Flavio Teodosio, l’antipagano
Flavio Teodosio nasce l’11 gennaio del 347 d.C. in Spagna; il padre, omonimo, è un ufficiale di alto rango e, nel 368, riceve dall’Imperatore Valentiniano l’incarico di soccorrere le legioni romane in enorme difficoltà in Britannia.
Il generale svolge tale compito ed anche altri egregiamente, coadiuvato proprio dal figlio, già abile soldato. Nel 376, tuttavia, il padre cade in disgrazia e viene giustiziato, costringendo il primogenito al momentaneo ritiro a vita privata; solo due anni dopo, però, dopo la morte dell’Imperatore orientale Valente ad Adrianopoli, l’Imperatore occidentale Graziano è costretto a richiamare Teodosio dall’esilio, affidando a lui l’Oriente.
Teodosio mette in sicurezza le frontiere illiriche e danubiane e, il 27 febbraio del 380, a Tessalonica, assieme a Graziano ed al secondogenito di Valentiniano, il giovanissimo Valentiniano II, promulga l’Editto che prende il nome proprio dalla città greca: tale provvedimento proclama il Cristianesimo religione di Stato dell’Impero Romano e Teodosio rende ben chiaro il fatto di voler perseguitare, oltre ai culti pagani, anche quelli cristiani non allineati.
Nel 381, non a caso, l’Imperatore convoca il primo Concilio di Costantinopoli, proprio allo scopo di dirimere le controversie dottrinali: in tale Concilio viene sostanzialmente definito il cosiddetto Credo niceno-costantinopolitano, vale a dire la professione di fede che ribadisce l’unicità della Trinità, cita per la prima volta espressamente Spirito Santo e Maria e professa l’unicità della Chiesa Santa, Cattolica ed Apostolica; al contempo, il Concilio condanna ufficialmente come eresie non solo l’arianesimo, ma anche il macedonianismo e l’apollinarismo, correnti che al pari della prima mettono in discussione la Trinità.
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Nel 383, l’altro Imperatore Graziano muore assassinato mentre si appresta a marciare contro Magno Clemente Massimo, usurpatore proclamato sovrano dalle legioni britanniche che nel 387 invade l’Italia, all’epoca retta da Valentiniano II
Teodosio sconfigge rapidamente l’usurpatore e nel 388 si stabilisce momentaneamente a Milano, dove restaura sul trono d’Occidente Valentiniano II, affiancandogli come tutore un suo ufficiale, tale Flavio Arbogaste. L’Imperatore si impegna poi in una fervente attività legislativa e governativa: promulga leggi contro la corruzione e la falsificazione di monete, tenta di combattere la povertà e dà un grande impulso alle arti.
Nel 390, un evento segna ulteriormente il corso della politica religiosa di Teodosio: la popolazione di Tessalonica, infatti, di fronte al divieto di celebrare i giochi perché considerati retaggio pagano, imposto dal governatore Buterico, si ribella e lo impicca. La rappresaglia dell’Imperatore è violentissima: organizza una corsa di bighe nel grande circo della città e, quando l’arena è sufficientemente piena, ordina di chiudere gli accessi e procedere al massacro. In questa carneficina, secondo le fonti, perdono la vita ben 7.000 persone. L’atto è talmente grave da suscitare la condanna sdegnata dell’allora vescovo di Milano Ambrogio, oggi venerato come Santo protettore del capoluogo lombardo, che costringe Teodosio ad un atto di pubblico pentimento.
Tuttavia, i fatti di Tessalonica inaspriscono ulteriormente la politica dell’Imperatore:
fra 391 e 392, Teodosio emana infatti una serie di decreti imperiali estremamente severi: proibisce ufficialmente la celebrazione di riti pagani, vieta l’accesso e perfino l’avvicinamento ai templi non cristiani, proibisce l’adorazione di statue o manufatti, dichiara di fatto la decadenza dai diritti civili di coloro che, pur battezzati, abbandonano il Cristianesimo per il paganesimo. Infine, Teodosio vieta ufficialmente la celebrazione dei Giochi Olimpici, che rinasceranno solo più di mille anni dopo ad Atene.
Il 15 maggio 392, infatti, in circostanze poco chiare, l’Imperatore almeno nominale d’Occidente, Valentiniano II, viene ritrovato morto, ad appena ventun anni ed Arbogaste, che ha di fatto assunto il controllo delle legioni occidentali, proclama Imperatore il capo della cancelleria Flavio Eugenio. L’anno successivo Teodosio proclama il proprio figlio Onorio Augusto d’Occidente, dichiara Eugenio usurpatore e muove contro di lui. Gli eserciti si scontrano il 6 settembre del 394 nei pressi del fiume Frigido, oggi noto come Vipacco, vicino a Gorizia, al confine fra Italia e Slovenia.
Qui l’esercito di Teodosio, integrato da alcuni contingenti Visigoti, infligge una sconfitta decisiva agli avversari: Arbogaste cade in battaglia, mentre Eugenio viene catturato e successivamente decapitato.
Poche settimane dopo la vittoria sull’usurpatore, tuttavia, Teodosio si ammala di idropisia, un accumulo anomalo di liquidi nel corpo e muore a causa della malattia il 17 gennaio del 395, a quarantotto anni di età e dopo diciassette di regno
Nel morire, l’Imperatore lascia il comando della parte occidentale dell’Impero al figlio Onorio e di quella orientale all’altro figlio Arcadio, affidando loro come tutori il generale di origine vandala Stilicone ed il prefetto del Pretorio Flavio Rufino. Conferendo ad entrambi i figli pari dignità imperiale, Teodosio rende di fatto ufficiale, pur forse non volendola, la divisione dell’Impero Romano in due parti, dato che in precedenza, almeno nominalmente, gli Imperatori erano ritenuti co-sovrani di tutti i domini romani. Peraltro, entrambi i figli si riveleranno due completi inetti.