Movida: chiusi 3 locali e un denunciato
Movida, interventi della Polizia Locale nel fine settimana. Chiusi tre locali per assembramenti e un trentunenne denunciato a Campo de’ Fiori.
Ponte Milvio, Trastevere, S. Lorenzo, Piazza Bologna, Campo De’ Fiori e rione Monti sono alcune delle località dove le pattuglie della Polizia Locale di Roma Capitale hanno eseguito mirati accertamenti, anche in questo fine settimana, non solo per verificare il rispetto delle norme a tutela della salute pubblica, ma anche quelle legate alla sicurezza stradale, con interventi volti a reprimere condotte irregolari e pericolose su strada e per contrastare fenomeni illegali legati all’ abusivismo commerciale ed alla vendita e consumo di alcolici.
A seguito dei controlli effettuati dagli agenti, tre esercizi pubblici sono stati chiusi nel territorio del I Municipio per inosservanza delle normative anticovid. In un locale nella zona di piazza Navona, gli operanti hanno sorpreso persone che ballavano fianco a fianco, prive di mascherine. Numerose le altre irregolarità amministrative emerse, per un totale di sanzioni di oltre 4mila euro . Rinvenuti anche 28 kg gli alimenti privi di tracciabilità, che sono stati posti sotto sequestro. Al termine delle verifiche è stata inviata una segnalazione alla Asl per le carenti condizioni igienico sanitarie riscontrate. Ulteriori accertamenti sono tuttora in corso.
Causa mancato rispetto delle misure sul distanziamento sociale é scattata la chiusura di 5 giorni per un’attività vicino Campo de’ Fiori , già diffidata nei mesi scorsi per assembramenti. Stessa sorte è toccata ad un’associazione culturale in zona Stazione Termini , dove si è registrata calca e dove veniva esercitata attività abusiva di somministrazione.
Oltre alla sanzione di più di 5mila euro è stata inviata apposita segnalazione alla Asl, perchè i locali interrati erano privi di areazione, aspetto che acuiva la condizione di rischio
Durante la vigilanza nell’area di Campo de’ Fiori è stato denunciato anche un cittadino italiano di 31 anni per essersi reso responsabile di violenza e resistenza a pubblico ufficiale, oltreché di danneggiamento. Diffide e sanzioni anche nei confronti di alcuni mini minimarket per vendita di alcool dopo il previsto. Una decina invece i verbali agli avventori per consumo di bevande alcoliche fuori dall’orario consentito .
Nel corso delle verifiche su strada si sono registrate 1200 infrazioni alle norme sulla circolazione, di cui 121 per eccesso di velocità. 90 i veicoli rimossi per sosta ad intralcio.
Digitalizzaziocrazia. Cambia il codice della strada, arriva la PEC obbligatoria?
Continua la “persecuzione” di pensionati, anziani, o altre persone, che non desiderino acquistare e pagare, studiare, usare e possedere un computer od altro dispositivo atto a connessione internet o che, semplicemente, non sappiano o non vogliano usare un qualcosa per legge non obbligatorio possedere nel nostro Paese.
Eppure tra i provvedimenti relativi alla riforma del Codice della Strada in discussione alla Camera dei deputati rientra anche la proposta presentata da CNEL per rendere obbligatoria la PEC per tutti gli automobilisti per ricevere con tale mezzo “eventuali” multe; provvedimento che quasi certamente diverrà legge.
Dicevo, dopo gli incentivi all’uso della moneta elettronica e la lotta all’uso del contante, come se il contante fosse battuto dalla Mafia e non dalla Zecca dello Stato, dopo lo “Switch off” (così recita l’avviso sul sito dell’INPS) del PIN e l’odissea per avere lo SPID (file alla Posta o altri luoghi in tempo di Covid) per accedere autonomamente ai propri dati e documenti, cui si ha diritto, sul sito stesso, ora arriva l’obbligo per ogni proprietario di patente o veicolo a possedere un dispositivo atto a ricevere una PEC: all’atto dell’immatricolazione o della revisione periodica occorrerà fornire la propria PEC; altrimenti, se non la avremo, e la legge come sembra passerà, immagino che dovremo rottamare la nostra auto o non potremo immatricolarla?
In pratica, oltre alla patente, per guidare o possedere un’auto, occorrerà avere un computer o dispositivo simile e, inoltre, anche la PEC.
Chi vende tali dispositivi immagino sia contento per la legge.
Domanda: la PEC si può acquistare anche in contanti o solo on line? L’eventuale multa relativa alla PEC si potrà pagare anche in contanti o solo con moneta elettronica?
Perché se la PEC non fosse pagabile in contanti occorrerebbe essere anche obbligati ad avere un conto corrente e obbligati ad usare la moneta elettronica.
A me sembra essere obbligato, alla maniera del Maestro Manzi degli anni ‘50, ad un corso di digitalizzazione per ritroso pensionato (volutamente ostile, non sono interessato alla rischiosa materia dispersiva di tempo e denaro) ignorante in innovazione tecnologica e digitalizzazione; ma un conto è l’istruzione, altra cosa l’uso di dispositivi costosi e perditempo, oltreché esponenti a truffe on line, clonazioni ecc. Anzi io direi che istruzione e digitalizzazione siano due cose opposte.
In uno Stato di diritto, si può “costituzionalmente” arrivare a fare questo che, scherzosamente, oso dire a me sembra quasi una vendetta perpetrata verso coloro i quali, “nonostante tutto” siano riusciti ad andare in pensione e, non potendo, “nonostante tutto”, togliergliela, rendere loro, perlomeno, la vita il più possibile difficile; e, talmente difficile, da, tale pensione, impedirgli di potersela godere!
Attenzione però: perché se mi si rende difficile “vivere”, acquistare, usare, io potrei reagire non acquistando, non usando, rottamando… Rischio? Recessione; recessione per eccessiva rottura di scatole!
Domanda:
in uno Stato di diritto è possibile “subire tutto” ciò? O tali cambiamenti dovrebbero essere opportunità da far “digerire” gradualmente nel tempo e con l’abitudine a chi lo desideri e non “obblighi” imperiosi da far incombere, In nome di una “innovazione tecnologica e digitalizzazione” imposta dall’alto, anche a chi non li desideri e che, più che una semplificazione della burocrazia, a me sembrano costituire un aggravio di ulteriore burocrazia che viene ad aggiungersi alla precedente e con gli stessi metodi.
A me sembra che questa “semplificazione” sia tale solo per alcuni, ma che il peso della “loro” semplificazione ricada poi su “altri”, soprattutto su anziani e pensionati, in generale.
“Semplificazione” dovrebbe essere “semplificare” non scaricare la burocrazia da alcuni verso altri; non dovrebbe, peraltro, la “semplificazione” portare a “disoccupazione”: perché se ti fai il lavoro da solo chi lo faceva prima rimane disoccupato e tu, oltre che farti il lavoro da solo, dovrai anche pagare tasse più alte per l’assistenza ai disoccupati creati dalla cosiddetta “semplificazione”.
In pratica chiamiamo le cose col loro nome: non “semplificazione” ma “complicazione”.
Complicata “semplificazione” che ricade su di me.
Per favore, lasciatemi in pace!
Non capisco il concetto di retroattività.
Qualcuno sa spiegarmi quello che leggo su “la Repubblica” di stamattina in merito al diritto acquisito ed alla retroattività del diritto?
Certamente per mia colpa non riesco a capire: sono anni che si continua a ipotizzare di come poter “ricalcolare”, tagliandole “retroattivamente”, le pensioni già in essere per non lasciare un debito pubblico alle future generazioni e, contemporaneamente (ma certamente ho capito male quel che ho letto), forse, si decidono aumenti, da 62.000 a 150.000 euro (calcolati “retroattivamente”?), per chi dirige l’ente che tali pensioni gestisce? Non penso di aver capito bene.
Grazie per una spiegazione che illumini la mia ignoranza!
Sacrifici retroattivi per pensionandi e pensionati e aumenti per loro?
Mentre la classe dirigente da anni “predica”, in nome dell’abbassamento del debito pubblico per le future generazioni, tagli e sacrifici per i pensionandi e pensionati, a volte anche retroattivi, la stessa cortesia nei confronti delle future generazioni, la classe dirigente, sembrerebbe “non praticare” nei tagli e sacrifici ai suoi stipendi: anzi!
Sacrifici retroattivi per noi e aumenti per loro?
Anziani e digitalizzazione: opportunità o imposizione? Anziani in fila alle Poste in tempo di Covid per lo SPID!
Il presidente dell’INPS ha deciso di eliminare, con lo ”Switch off” (in inglese è tutta un’altra modernizzazione), il PIN a partire da ottobre e che l’unico modo autonomo per accedere al diritto ai propri documenti sul sito dell’INPS da parte dei pensionati sarà affrontare l’”odissea” per richiedere lo SPID, ammesso che questi detengano dispositivi non ancora per legge obbligatori nel nostro Paese (numero di cellulare, e mail).
La digitalizzazione, in particolare per gli anziani, dovrebbe essere una opportunità, non una imposizione: altrimenti si rischia di renderla invisa, oltre che complicata nel fare file, in tempo di Covid, alle Poste e altri enti, a chi la guardi con sospetto o non la padroneggi.
“Temo” che il risultato che si otterrà sarà un sito più veloce e snello, non perché tecnicamente velocizzato, ma in quanto in molti rinunceranno ad accedervi.
Viva il diritto e la democrazia.
Come si può pretendere che un ubriaco rispetti le regole?
“Chi movida senza regole uccide anche te: digli di smettere!”.
E, se non smette, c’è qualcuno deputato a far rispettare le leggi, in uno Stato di diritto?
Perché il Ministro della Salute, invece di fare “appelli” ai giovani, non invia l’esercito a far rispettare le regole?
Perché il Presidente del Consiglio, se non vengono rispettate le regole, come sembra evidente, non emette un nuovo DPCM con un un nuovo lockdown per tutti i giovani sotto i 40 anni che non dimostrino di recarsi a lavorare?
Perché non emette un nuovo DPCM col divieto di vendita di alcolici per sei mesi?
Perché non si eseguono ulteriori severissimi controlli nei locali?
O non c’è più rischio di epidemia colposa per la Pubblica salute?
E, domanda: come si può pretendere che un ubriaco per movida rispetti le regole?
E, stavolta, basta ospedali egemonizzati dai malati di Covid; ci sono malati oncologici che si sono visti differire a data da destinare cure e controlli; mentre prima ciò poteva essere comprensibile, ora, dato che sembra che, sia per inefficienza nel far rispettare le leggi, come da evidenze dai media, sia per deficienza di chi dovrebbe rispettarle, ora, in caso di Ospedali intasati, “per chi il Covid se lo sia andato a cercare” proporrei di curarlo solo dopo aver dato precedenza ai malati di oncologia e altre patologie che, da mesi, si vedono rimandare cure e controlli: precedenza ai malati oncologici!
Sono ancora in autoimpostolockdown finché le regole non vengano rispettate da tutti.
Sessantacinquenni: insomma, fragili o no? E l’aspettativa di vita…?
Per anni ci hanno detto che ormai, grazie all’aumento dell’aspettativa di vita, un sessantacinquenne è oggi vispo e arzillo come un quarantacinquenne e può benissimo lavorare fino a (per ora) 67 anni! E hanno innalzato di un nove anni l’età pensionabile; per non parlare del “sequestro”, nel tempo ed a tranches, del TFS;
Ora scopro che:
1) esistono i lavoratori “fragili”, quelli che possono chiedere di non lavorare in era Covid (io direi neanche in era normale);
2) ci sono da fare vaccinazioni obbligatorie, prima solo consigliate, anche per i già pensionati, in quanto da 65 anni si diviene “a rischio”; tutti, anche quelli fino a un anno fa considerati “vispi e arzilli come un quarantacinquenne” in molti talk show;
3) non si parla più, da quando purtroppo c’è la pandemia da Covid, di “aspettativa di vita”, purtroppo, immagino, diminuita.
Rifletto e mi chiedo, allora, perché a 65 anni si sia così fragili e a rischio da dover fare vaccini obbligatori per sopravvivere con certezza e perché, poi, per la pensione (per ora) occorrano “ancora” 67 anni perché, evidentemente, “ancora” arzilli e vispi come un quarantacinquenne….
Forse per la diminuita, lo è?, aspettativa di vita, converrebbe riabbassare l’età pensionabile e cedere il posto serio e a tempo indeterminato ai giovani, invece di lamentare sempre paura per il loro futuro e elargirgli bonus e reddito di cittadinanza per non lavorare!