Diocleziano, fra terme e riforme
Si sa poco sulle origini di Diocleziano, nato Diocle: si ritiene comunemente che sia nato nel 244, forse il 22 dicembre, ma alcuni sostengono sia nato un paio di anni prima e qualcuno addirittura nel 236.
Anche il luogo di nascita non è certo, malgrado oggi si propenda per la città di Salona, oggi nota coma Solin, in Croazia, vicino Spalato. Diocleziano entra nell’esercito attorno al 270, ma sappiamo poco sul suo servizio: la Historia Augusta sostiene che combatta sotto Aureliano in Gallia e poi sotto Marco Aurelio Probo, mentre gli storici bizantini riportano che Diocle sia stato comandante militare in Mesia, odierna Bulgaria. Sappiamo invece per certo che nel 283 il nostro prende parte alla campagna orientale dell’Imperatore Marco Aurelio Caro, successore di Probo, contro i Sassanidi: tale campagna ha successo e la capitale nemica Ctesifonte viene espugnata, ma Caro muore improvvisamente; il figlio e successore Marco Aurelio Numeriano sceglie di far ritirare l’esercito, ma anche lui muore dopo una non meglio precisata infezione oculare.
Il 20 novembre del 284 i generali e le legioni acclamano dunque proprio Diocle come Imperatore. Il fratello di Numeriano, Marco Aurelio Carino, si proclama però a sua volta Imperatore a Roma e dichiara Diocle usurpatore: la guerra è inevitabile e, nel 285, Diocle sconfigge ed uccide Carino presso il fiume Morava, in Bulgaria, ricevendo poi il giuramento di fedeltà delle legioni battute. Ora privo di rivali, Diocle assume il nome di Gaio Aurelio Valerio Diocleziano e può finalmente ascendere al trono in maniera ufficiale. Nel suo passaggio a Roma, Diocleziano inizia a progettare la nuova forma di governo per la quale diverrà celebre: capisce infatti, come altri prima di lui, che un Impero tanto ampio non può validamente essere difeso da un solo uomo e che è necessario rimodulare totalmente i centri di potere e soprattutto i centri nevralgici per la difesa.
Nel 285 nomina così suo Cesare e co-imperatore il fidato amico e generale Marco Aurelio Valerio Massimiano, affidandogli la difesa dell’occidente, riservando per sé l’Oriente.
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Negli anni successivi i due combattono validamente su più fronti, ma nel 290, dopo una sconfitta subita da Massimiano, Diocleziano capisce che due co-imperatori sono ancora pochi
progetta dunque un sistema nel quale due Augusti, di rango superiore, vengono assistiti da due Cesari, di rango subordinato, che ad un certo punto ascenderanno a loro volta ad Augusti scegliendo due nuovi subordinati e così via. Come Cesare per l’Occidente viene scelto Flavio Valerio Costanzo Cloro, prefetto del pretorio in Gallia e militare di comprovata esperienza e fiducia, nonché genero di Massimiano; come Cesare per l’Oriente viene invece scelto Gaio Galerio Valerio, genero dello stesso Diocleziano. Il sistema diviene noto come Tetrarchia e sarà legato per sempre al nome di Diocleziano.
Per quanto riguarda la politica amministrativa, Diocleziano riorganizza anche quello che potremmo definire il suo consiglio dei ministri: mantiene infatti sempre in funzione un organismo permanente di consiglieri legali e di giuristi, nomina due ministri delle finanze e dà un grosso impulso alla diffusione del diritto imperiale nelle provincie, incoraggiando anche i suoi consulenti alla compilazione di codici e raccolte di norme.
A livello economico, Diocleziano introduce un vasto sistema di tasse basato sui singoli individui (capita) e sui terreni (iuga), legandolo ad un nuovo censimento della popolazione imperiale; ripristina inoltre il sistema monetario basato sui tre metalli bronzo, argento ed oro, abolito da Aureliano e, nel 301, per combattere l’inflazione, emana l’editto sui prezzi massimi, atto che genera un nuovo tariffario per ogni genere di debito. Oggi si ritiene generalmente che tale atto non abbia comportato gli effetti sperati, tanto da aver sostanzialmente massacrato di tasse i cittadini senza apportare particolari benefici.
Dopo anni di guerre, riforme più o meno riuscite e provvedimenti, l’Imperatore rimette piede a Roma nel novembre del 303
giusto in tempo per vedere completate le più grandi terme del mondo romano, a lui dedicate, che ancora oggi possiamo ammirare vicino Piazza della Repubblica; pare tuttavia che rimanga deluso dall’accoglienza tributatagli dagli abitanti della Capitale, tanto da allontanarsene abbastanza rapidamente. Nel 304, tuttavia, Diocleziano si ammala e le sue condizioni peggiorano rapidamente nel corso dell’anno, tanto da convincerlo ad abbandonare il ruolo di Augusto assieme a Massimiano (secondo alcuni su pressioni di Galerio), in modo da far scattare quanto previsto nel sistema tetrarchico. Il 2 maggio del 305, dunque, con una solenne cerimonia, dopo quasi venti anni di regno Diocleziano abdica.
Ormai anziano e debilitato, l’Imperatore che con la sua azione ha riorganizzato l’intero mondo romano sceglie dunque di ritirarsi a vita privata in un sontuoso palazzo che si è fatto costruire a Spalato, dove ancora oggi costituisce un visitatissimo sito archeologico. Rifiuterà negli ultimi anni della sua vita ogni tentativo di amici e generali di riportarlo sul trono, anche quando il sistema tetrarchico da lui elaborato mostrerà le proprie crepe a causa dell’usurpazione commessa da Massenzio, figlio del suo collega Massimiano. Morirà infine a Spalato in un giorno imprecisato del 313, dopo aver visto la tetrarchia crollare sotto i colpi di Massenzio, ma soprattutto di un altro figlio di un suo ex collega: Costantino.
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