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Andrew Jackson, il primo democratico

Andrew Jackson nasce il 15 marzo 1767 a Waxhaw, curiosamente non in Virginia ma in North Carolina, da una famiglia di immigrati irlandesi.

Orfano di padre, Andrew Jackson, viene istruito dalla madre, che muore però a sa volta quando lui è adolescente. Dopo aver servito come volontario nella Guerra d’Indipendenza, svolge diversi mestieri e, nei ritagli di tempi, si dedica alla sua vera passione, la legge. Diventa procuratore di Nashville nel 1791 e sposa nel 1794 Rachel Donelson.

Sotto la Presidenza Washington, Jackson diviene deputato del Parlamento del Tennessee e, nel 1797, Giudice della locale Corte Suprema. Nel 1804 tuttavia dà le dimissioni e si guadagna il posto di comandante della milizia locale. Nel 1812, allo scoppio della nuova guerra contro l’Inghilterra, Jackson viene nominato Generale ed è capo dell’esercito che sconfigge gli inglesi a New Orleans, divenendo un eroe nazionale. In seguito conduce con successo la campagna contro gli Indiani Seminole in Florida.

Dopo una prima sconfitta elettorale nel 1824, nel 1828 Jackson trionfa da candidato del Partito Democratico ed è il primo Presidente espressione del popolo e non dell’aristocrazia terriera

Tenendo fede al proprio programma, si adopera inoltre da subito per una progressiva democratizzazione della politica statunitense, eliminando diverse restrizioni al voto, rendendo diverse cariche pubbliche elettive e, in particolare, sottraendo la nomina dei dirigenti partitici ai gruppi ed affidandola ad organismi democraticamente eletti. Durante il suo primo mandato, inoltre, sorgono le prime associazioni sindacali della storia degli Stati Uniti e si ha una grande lotta alla corruzione delle classi dirigenti; rientra in questo contesto anche l’ideazione, da parte di Jackson, della pratica che verrà poi definita spoils system, vale a dire il ricambio delle principali cariche amministrative dello Stato all’insediamento di una nuova amministrazione. Ancora, Andrew Jackson combatte quello che reputa essere l’eccessivo potere della Seconda Banca Nazionale Americana, riuscendo ad impedire il rinnovo del mandato ventennale. Infine, si oppone anche con la forza ad una possibile secessione della South Carolina, motivata da una legge federale sui dazi.

Naturalmente Andrew Jackson si rende protagonista anche di atti meno nobili: il 23 marzo 1830 ad esempio firma l’Indian Removal Act, un provvedimento che legittima l’esproprio delle terre degli Indiani Cherokee ad opera dello Stato della Georgia e deporta letteralmente la loro popolazione verso ovest, verso terre ancora non facenti parte degli Stati Uniti.

Nel 1832 Jackson viene confermato per un secondo mandato ed in quest’ultimo si dedica maggiormente agli aspetti economici della politica, con fortune alterne

nel 1833 emana una legge sui dazi che, se da un lato consente alla Nazione di ridurre il debito pubblico, dall’altro la rende fortemente dipendente dalle accise. Nel 1836 invece, nel tentativo di ridurre la forte speculazione sulle terre coltivabili, Jackson ed il suo Segretario del Tesoro, Levi Woodbury, emanano la cosiddetta Circolare sulla moneta, ordinando che dal 15 agosto 1836 il Tesoro accetti solo monete in oro o argento come pagamenti per le terre dello Stato, rifiutando la cartamoneta e altri titoli di credito.

Molte banche minori non hanno sufficienti monete per ripagare il valore delle banconote, il che causa un crollo dei prezzi dei terreni, un sempre maggior ricorso a certificati e cambiali e, in generale, una crisi economica che esploderà con violenza nel 1837, sotto la Presidenza di Martin Van Buren. Va detto per onestà che parecchi storici incolpano della crisi, più che Jackson, proprio le banche, la situazione economica internazionale e l’inflazione già galoppante negli Stati Uniti.

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Nel 1835, peraltro, Andrew Jackson era divenuto il primo Presidente a subire un tentativo (fallito) di assassinio ad opera di tale Richard Lawrence, disoccupato che incolpava proprio il Presidente per la perdita del lavoro. Curiosamente, fra coloro che immobilizzano l’attentatore vi è Davy Crockett, avventuriero che diventerà particolarmente famoso per essere uno degli sfortunati partecipanti all’assedio di Alamo.

Dopo la scadenza del secondo mandato

coronato dall’annessione di Arkansas e Michigan, Jackson si ritira a vita privata, lasciando peraltro l’opinione pubblica estremamente soddisfatta del suo operato, tanto che le successive elezioni vengono vinte appunto da Van Buren, un suo fedelissimo. Jackson muore infine all’età di 78 anni l’8 giugno del 1845 nella sua tenuta di Nashville.

Ascolta Andrew Jackson, homo novus alla presidenza

Andrea Barricelli

Andrea Barricelli è nato nel 1990 a Roma, dove vive e lavora come avvocato. Appassionato di storia e letteratura, gestisce dal 2020 un podcast dedicato alla prima sulla Webradio SenzaBarcode. Per quanto riguarda la seconda, invece, ha pubblicato un'irriverente parodia dell'Iliade, denominata “Troiade”, con Rupe Mutevole Edizioni, nonché “Dominio e Ribellione” e “Equilibrio e Cambiamento”, editi da CTL Editore nella collana editoriale SenzaBarcode.

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