proprio facendo parlare gli artisti che vivono e lavorano nella capitale, coinvolgerli per chiedere al loro talento di indicare percorsi nuovi, orizzonti fin qui mai indicati per far rinascere Roma.
È l’obiettivo di La luce di Roma che si avvale della fotografia di un filmmaker specializzato nelle incursioni d’arte, Francesco Talarico, e che verrà presentato in anteprima giovedì 8 luglio alle ore 21:30 nel nuovissimo Floating Theatre sul laghetto dell’EUR, a Roma
II racconti di Andreco, Gianni Dessi, Piero Pizzi Cannella, Oliviero Rainaldi, Dirk Vogel, Ra di Martino, Marco Tirelli, Pietro Ruffo, Silvia Giambrone, Cesare Pietroiusti, Veronica Montanino, Matteo Basilè, Gian Maria Tosatti e Roberta Coni sono stati scelti per narrare una Roma diversa, aiutandone a coglierne la grandezza, a riscoprire attraverso i dettagli la sua maestosità, ma anche a indicare un percorso di rinascita.
“Roma è una delle città più belle al mondo – dichiara Guido Talarico – ma negli ultimi anni sta vivendo una crisi profonda che la sconquassa, minandone perfino l’identità. La crisi economica, morale, etica e sociale che l’ha colpita è stata così dura da cambiarne il percepito e in qualche modo il destino. La città eterna, che film come “La dolce vita” o “La grande bellezza” hanno consacrato e storicizzato come simbolo dell’epicureismo contemporaneo, sta vivendo una fase di depressivo decadimento dalla quale sembra non riuscire ad emergere. Al tema della responsabilità, che è certamente primario, se ne aggiunge un secondo di pari importanza che è quello della visione, della prospettiva.
La chiave più importante è proprio questa analisi, ma soprattutto proposta, volontà di riscatto
Abbiamo così pensato di chiedere agli artisti un lavoro d’introspezione e di proiezione, domandando loro di usare la propria arte per offrire ad occhi comuni un’analisi della realtà autentica, che sappia guardare in profondità alle ragioni della decadenza e, al contempo, possano offrire una visione originale per una palingenesi delle nostre città.”
Partendo da quei luoghi mistici e riservati che sono gli atelier, dove il grande pubblico di solito non entra, e percorrendo in esterni alcuni dei luoghi di culto della cultura romana – dal Maxxi a Villa Medici, dall’Auditorium a Villa Pamphili – “La luce di Roma” dà voce diretta, senza un io narrante, ad una narrazione inconsueta, critica, libera, originale degli stessi artisti, verso un visionario immaginifico che è la stessa interpretazione della propria opera, della vita e quindi della città, riletta in chiave inedita che fa emergere strade e percorsi non ancora percepiti.
“Ma non si tratta di un monologo dall’alto – continua Talarico – anzi, come dicono i manager, è un racconto “top-down” impostato per aprire spazi a riflessioni che coinvolgano lo spettatore e lo conducano all’impegno e alla responsabilità civica, per una ripresa di passione politica e di interesse nei confronti della gestione della cosa pubblica. Il tutto naturalmente visto dal punto dell’arte e del talento contemporaneo.”