Caligola, l’imperatore abbandonato
Caligola è certamente uno degli imperatori maggiormente maltrattati dalla storiografia: nasce con il nome di Gaio Giulio Cesare Germanico il 31 agosto del 12 DC, forse a Treviri o a Tivoli, ma più probabilmente ad Anzio.
Trascorre effettivamente l’infanzia al seguito del padre e proprio qua nasce il soprannome che gli verrà dato dai soldati, quello di Caligola: la caliga è infatti la tipica calzatura dei legionari, vagamente somigliante ad un sandalo e, poiché Gaio dimostra di amare questo genere di scarpa, viene soprannominato Caligola, che vuol dire in pratica “piccolo sandalo”.
Quando Caligola ha appena sette anni, il padre Germanico, inviato da Tiberio in Oriente, muore, probabilmente avvelenato. Gli anni successivi sono particolarmente turbolenti, poiché Tiberio si ritira a Capri non volendo più vivere a Roma dopo la morte del figlio e lascia che Seiano, il suo infido e potentissimo prefetto del pretorio, imponga un vero e proprio regime del terrore, prima di essere smascherato ed ucciso.
Caligola riesce per sua fortuna a salvarsi dagli intrighi di palazzo e cala presto posizioni nella classifica dei papabili successori al trono, fino a quando, grazie anche all’amicizia con il nuovo prefetto del pretorio Macrone ed al sostegno dei soldati, diventa di fatto l’erede più credibile di Tiberio.
Nel 37 DC, tuttavia, Tiberio cade in coma dopo un malore ed il popolo romano, festante, già acclama Caligola come successore. Tuttavia, quando l’imperatore pare riaversi, il suo erede ordina che venga soffocato fra le coperte del suo letto.
All’età di 25 anni, dunque, Caligola diviene l’imperatore di Roma
I primi mesi di principato, a dire il vero, pare non siano poi così negativi: Caligola infatti ordina grandi festeggiamenti e banchetti gratuiti per la popolazione romana. Concede l’amnistia ai condannati, promuove la costruzione di templi, si attiva per la ricostruzione di Antiochia, devastata da un terremoto, fa in modo di combattere la corruzione, cerca la concordia con il Senato. Nell’ottobre dello stesso anno, il 37, Caligola cade improvvisamente malato e si salva a stento.
Tuttavia, dopo tale evento, pare che la sua condotta, per la verità non particolarmente edificante già prima, peggiori radicalmente e che tutto quanto c’era di buono in lui scompaia. Caligola diventa allora un vero e proprio mostro: inizia infatti ad ordinare esecuzioni e torture senza alcun motivo; fa sbranare i condannati dalle bestie selvatiche nell’arena, non prima di aver fatto strappare loro la lingua; costringe i genitori ad assistere alla tortura dei figli; fa mozzare le mani ai ladri.
Oltre a ciò, abitualmente rapporti incestuosi con le sorelle, va a prostitute, dissipa somme spaventose per pranzi e cene luculliane. Si fa costruire ville, palazzi e flotte bellissime. Riesce infatti a dilapidare il patrimonio dello Stato romano, che pure Tiberio aveva lasciato in condizioni più che floride e, dopo aver finito i soldi, per trovarne di altri, inventa nuovi tipi di tasse. Proprio l’introduzione di nuove tasse e le continue esecuzioni gli alienano con il tempo anche la simpatia del popolo. Caligola insomma viene letteralmente abbandonato da tutti e, dopo alcuni fallimenti, nel 41 DC una congiura ha finalmente successo e l’imperatore muore assassinato ad appena ventinove anni di età.
Uno dei pochissimi a salvarsi da questo atroce bagno di sangue è Tiberio Claudio Druso
meglio noto solo come Claudio, che altri non è che il fratello di Germanico e quindi zio di Caligola. Claudio viene fra le altre cose ritenuto un perfetto idiota, ampiamente manipolabile. Ci racconta Svetonio che Claudio viene trovato, tremante, nascosto dietro una tenda, poiché teme di fare la stessa fine del nipote. I pretoriani invece lo acclamano imperatore e Claudio, che in realtà tutto è tranne che idiota, prima compra la loro fedeltà a suon di quattrini, poi fa uccidere Cassio Cherea, l’autore della congiura contro Caligola.
Claudio, molto a sorpresa, si rivelerà un ottimo imperatore, certamente molto più del nipote, Caligola, divenuto l’imperatore dissoluto per eccellenza della storia romana assieme a Nerone.