Thomas Jefferson, presidente illuminista
Thomas Jefferson nasce a Shadwell, in Virginia, il 13 aprile del 1743: riceve un’istruzione di alto livello, studiando greco, latino e francese e, quando ha quindici anni il padre muore lasciandogli in eredità circa cinquemila acri di terreno e molti schiavi.
Grazie alla tranquillità economica può continuare gli studi, che comprendono anche architettura e filosofia, si diploma e si laurea in giurisprudenza con il massimo dei voti all’età di venti anni; successivamente intraprende con successo la professione di avvocato e nel 1772 convola a nozze con una vedova appena ventitreenne, Martha Skelton, dalla quale avrà cinque fra figli e figlie. Si butta con successo anche in politica, divenendo deputato del Parlamento della Virginia. In seguito all’acuirsi delle tensioni fra colonie ed Inghilterra, viene eletto un Congresso Continentale di cui Jefferson entra parimenti a far parte.
La Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti vede un contributo molto importante da parte di Jefferson, fine giurista e pensatore: il celebre passaggio “Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stesse evidenti, che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di diritti inalienabili, che fra questi vi sono la vita, la libertà e la ricerca della felicità” è infatti interamente frutto della sua mente e della sua penna. Fra 1779 e 1781, in piena Guerra di Indipendenza, ricopre la carica di Governatore della Virginia, che guida con abilità anche quando lo Stato viene occupato dalle truppe britanniche; al termine del suo mandato sceglie di non ricandidarsi e dal 1785 al 1789 è inviato come diplomatico a Parigi.
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Ritornato in patria, viene nominato dal Presidente Washington Segretario di Stato e sviluppa una rivalità con il Segretario del Tesoro Alexander Hamilton, che porta alla creazione di due partiti contrapposti
Jefferson fonda il Partito Democratico-Repubblicano, mentre Hamilton quello Federalista. Nel 1796 il suo Partito lo candida alle elezioni presidenziali e Jefferson, giunto secondo, è eletto Vicepresidente. In tal veste contesta fortemente gli Alien and Sediction Acts, giudicandoli una violazione della libertà di stampa e pensiero. Il 4 marzo 1801 Jefferson viene proclamato come Presidente e nel su primo mandato compiealcuni atti molto importanti: nel 1803 sigla con la Francia un contratto per l’acquisto della Louisiana Francese, un territorio vastissimo che oggi comprende diversi Stati americani da Nord a Sud, pagato al governo di Napoleone 22,5 milioni di dollari.
Jefferson è inoltre convinto sostenitore della necessità di espandersi ad ovest e proprio sotto la sua presidenza si svolge la celebre spedizione di Lewis & Clark. In politica interna, poi, Jefferson riesce, anche grazie all’abile Segretario del Tesoro Albert Gallatin, a dimezzare il debito pubblico accumulato dagli Stati Uniti negli anni.
Nel 1805 Jefferson viene riconfermato per un secondo mandato e deve affrontare anche una certa opposizione interna da una parte del suo Partito, che ad esempio ritiene eccessivamente dispendioso e soprattutto incostituzionale l’acquisto di territori da Stati esteri, non previsto in Costituzione. Confermando poi la sua politica di non belligeranza, Jefferson cerca poi di proteggere le navi mercantili statunitensi vietando l’esportazione di beni prodotti negli Stati Uniti, ma ciò non sortisce gli effetti sperati ed anzi mette in crisi i commerci. Jefferson firma altresì un provvedimento per evitare l’importazione di schiavi, che però gli Stati aggirano inaugurando un fiorente commercio interno. Il secondo mandato di Jefferson, insomma, per quanto comunque importante, è certamente meno brillante del primo.
Alla conclusione, benché il Partito voglia ricandidarlo, anche Jefferson, come Washington, rifiuta, sostenendo che sia pericoloso concentrare troppo potere nelle mani di un singolo uomo troppo a lungo.
Ritiratosi (stavolta davvero) dalla politica, Jefferson investe considerevoli somme nel rinnovare la propria tenuta di Monticello, in Virginia, ispirandosi addirittura al Pantheon; un altro suo grande sogno è quello di far costruire un’Università della Virgina, obiettivo che porta a termine nel 1818, quando iniziarono i lavori da lui presieduti. Tuttavia, le notevoli spese e l’amore per la bella vita causano qualche problema finanziario al nostro amico, che è costretto negli anni a vendere alcune delle sue proprietà.
A ciò si aggiunge una malattia mai determinata con chiarezza, che lo porta infine alla morte all’età 83 anni il 4 luglio del 1826, per una tragica ironia della sorte proprio nel cinquantesimo anniversario dell’indipendenza degli Stati Uniti.
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