Gallieno e la rinascita dell’Impero
Publio Licinio Egnazio Gallieno nasce nel 218 probabilmente a Falerii, antica città dell’Etruria, corrispondente all’incirca all’odierna Civita Castellana.
Nel 253, quando il padre sale al trono in seguito alla breve guerra civile con Emiliano, vi associa proprio Gallieno, nominandolo di fatto Imperatore della parte occidentale dell’Impero, allo scopo di difenderlo dalle incursioni sempre più frequenti e sempre più violente dei barbari. L’idea è valida, giacché gli anni di governo di questo duo sono costellati di invasioni.
Gli anni dal 253 al 260 sono difficilissimi e Gallieno, così come Valeriano, deve accorrere a più riprese su vari fronti, combattendo Goti, Borani, Carpi, Eruli, Marcomanni, Quadi, Iazigi, Roxolani e molti altri popoli barbarici, spesso più di uno alla volta; le invasioni sono continue e mettono a durissima prova le frontiere, più volte sfondate. Gallieno fa il massimo e riesce spesso a mettere “toppe” che impediscono il tracollo.
Nel 260, come purtroppo sappiamo, Valeriano viene fatto prigioniero dai Sassanidi, che dopo la vittoria sui Romani dilagano fino ad occupare l’intera Cilicia. Gallieno, che tanto per cambiare sta combattendo ad occidente contro i Goti, non ha modo per il momento di intervenire per soccorrere il padre, ma tenta comunque di arginare l’onda conferendo ampi poteri a Settimio Odenato, principe della città siriana di Palmira. Quest’ultimo, con l’approvazione di Gallieno, raduna un esercito e scatena una grande controffensiva contro i Sassanidi, sconfiggendoli a più riprese, riconquistando tutta la Mesopotamia e catturando persino la capitale nemica, Ctesifonte.
Negli anni, Odenato ed il regno di Palmira si renderanno sempre più indipendenti da Roma
al punto che, quando il generale morirà, gli subentrerà la moglie Zenobia, che di fatto, come vedremo, opererà una vera e propria secessione dall’Impero. Restando sul buon Gallieno, il nostro deve affrontare anche la secessione della Gallia e di parte della Spagna, che costituiranno per un buon decennio l’Impero delle Gallie, inizialmente sotto l’autoproclamato sovrano Marco Cassiano Latinio Postumo. Gallieno, nonostante gli sforzi, non riuscirà a recuperare questi territori. Peraltro ha molte altre gatte da pelare, giacché deve far fronte a continue ribellioni di suoi generali, che riesce a sedare, nonché a continue invasioni da parte dei barbari: deve infatti respingere un’invasione dei Sarmati in Pannonia e riesce a contenere le continue invasioni dei Goti.
Come tentativo di porre rimedio alle continue incursioni, Gallieno si rende autore di una riforma dell’esercito che negli anni darà i suoi frutti: ritenendo ormai superato il concetto di linea difensiva statica sui confini, Gallieno sviluppa una vera e propria riserva strategica formata da cavalieri ben addestrati, che possono in caso di bisogno accorrere dove serve, con più rapidità dei contingenti tradizionali; oltre a ciò, Gallieno toglie definitivamente il comando degli eserciti agli esponenti della classe senatoria, conferendola a membri della classe equestre.
Parlando un attimo di altro oltre alle questioni militari, che per forza di cose sono preponderanti, sappiamo che, a differenza del padre, Gallieno cerca la concordia con i cristiani, favorendo la libertà di culto. In ambito artistico e filosofico, il sovrano incoraggia molto lo sviluppo delle arti, al punto che a Roma, proprio sotto il suo regno, si sviluppa la filosofia neoplatonica, il maggior esponente delle quali è Plotino, amico personale dell’Imperatore.
Nel 267, infatti, mentre Gallieno ed i suoi generali Claudio ed Aureolo stanno conducendo una campagna contro l’Impero delle Gallie, si verifica la più grande invasione barbarica vista fino a quel momento:
ben 320.000 fra Goti, Sciti e popoli vari, infatti, invadono l’Impero, portando devastazione fino in Grecia. Gallieno riesce ad infliggere una durissima sconfitta ai Goti, ma non può completare l’opera perché, nel frattempo, il buon Aureolo si ribella, fortificandosi a Milano, peraltro attaccata anche dagli Alamanni.
Gallieno deve così tornare in Italia per sconfiggere l’ennesimo usurpatore e proprio qui, nel 268, trova la sua fine, anche se sulla sua morte le versioni divergono: alcuni sostengono che venga tradito dal suo comandante della cavalleria, che lo assassina con la complicità del prefetto del pretorio Aurelio Eracliano; altri sostengono che alla congiura non sia estraneo il generale Claudio, futuro Imperatore noto come Claudio il Gotico. Altri ancora sostengono che muoia in seguito alle conseguenze di una brutta caduta da cavallo, designando proprio Claudio quale suo successore.
Alcuni storici antichi hanno aspramente criticato Gallieno per aver di fatto consentito la secessione della Gallia e per aver permesso l’affermazione del Regno di Palmira, ma oggi gli storici tendono a considerare che abbia fatto letteralmente il massimo e che, in ogni caso, la secessione poi rivelatasi momentanea di ampie zone dell’Impero sia stata necessaria per evitarne il tracollo e comunque preferibile ad invasioni indiscriminate. Quel che è certo è che la sua azione, seppur imperfetta, porrà le basi per una rinascita dell’Impero nei decenni successivi.
Pingback: Aureliano, tra i migliori Imperatori - SenzaBarcode, info e cultura