Di Vincenzo Adduci, Parte di me
Nel nostro quarto appuntamento a Nella stanza dell’altro, la Musica il protagonista è Vincenzo Adduci, con il suo nuovo singolo dal titolo Parte di me per Adesiva Discografica.
Ma chi è questo cantautore chitarrista? Vincenzo Adduci è nato il 17 maggio 1990, a Napoli. Comincia da giovanissimo lo studio della chitarra classica, dedicando il suo quotidiano alla musica. È così che trascorrere tutta l’adolescenza e la prima età adulta militando in diverse band tra Napoli, Bologna e Milano, città nella quale attualmente vive.
A seguito dell’incontro con i produttori Lele Battista, ex La Sintesi e Yuri Beretta, ex Genialando nasce il progetto Adduci. Con loro, Vincenzo individua una dimensione sonora coerente al taglio cantautorale della sua scrittura e della sua vocalità.
È poi con la pianista Antonietta Ranni che il giovane ha ideato e portato in giro uno spettacolo piano e voce incentrato sul cantautorato italiano degli anni ‘60, dal titolo Senza fine. Egli collabora inoltre, in veste di chitarrista e produttore, a numerosi progetti di amici e colleghi.
Proprio in occasione della messa sulle piattaforme streaming e in digital download, il 22 maggio, del singolo d’esordio Parte di me che anticipa l’album di inediti di prossima uscita, ho potuto intervistare Vincenzo Adduci. Dal 15 maggio è invece online il videoclip ufficiale, prodotto da Insolita film con la regia di Salvatore Strazzanti.
Esordisco con il far notare a Vincenzo che il suo cognome richiama il verbo addurre cioè portare a sostegno o a giustificazione
E gli domando, diversamente da ciò che sembra l’intento del suo inedito Parte di me, perché e con quale speranza l’ha scritto. Mi risponde che, se fosse un influencer mi direbbe che mai bisogna giustificarsi con alcuno sul come si è fatti, circa le infinite sfumature che si hanno, si hanno avute e si avranno. Non di meno crede che ci sia un perché per tutto ciò che riguarda le persone. Aggiunge che, probabilmente, se prendesse su due piedi in esame uno qualsiasi dei peggiori cattivi della Storia, potrebbe trovare per ciascuno di questi una o più ragionevoli ipotesi sul perché abbiano agito in una determinata maniera (comprese motivazioni di natura patologica). Sebbene ciò sia molto differente dal giustificare.
“L’atto stesso di approvare o biasimare genera sempre una deriva emotiva, dando luogo simultaneamente a due moti di intensità uguale e contraria, perfettamente speculari, di cui uno è ogni volta necessariamente l’odio” afferma Adduci. Ecco la ragione per cui lui sostiene che provare a capire e capirsi, aprirsi al prossimo, sia l’unico gesto realmente efficace al fine di essere liberi. Ha dunque scritto Parte di me perché mille pensieri si trasformassero in una scusa per ballare. E spera ne risulti un inno alla leggerezza piuttosto che alla pigrizia.
Gli chiedo poi come si descriverebbe. Confessa d’essere una persona assai incline all’innamoramento, sia verso le cose astratte sia verso le cose concrete. Innamoramento altresì nei confronti di persone che conosce e di quelle che immagina di conoscere. Si sente spesso innamorato dell’arte e degli artisti, delle canzoni. Insomma si innamora tutti i giorni, più volte al dì. Benché la detta inclinazione possa essere un problema, aggiunge che però ha trovato un modo per gestire la cosa e appunto l’arte è uno dei suoi strumenti a supporto.
A proposito di Parte di me, che afferma essere una canzone d’amore verso se stessi, vorrei sapere se l’ha scritta per lui
Mi spiega che da quando ha quello che chiama l’hobby della comunicazione, si è abituato a concepire sempre un messaggio in relazione al suo potenziale destinatario. Gli piace pensare di aver dedicato una canzone a una parte di sé con cui stava cercando di far funzionare una convivenza forzata, ma è distante poco più di 250 anni dal romanticismo e se ha deciso di condividere questa sorta di love story è perché si augura che tutti possano sperimentare una chiave di lettura diversa per quelli che ritengono essere i propri personali difetti”. Centinaia le esperienze vissute, anche con tutte le altre parti di se stesso, simili a quella raccontata nell’ultimo singolo.
Il videoclip ha per interprete Rossella Perissinotto. Incuriosita dalla scelta di una protagonista donna (e non da un appartenente al sesso maschile, come il cantautore), porgo il quesito se forse pensa che le debolezze siano negate e poi affrontate maggiormente dalle femmine. Vincenzo Adduci risponde che pensa che le debolezze siano una prerogativa degli esseri umani tutti e che affrontarle sia il nostro destino. Nonostante ciò Vincenzo non si esime dal dire che Rossella era perfetta per le sue qualità artistiche e pertanto deve ringraziare Salvatore Strazzanti che ha pensato a lei per il ruolo di chi si sente intrappolato da aspetti della propria personalità che soffocano, svelando debolezze che troppo a lungo ha nascosto alla prima persona. L’attrice decide di reagire con una danza liberatoria. Come se si volesse scrollare di dosso il male che c’è in lei, scoprendo una forza che non sapeva di avere.
In ultimo veniamo a sapere che Vincenzo Adduci si sente ispirato da tutta la musica e gli artisti che ascolta. Per costui l’ispirazione è qualcosa che avviene già prima di qualsiasi fase operativa, prima anche del concepimento. Ogni parola e nota di Tenco, Ciampi, Bindi, Paoli, ma pur Bobo Rondelli, Lele Battista, Emanuele Colandrea, diventa un mezzo con cui guardare al mondo… e ha citato solo i primi nomi a cui ha pensato confrontandosi con me quantunque l’elenco potrebbe essere sterminato. Ciò che è sicuro è che ci sono in progetto altre collaborazioni con Adesiva Discografica, Lele Battista, Yuri Beretta poiché il viaggio è appena cominciato!
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