Benadryl Challenge, L’ultima sfida mortale
Una sfida sui social costata la vita a una quindicenne. Con la Benadryl Challenge l’overdose passa da tiktok.
Riprendersi con lo smartphone mentre si assume il Benadryl, un antistaminico, fino a quando non si hanno le allucinazioni, questa è la Benadryl Challenge. Ma per Chloe Phillipis, una quindicenne di Oklahoma City il limite è stato la morte. L’Associazione Nazionale dipendenze tecnologiche, Gap e cyberbullismo, Di.Te., analizza il fenomeno di queste e molte altre sfide che mettono a repentaglio la vita dei ragazzi. Per Disputandum ho intervistato il Presidente dell’Associazione, il dottor Giuseppe Lavenia, Psicologo e Psicoterapeuta che dal 2002 si occupa di dipendenze tecnologiche.
Ammetto che mi risulta molto difficile comprendere i motivi che spingono alcuni giovani a misurarsi in queste challenge, trovo difficoltà anche a visualizzare la fotografia, l’immagine stessa del momento in cui una ragazza come Chloe decide di ingoiare decine di pillole fino a morire di overdose.
Un nuovo gioco mortale nelle mani di ragazzi che non sono in grado di comprendere cosa è giusto e cosa sbagliato. Ma cosa porta i ragazzi a misurarsi in queste sfide? In molti si chiediamo ma i genitori dove sono? Che cosa fanno?
Probabilmente sono connessi e collegati agli stessi social che distruggono la vita dei loro figli, ma forse non sono in grado di vedere e comprendere la vastità e gravità del problema. I genitori hanno smesso di essere figli assumendosi le proprie responsabilità?
“In questo momento non siamo un grande esempio” risponde Giuseppe Lavenia. “Noi siamo i primi a criticare i nostri figli perché sono sempre connessi e poi siamo peggio di loro. Siamo autoritari, ma non autorevoli. Non diamo più il buon esempio e su questo dovremmo soffermarci e riflettere. Molto spesso è successo che la distanza digitale, la distanza tecnologica, che c’è tra noi e i nostri figli è diventata anche distanza relazionale. Noi non ci prendiamo più cura di tutto quel mondo che noi non conosciamo… a volte non gli diamo valore, invece dovremmo capire che loro strutturano la loro l’identità in quel mondo …”. A fondo pagina l’intervista integrale al dottor Giuseppe Lavenia, per contattare l’associazione Di.Te. è possibile rivolgersi al numero verde 800770960 o sul sito www.dipendenze.com.
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