Arte e Cultura

Costantino, l’imperatore cristiano

Flavio Valerio Aurelio Costantino nasce a Naisso, odierna città di Nis, in Serbia, fra il 271 ed il 275;  il padre, Costanzo Cloro, è un capace generale e militare di origini illiriche e, come sappiamo, sarà uno dei Tetrarchi scelti da Diocleziano.

La madre, Elena, è di origini greche. Sappiamo pochissimo sulla sua giovinezza, ma abbiamo notizia di un matrimonio piuttosto in anticipo sui tempi con tale Minervina, che gli dà un figlio, tale Crispo. Costantino segue il padre nel corso della sua carriera ma, quando Costanzo Cloro viene nominato Cesare nel 293, viene notato da Diocleziano, che lo prende presso la sua ala protettrice. Il giovane inizia così una proficua carriera militare che lo vede combattere su molti fronti, dall’Egitto al fronte danubiano. Il 1 maggio del 305, come sappiamo, Diocleziano abdica a favore di Galerio e Massimiano abdica invece a favore di Costanzo Cloro; a loro volta, per tener fede al sistema tetrarchico, i due nuovi Augusti scelgono come Cesari Massimino Daia, nipote di Galerio e Flavio Severo.

Tuttavia poco più di un anno dopo, Costanzo Cloro muore ad Eboracum, odierna York, inaugurando un ciclo di eventi rapido e drammatico, che porta in pochi anni al crollo della Tetrarchia: dopo diversi conflitti ed una prima tregua nel 308, la morte di Galerio nel 311 riaccende le ostilità. Costantino raduna allora un’enorme armata, formata secondo alcune fonti da 100.000 uomini, secondo altre da 40.000 e marcia contro l’Italia per stanare Massenzio, usurpatore figlio di Massimiano Proprio in questa campagna.

Secondo le fonti e secondo la leggenda, avviene un celebre episodio: pare che Costantino veda in cielo due luci fortissime incrociarsi, seguite dalla scritta in greco “en tùto nìka”, ovvero “in hoc signo vinces”, sotto questo segno vincerai. La notte stessa, Costantino a quanto pare sogna Cristo, che gli suggerisce di far precedere le sue legioni dal simbolo visto in cielo. L’Imperatore, pertanto, fa incidere sugli scudi il celebre simbolo che in caratteri latini corrisponde ad XP, ma che in greco indica chi e ro, le iniziali del nome di Cristo.

Il 28 ottobre del 312, nella celebre battaglia di Ponte Milvio

le forze di Costantino sconfiggono in maniera definitiva quelle dell’usurpatore, che muore tragicamente affogando nel Tevere. Costantino entra quindi trionfalmente a Roma acclamato dalla popolazione e dedica la vittoria al Dio cristiano, proibendo qualunque forma di persecuzione nei confronti dei suoi adoratori. Subito dopo la vittoria, Costantino riforma integralmente l’esercito romano.

Scioglie la guardia pretoriana, fa smantellare l’accampamento del Viminale, introduce le schole palatine, unità d’elite della cavalleria e sottrae il comando delle truppe ai prefetti del pretorio, introducendo la carica di magister peditum quale comandante della fanteria e magister equitum quale comandante della cavalleria; al contempo, inizia una progressiva suddivisione dei compiti che porterà i soldati a dividersi da un lato in comitatensi, truppe pesanti stanziate nelle città e dall’altra in limitanei, truppe leggere e più mobili stanziate sulle frontiere.

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Nel febbraio del 313, Costantino e Licinio si incontrano a Milano e proprio qui, secondo la tradizione, emanano congiuntamente un Editto, da allora noto come Editto di Milano, che proclama la libertà di culto per tutti i cittadini dell’Impero, vietando ogni tipo di persecuzione e confisca per motivi religiosi, un atto fondamentale per la storia dell’intero Occidente. Dopo alcuni anni di concordia, tuttavia, Costantino liquida in battaglia e poi fa uccidere anche Licinio, rimanendo unico Imperatore.

Si rende quindi protagonista di nuovi atti importantissimi: convoca e presiede nel 325 il primo concilio ecumenico cristiano, il celebre Concilio di Nicea, nel quale fra le altre cose viene affermata la consustanzialità di Padre e Figlio, viene ribadita la crocifissione e resurrezione di Cristo, viene affermata l’Immacolata Concezione, viene stabilito il testo del Credo e vengono scelti i 4 Vangeli sinottici, dichiarando gli altri apocrifi.

Tornando alla politica

Costantino riconosce nel luogo dove ha sconfitto Licinio, sul Bosforo, una posizione potenzialmente eccezionale per la fondazione di una nuova città, non a caso scelta secoli prima dai greci per la colonia nota come Bisanzio. Proprio qui, pertanto, nel 326, l’Imperatore dà inizio alla costruzione di una nuova Roma, che verrà ribattezzata, proprio dal suo nome, Costantinopoli e che sarà per secoli capitale dell’Impero Romano d’Oriente prima e dell’Impero Bizantino poi.

Da un punto di vista amministrativo, l’Imperatore compie l’ennesima grande riforma: divide l’Impero in quattro grandi prefetture, nelle quali separa rigidamente potere civile e potere militare per evitare che i prefetti, spesso autori di congiure, leghino a sé i soldati. Ogni prefettura viene poi divisa in tredici diocesi, governate da vicari che sottostanno all’autorità del prefetto ed ogni diocesi viene a sua volta suddivisa in provincie. Sapendo poi che questa suddivisione capillare rischia di ingolfare drammaticamente la macchina burocratica, la snellisce quantomeno ai livelli più elevati, affidando a quattro dignitari la gestione della corte imperiale ed a tre funzionari la gestione dell’apparato statale.

Gli ultimi anni di Costantino sono caratterizzati da nuove campagne sui confini

è infatti impegnato contro i Sarmati ed i Goti sul fronte orientale e contro i Franchi su quello occidentale, fra 332 e 335. Affida poi al figlio Costantino II Gallia, Spagna e Britannia, al figlio Costanzo II Asia, Oriente ed Egitto ed al figlio Costante l’Italia, l’Illiria e l’Africa. Infine, mentre è impegnato nella preparazione di una campagna contro l’Impero Sassanide, muore a Nicomedia il 22 maggio 337. Secondo la tradizione, viene battezzato sul letto di morte.

Costantino è senza dubbio stato una figura fondamentale nella storia di Roma e dell’Occidente in generale, grazie ai numerosi atti di fondamentale importanza da lui compiuti nel corso del suo regno. Quanto alla veridicità della sua conversione, chiaramente sono secoli che storici ben più illustri del sottoscritto si interrogano al riguardo. Costantino stesso mantenne in vita una notevole ambiguità al riguardo: sappiamo ad esempio che ci tenne a diffondere la storia di Cristo apparsogli in sogno, ma al tempo stesso mantenne la carica di Pontefice Massimo, non facendo mai nulla per rinnegare la religione tradizionale romana; alcuni non a caso mettono fortemente in dubbio la sua conversione ed il suo battesimo sul letto di morte, ritenendole semplici atti politici non dettati da autentica fede.

Quel che è sicuro, però, è che Costantino fu animato da un’autentica volontà di mantenere la concordia religiosa all’interno dell’Impero e della Chiesa stessa, riconoscendo nella religione, non solo cristiana, un formidabile fattore di unità e coesione per un regno che ne aveva drammaticamente bisogno.

Andrea Barricelli

Andrea Barricelli è nato nel 1990 a Roma, dove vive e lavora come avvocato. Appassionato di storia e letteratura, gestisce dal 2020 un podcast dedicato alla prima sulla Webradio SenzaBarcode. Per quanto riguarda la seconda, invece, ha pubblicato un'irriverente parodia dell'Iliade, denominata “Troiade”, con Rupe Mutevole Edizioni, nonché “Dominio e Ribellione” e “Equilibrio e Cambiamento”, editi da CTL Editore nella collana editoriale SenzaBarcode.

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