Il sacerdote, il guerriero, il mercante
Continua il racconto dei sette Re di Roma. Oggi la storia di Numa, Tullo, Anco: il sacerdote, il guerriero, il mercante.
Nella scorsa puntata abbiamo parlato di Romolo, primo re di Roma, che, dopo 38 anni di regno, ascende al cielo o, secondo un’altra tradizione, viene massacrato e fatto a pezzi dai senatori, divenuti insofferenti rispetto al suo potere.
In seguito, i senatori inizialmente non eleggono il nuovo sovrano, ma decidono di spartirsi il potere con un sistema oligarchico: essendo in cento, stabiliscono di governare ogni cinque giorni a gruppi di dieci. Tuttavia, l’esperimento fallisce ed i cittadini costringono letteralmente il Senato a proclamare un nuovo re.
In particolare, viene deciso che i Romani indicheranno un possibile monarca fra i Sabini e viceversa. Tuttavia il nome proposto dai Romani, il sabino Numa Pompilio, riscuote talmente tanti consensi che i Sabini rinunciano a proporre un loro candidato. Inizialmente, per la verità, il buon Numa non è tanto convinto di assumere la carica, forse proprio perché Romolo era stato fatto a pezzi, ma alla fine accetta di divenire re.
Numa Pompilio si rivela un re filosofo e pio
una sorta di Marco Aurelio ante litteram ed il suo regno si caratterizza per una totale assenza di guerre e per una grandissima attenzione all’aspetto religioso della città. Numa crea innanzitutto i Flamini, un collegio di tre sacerdoti preposti al culto di Giove, Marte e Quirino, cioè Romolo divinizzato. Poi le Vestali, dedite alla custodia del fuoco sacro, sulla falsariga delle vestali di Alba Longa.
Crea poi i Salii, dodici individui preposti alla custodia di uno scudo sacro, l’Ancile, caduto secondo la leggenda dal cielo e di undici copie costruite appositamente per nascondere quello reale. Numa istituisce altresì la figura del Pontefice Massimo, un sacerdote preposto alla cura di tutto il sacro a Roma, sia pubblico che privato. Il secondo re di Roma muore dopo quarantatré anni di ottimo regno.
Il suo successore, Tullo Ostilio, è un personaggio decisamente più bellicoso
dopo un fraintendimento fra ambasciatori, dichiara guerra ad Alba Longa ed in questo conflitto si svolge il celebre episodio degli Orazi e Curiazi: tre Orazi (Romani) combattono contro tre Curiazi (Albani) per stabilire il predominio di una città sull’altra; i primi due Orazi vengono uccisi, ma il terzo, fuggendo, riesce a distanziare sufficientemente i tre Curiazi da poterli uccidere con comodo man mano che lo raggiungono, regalando la definitiva vittoria all’Urbe.
Alcuni anni dopo, Alba si rifiuta di aiutare Roma contro Fidene e Veio, ragion per la quale Tullo Ostilio, dopo aver sgominato le due nemiche, punisce Mezio Fufezio, sovrano di Alba, facendolo squartare da quattro cavalli, per poi radere al suo la città e deportarne la popolazione a Roma, sul Celio. A forza di far guerra, però, Tullo omette ogni rituale verso gli dei e la città viene colpita da una terribile pestilenza; il re cerca allora tardivamente di implorare il perdono dei numi, ma per tutta risposta Giove incenerisce lui e la sua casa con un fulmine. Tullo conclude dunque nel peggior modo possibile i suoi trentadue anni di regno.
A Tullo succede Anco Marzio, nipote di Numa Pompilio
decisamente più attento rispetto al predecessore all’aspetto religioso del potere, Anco istituisce il collegio dei Feziali. In caso di torto da parte di una popolazione, uno di essi si reca al confine con il territorio di tale popolo, invoca gli dei come testimoni della correttezza delle pretese di Roma. In caso di mancato soddisfacimento delle pretese romane nei successivi trentatré giorni, il re ed il Senato possono scegliere se dichiarare guerra e, in tal caso, il Feziale si reca di nuovo al confine, con una lancia dalla punta bruciacchiata ed insanguinata, per poi scagliarla in territorio nemico.
Anco Marzio si rivela un re molto capace: combatte contro i Latini di Politoro, accogliendone la popolazione sull’Aventino, fortifica il Gianicolo per evitare che diventi un possibile punto di invasione di Roma, costruisce il Carcere Mamertino, nonché il ponte Sublicio, ponte sacro alla cui cura, secondo Varrone, viene preposto il collegio dei Pontefici. Fonda inoltre Ostia e la prima salina, dando il via a commerci non solo terrestri, ma anche marittimi. Muore dopo ventiquattro anni di regno.
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