PIL, MES e Recovery Fund
Intervista all’Amministratore Delegato di Ruling Companies, Antonio Ambrosetti. PIL, MES, Recovery Fund e altri fatti.
Il crollo record del PIL nel secondo trimestre dell’anno (- 12,8%) messo nero su bianco dai numeri diffusi dall’Istat nei giorni scorsi certifica ciò che era chiaro da tempo: l’Italia è precipitata nella peggiore recessione del Dopoguerra. Siamo andati peggio della Germania (- 9,7%), ma meglio della Francia (- 13.8%), della Spagna (-18,5%) e del Regno Unito (- 20,4%).
A trascinare la caduta del Prodotto interno Lordo, spiega l’Istituto di Statistica, è stata soprattutto la domanda interna, con un apporto particolarmente negativo dei consumi privati e contributi negativi rilevanti di investimenti e variazione delle scorte. Anche la domanda estera ha fornito un apporto negativo, per la riduzione delle esportazioni più decisa di quella delle importazioni. In particolare, rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in diminuzione, con cali dell’8,7% per i consumi finali nazionali e del 14,9% per gli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, del 20,5% e del 26,4%.
Non tutto però è perduto: il tonfo senza precedenti misura la performance dell’economia durante il lockdown decretato dal Governo che ha letteralmente stoppato molte attività produttive. E se i numeri giocano decisamente a nostro sfavore, l’interpretazione del numero, invece, fa ben sperare: impossibile fare peggio di così. Infatti, seppur modesto, qualche segnale di ripresa inizia a vedersi. La crescita dell’occupazione a luglio, la prosecuzione nella tendenza all’aumento del numero di ore lavorate pro capite e l’espansione del segmento di persone in cerca di lavoro, come ha sottolineato il Ministro del Lavoro, Catalfo.
A questi si aggiunge l’importante dato PMI manifatturiero italiano, pari a 53,1 (primo in Europa e mai così alto da 26 mesi) segno che il nostro tessuto imprenditoriale si conferma un volano essenziale per la ripresa economica del Paese.
C’è poi il balzo delle entrate tributarie
Segnale che secondo il Ministro dell’Economia Gualtieri “si aggiunge ad altre evidenze che ci consentono di auspicare un forte rimbalzo del PIL nel terzo trimestre”. Intanto, il PIL pro capite italiano ha fatto un balzo all’indietro di 30anni e il motivo, come ha spiegato giorni fa il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in un intervento all’Esof di Trieste, non è solo il collasso dell’economia dovuto alla pandemia, ma il fatto che dagli anni Novanta la crescita del Paese è stata debole. Nessun’altra grande economia avanzata ha registrato un balzo all’indietro così ampio come l’Italia.
L’Europa, nel frattempo, ci ha teso la mano con un’azione che non ha precedenti, ma avvisa Santoro non siamo in presenza di regali. “Il fatto assolutamente positivo è che per la prima volta si è imboccata la strada, quanto mai necessaria e obbligata, di un percorso comune che implica una comune condivisione dei problemi e dei programmi di crescita. Mai era successo che la Commissione Europea facesse debito con le garanzie dei singoli Paesi e questo in sè è un intervento straordinario. Ma siamo in presenza di risorse vincolate ad azioni ed interventi mirati che dovranno essere messi nero su bianco su un Piano che presenteremo entro il 15 ottobre.
L’Europa ha stanziato complessivamente 750 miliardi di euro, una potenza di fuoco, dei quali circa 390 sono sussidi e 360 prestiti. L’Italia beneficerà di una bella fetta, circa209 miliardi, di cui 80 a fondo perduto e 129 come prestiti ma degli 80 l’effetto netto sarà pari a 25 milliardi, perchè 55 a partire dal 2028 in realtà dovremo rimetterli nel budget europeo. Vien da sè che non siamo in presenza di un regalo.
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