Arte e Cultura

James Monroe e l’omonima dottrina

James Monroe nasce il 24 aprile 1758 a Monroe Hall, in Virginia, da una famiglia di proprietari terrieri.

Vive un’infanzia tranquilla ed agiata e si rivela un bravo studente, benché nel 1776, ad appena diciotto anni di età, abbandoni momentaneamente gli studi per arruolarsi nell’esercito continentale. Anche sotto le armi il giovane James Monroe mostra le sue qualità, raggiungendo alla fine del conflitto il grado di tenente colonnello. Nel 1780, terminato il conflitto, Thomas Jefferson lo prende sotto la sua ala protettrice e lo guida negli studi di giurisprudenza, che il nostro frequenta con profitto. 

Nel 1782 Monroe viene eletto nel Parlamento della Virginia, mentre l’anno successivo diventa deputato del Congresso continentale. Si rifiuta tuttavia di partecipare alla Convenzione di Filadelfia per la redazione della Costituzione, ritenendo che i progetti presentati tendano ad accentrare eccessivamente il potere nelle mani del Governo federale, sacrificando così l’autonomia dei singoli Stati. Non a caso vota contro l’approvazione della Costituzione, anche se poi grazie a tale carta viene eletto Senatore, ruolo che ricopre fino al 1794. Nel frattempo, nel 1786, era convolato a nozze con Elizabeth Kortright, che gli darà tre figli.

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Nel maggio del 1794 Monroe viene nominato ambasciatore statunitense in Francia, in un momento molto delicato per la Repubblica transalpina dovuto alla recentissima esecuzione di Robespierre

il neo ambasciatore si rivela ovviamente abile, anche se parecchi lo rimproverano per l’atteggiamento fin troppo filofrancese. Tornato in patria, nel 1799 viene eletto Governatore della Virginia e nel 1803, scaduto anche tale incarico, viene inviato dal Presidente Jefferson nuovamente in Francia per negoziare l’acquisto della Louisiana francese, assieme al Segretario di Stato James Madison. Nel 1812, sotto la prima Presidenza Madison, scoppia una nuova guerra con l’Inghilterra e Monroe, che ricopre già il ruolo di Segretario di Stato, assume anche il Dicastero della Guerra, rivelandosi abile nel galvanizzare l’opinione pubblica e nel garantire i rifornimenti alle truppe. Una volta terminato il conflitto e scaduto il secondo mandato di Madison, nel 1816 Monroe viene candidato alla Presidenza dal Partito Democratico-Repubblicano contro il candidato Federalista Rufus King, che riesce a sconfiggere divenendo così il quinto Presidente degli Stati Uniti d’America. 

James Monroe, anche grazie ad un Partito Federalista in crisi, eredita un Congresso sostanzialmente unito e si rivela abile nel mantenere viva tale concordia, anche grazie ad alcuni successi conseguiti durante il suo mandato: nel 1818 stipula un trattato con l’Inghilterra che riconosce nel 49° parallelo la linea di confine fra Canada e Stati Uniti; nello stesso anno affida al generale Andrew Jackson, futuro Presidente, l’incarico di muovere guerra agli indiani Seminole, stanziati in Florida. Il generale assolve al suo compito e conquista buona parte dello Stato, tecnicamente sotto controllo spagnolo, scatenando ovviamente un grave incidente diplomatico: Monroe però gestisce bene il tutto stipulando un trattato che prevede la cessione della Florida agli Stati Uniti e la rinuncia, da parte di questi, ad ogni mira sul Texas, allora sempre sotto controllo iberico. 

Oltre a ciò, James Monroe annette alla Nazione anche gli Stati dell’Illinois e dell’Alabama e

nel 1820, firma con lo Stato del Missouri il cosiddetto Compromesso del Missouri, su idea del deputato Henry Clay: tale trattato vede il Missouri entrare a far parte della Nazione e mantenere la schiavitù; in compenso, si stabilisce che qualunque stato posto a Nord del confine meridionale del Missouri e che dovesse entrare a far parte degli Stati Uniti non dovrà praticare la schiavitù. Per bilanciare l’ingresso del Missouri schiavista, nello stesso anno viene ammesso anche il Maine abolizionista.

Forte dei successi conseguiti, nel 1820 Monroe viene eletto per un secondo mandato. Proprio durante la seconda Presidenza, il nostro enuncia la cosiddetta Dottrina Monroe, elaborata anche dal Segretario di Stato John Quincy Adams, futuro Presidente: in base a tale dottrina di politica estera, le Americhe -quindi anche quella del Sud- avrebbero dovuto essere libere da qualunque interferenza europea ed essere governate dai soli americani; gli Stati Uniti sarebbero rimasti neutrali nelle guerre europee e nei conflitti fra Stati europei e le loro colonie, ma ogni interferenza europea nei confronti delle Americhe ed ogni costituzione di nuove colonie sarebbe stata considerata un atto ostile nei confronti degli stessi Stati Uniti. Tale Dottrina, che regolerà di fatto le azioni internazionali statunitensi fino alla Prima Guerra Mondiale, è considerata da molti storici il primo atto imperialista della Nazione americana.

Una volta scaduto anche il suo secondo mandato, Monroe segue l’esempio dei predecessori e si ritira a vita privata

negli ultimi anni di vita collabora con l’Università della Virginia sotto il rettore James Madison e diviene membro della Convenzione costituzionale dello Stato. La morte dell’amata moglie Elizabeth, nel 1830, verosimilmente influisce anche sul suo stato di salute, se è vero che un anno dopo, il 4 luglio del 1831, anche Monroe muore all’età di 73 anni.

Ascolta James Monroe, per un’America agli americani

Andrea Barricelli

Andrea Barricelli è nato nel 1990 a Roma, dove vive e lavora come avvocato. Appassionato di storia e letteratura, gestisce dal 2020 un podcast dedicato alla prima sulla Webradio SenzaBarcode. Per quanto riguarda la seconda, invece, ha pubblicato un'irriverente parodia dell'Iliade, denominata “Troiade”, con Rupe Mutevole Edizioni, nonché “Dominio e Ribellione” e “Equilibrio e Cambiamento”, editi da CTL Editore nella collana editoriale SenzaBarcode.

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