Publio Licinio Valeriano
Continuiamo a parlare di Roma e dei suoi imperatori, a Ti racconto una storia oggi c’è Publio Licinio Valeriano.
Dopo la morte di Alessandro Severo l’Impero Romano attraversa una fase nota come anarchia militare, forse la più complessa della sua storia, nella quale si alternano in pochi decenni una miriade di sovrani, quasi sempre mezze figure o usurpatori. Il primo a rompere questa catena nefasta è Publio Licinio Valeriano, che nasce nel 200 probabilmente in Italia. Sappiamo che è figlio di una famiglia italica di rango aristocratica e che ricopre incarichi amministrativi di una certa importanza sotto Decio, uno dei molti sovrani dal regno breve di questo famigerato periodo della storia romana. Ad esempio, sappiamo che durante una campagna militare contro i Goti, nella quale peraltro Decio perderà la vita assieme al figlio ed erede Erennio Etrusco, Valeriano si dimostra un comandante abile ed inflessibile sedando una rivolta ad opera di Giulio Valente Liciniano.
Dopo la morte di Decio e del figlio, a Roma sale al trono Treboniano Gallo, che, riconoscendo le capacità militari di Valeriano, lo nomina governatore della Rezia. Nel 253, però, si verifica l’ennesima ribellione e Marco Emilio Emiliano marcia contro l’Italia per eliminare Treboniano Gallo. Valeriano non fa in tempo a soccorrere il sovrano, che muore in battaglia, ma in compenso i soldati al suo comando non intendono riconoscere come Imperatore Emiliano, quindi acclamano come sovrano lo stesso Valeriano. Una nuova guerra, per la verità molto breve, è inevitabile e, dopo una sconfitta, come da copione, i soldati di Emiliano lo abbandonano e lo uccidono.
A settembre del 253, dunque, Valeriano ascende al trono, con la viva soddisfazione del Senato, dato che il nuovo Imperatore viene dai suoi ranghi
Non c’è tuttavia tempo di grandi festeggiamenti, giacché, approfittando delle vicissitudini dell’Impero, le frontiere nordiche ed orientali subiscono nuove invasioni ad opera di Goti, Borani, Carpi ed Eruli, che arrivano fino in Turchia e naturalmente dei Sassanidi, che sfondano le linee romane e riescono ad occupare la città di Antiochia. Valeriano deve dunque rimboccarsi le maniche e, fra i suoi primi atti, c’è quello di affidare al primogenito Gallieno, abile comandante, la difesa della parte occidentale dell’Impero, riservando per sé quella orientale. Allo stesso modo, nomina vari generali scelti per merito e non per censo per difendere i territori di confine, sottoposti a pressione come mai prima di quel momento.
Una volta consolidato il proprio potere, l’Imperatore parte dunque per l’Oriente per evitare che barbari e Sassanidi operino nuove razzie e conquiste; riesce già nel 254 a sconfiggere i Goti, che tuttavia si rifanno nuovamente sotto l’anno dopo assieme ai succitati Borani e mettono a ferro e fuoco le città del Mar Nero, saccheggiando anche le città della Crimea. L’attacco è talmente feroce da costringere anche Gallieno ad abbandonare momentaneamente le frontiere occidentali per evitare un tracollo. L’anno successivo, ancora una volta, i barbari mettono a ferro e fuoco le coste della Turchia, dando alle fiamme fra le altre l’importante città di Nicea.
Allo stesso tempo, i Sassanidi si rifanno sotto e, dopo un lungo assedio, distruggono la città di Dura Europos, in Siria
Fra 256 e 257 Valeriano deve dunque agire prima in Turchia, cercando di porre un freno alle scorribande dei Barbari, senza troppo successo per poi occuparsi nuovamente dei Sassanidi, che riesce invece a sconfiggere e ricacciare indietro. Nel frattempo, l’Imperatore, fervente anticristiano, trova il tempo di emanare due editti che mirano a colpire le gerarchie ecclesiastiche: sotto il suo regno, infatti, vanno incontro al martirio due Papi, Stefano I e Sisto II ed il futuro San Lorenzo, uno dei diaconi di Roma.
Fra il 259 ed il 260 una terza, grande offensiva ad opera dei Sassanidi costringe ancora una volta Valeriano a recarsi in Oriente, con un esercito peraltro indebolito dalla peste. Su questa campagna, ahinoi, le fonti divergono a tratti in maniera significativa, ma sappiamo per certo che Valeriano viene fatto prigioniero dal sovrano Sapore e morirà, nel 260, senza mai rivedere la capitale dell’Impero.
La sua sconfitta e la sua morte in prigionia inevitabilmente gettano un’ombra molto marcata sul suo regno e sulle sue capacità: non dobbiamo tuttavia dimenticare che in questo periodo storico l’Impero era sotto attacco praticamente su ogni fronte e sarebbero serviti più Imperatori molto abili in contemporanea per far fronte ad una simile mole di invasioni, concetto che peraltro sarà alla base della tetrarchia voluta, anni dopo, da Diocleziano. Non dobbiamo inoltre dimenticarci che, prima di Valeriano, congiure e disastri interni avevano condotto alla morte quattordici imperatori in meno di vent’anni e che, tutto sommato, proprio Valeriano ha contribuito a riportare un minimo di stabilità in un Impero drammaticamente in difficoltà.
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