Con Marco Zordan verso il 15 giugno
15 giugno 2020, si alza il sipario. Via libera a teatri e cinema, ma come sono le norme sul palcoscenico? Chi avrà il coraggio di tornare in sala? Parliamo con Marco Zordan.
A Palcoscenico è stato ospite Marco Zordan, direttore artistico del Teatro Trastevere, ovviamente il dibattito è sull’apertura, tra poco più di venti giorni, dei teatri. Il 15 giugno è la data prefissata. Al netto di modifiche e di nuovi DPCM come sarà la vita per gli attori?
È possibile tornare a immaginare il teatro com’era prima? Zordan parla di un teatro possibile, inizialmente che metteranno in scena dei monologhi piuttosto che vedere recitare più attori contemporaneamente, distanziamento sociale nelle sale, seguendo tutti gli obblighi imposti per il contenimento del contagio.
“Il 15 giugno è appunto la data che è stata indicata dal governo per la riapertura, non ci sono ancora le linee guida della Regione, perché ogni regione deve legiferare su questa riaperture. Quindi la certezza al 100% che la regione Lazio ripartirà il 15 giugno proprio praticamente e legalmente non l’abbiamo”. La trasmissione è stata registrata il 21 maggio, ma da oggi le cose non sono cambiate.
“I problemi del riaperture sono diversi”
Partendo da quello che salta agli occhi, giugno e solitamente la data in cui i teatri chiudono e finiscono la propria stagione. “Ci sono le grandi strutture che fanno fatica a rimettere in piedi tutto il meccanismo, le piccolissime strutture che fanno fatica a vedersi ridotta la platea a non più di dieci spettatori. Inoltre anche sul palco a oggi c’è ancora la possibilità di fare spettacoli col distanziamento fisico…”. Superato l’obbligo dell’uso delle mascherine durante la recitazione restano comunque diversi ostacoli, come ci ha raccontato Zordan e possiamo ascoltare nella registrazione completa nel player a fondo pagina.
Vi lascio però alcune parole di Marco Zordan che io ho ascoltato e vissuto come un’autentica dichiarazione d’amore per il suo mestiere e per il suo pubblico. Nonché un abbraccio colmo d’affetto e rispetto verso i suoi colleghi.
“… Sta a noi far capire che l’esperienza live, di tutto, dal cibo al turismo, alle gite allo spettacolo dal vivo, ha qualcosa in più che l’esperienza vissuta all’interno delle proprie quattro mura… se noi non facciamo qualcosa che ha effettivamente qualcosa in più… saremo sconfitti doppiamente. Quindi da parte nostra c’è la responsabilità di ricreare quella cosa fondamentale che non puo essere sostituita da niente, da nessuna Netflix , che è la presenza, la presenza fisica dello spettacolo dal vivo di una persona di fronte ad un’altra persona. E questo non c’è niente che potrà soppiantarlo. Dall’altra parte dobbiamo dare valore a questa presenza dobbiamo incentivarla, dobbiamo far capire il valore che l’incontro fisico tra le persone ha…”.
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