Finte cremazioni e altre truffe nei cimiteri
L’ennesima truffa raccapricciante scoperta a Roma durante il lockdown. Cremazioni e cimiteri. Il business che si nutre di dolore. A Disputandum con Valeria Campana, Alessandro Bosi e Alessandro Moresco di FENIOF.
Piena emergenza sanitaria, tutta l’Italia è bloccata, non è possibile neppure seppellire i propri cari che hanno perso la battaglia contro il virus. Ma la Procura di Roma apre un’indagine su fatti che vedono coinvolto, come vittima, un cittadino romano. L’urna che gli è stata consegnata, teoricamente contenente le ceneri della madre, custodisce invece terra e sassi. Il 21 aprile, Valeria Campana, portavoce del Comitato cimiteri Flaminio, Prima Porta, Verano e Laurentino, esorta la stampa, l’assessorato all’ambiente e l’AMA a fare chiarezza su questa agghiacciante truffa.
Anche il gruppo del Partito Democratico in Campidoglio, per voce del capogruppo Giulio Pelonzi, rivolge la stessa richiesta di chiarimenti. Ma l’Italia è ferma e nulla si muove. È il 27 aprile quando Il Messaggero informa che la truffa è stata messa in atto almeno 6 volte, il PM Pietro Pollidori sta seguendo le indagini.
La vicenda, degna del peggiore film horror
funziona grossomodo così, dopo 20-30 anni dalla tumulazione si provvede all’estumulazione della bara. Nel caso il cadavere sia mineralizzato, le ossa possono essere spostate nell’ossario comune. In alcuni casi, però, il corpo si conserva in buone condizioni, quindi i parenti del defunto sono costretti a pagare per rinnovare la concessione o effettuare la cremazione. Ed è qui che si innesca il meccanismo più macabro.
Insieme alla stessa Campana, nell’intervista che trovate a fondo pagina, Alessandro Bosi e Alessandro Moresco rispettivamente Segretario e Consigliere della Federazione Nazionale Imprese Onoranze Funebri.
“Ma com’è possibile arrivare a tanto?”
“La cosa che lei ha evidenziato si configura in un illecito che, aldilà dell’estetica delle parole fare a pezzi i cadaveri…si accompagna a un malaffare che ha una ripercussione di carattere penale”. Spiega Alessandro Bosi. “In ossequio a quella che è la missione della Federazione, che dal 1965 tutela le imprese virtuose, è quella di cercare di collaborare il più possibile con le istituzioni. Non soltanto denunciando questo fatto e sollecitando l’individuazione rapida dei responsabili, ma anche cercare di capire il perché sia potuto arrivare alla messa in atto di comportamenti di questo tipo… “
E purtroppo la nostra regione, ma, non è nuova a fatti di questo genere.
In questo settore, come in altri, mancano adeguati controlli. “… In ambito cimiteriale, ma anche in ordine a chi di fatto tratta i servizi funebri in nome e per conto dei cittadini. Oggi purtroppo ci sono una pluralità di imprese che, senza arte né parte, operano nel settore senza che nessuno faccia gli adeguati controlli e poi si arriva a episodi di malaffare come questo…” puntualizza Bosi.
Il Lazio è l’unica regione italiana che non ha una legge che si occupa del settore delle onoranze funebri
“Questo da già un metro di valutazione su come gli imprenditori di questo settore devono operare sul territorio” spiega il consigliere Moresco. “Lei, inoltre, ha introdotto un discorso che va oltre, ma che ci porta a fare una piccola sottolineatura: nelle regioni in cui c’è una regolamentazione, c’è anche un incentivo –chiaramente per gli imprenditori virtuosi– che li aiuti ad evolversi”.
Come spiega Alessandro Moresco, anche gli impresari che si occupano di questo settore sono obbligati ad adeguarsi ai tempi. Quindi, al di là della cerimonia funebre, devono rispondere ad una serie di incombenze e servizi a supporto dei cittadini, in risposta ai Comuni, alle autorità e a tutti gli attori coinvolti in un momento luttuoso.
Ma qual è la regolamentazione e la legge che manca nella nostra regione è perché il Lazio non ha ancora provveduto ad adeguarsi?
Risponde ancora Bosi “sulla carta abbiamo previsto delle disposizioni tali da individuare, innanzitutto le responsabilità sui quali gravano gli oneri delle verifiche dei controlli. Cioè, tutti coloro che esercitano l’attività funebre, finanche in ambito cimiteriale… i Comuni e le ASL per rispettiva competenza… con responsabilità e poteri anche di sanzioni”.
Addentrandoci ancora più nello specifico ” … devo dire che la cosiddetta liberalizzazione, che è stato un fiume che è arrivato a bagnare tutti gli angoli delle attività produttive di questo Paese, ha commesso un errore eclatante, in particolare nel settore funebre. Ovvero quello di consentire un accesso, diciamo, non regolamentato un settore che invece ne necessita eccome…”.
È grazie all’attività della Federazione Nazionale Imprese Onoranze Funebri
che ci sono 20 anni di dialogo con tutte le regioni, che hanno permesso di regolamentare tutti gli aspetti evitando, quanto più possibile, situazioni come quelle creatasi a Roma. Come si diceva prima tutte le regioni tranne una.
“Il grido che vogliamo, quindi, inoltrare alla regione Lazio facendo da trampolino su questa incresciosa situazione che c’è adesso su Roma, è proprio quello di valutare coscientemente il fatto che non è più rimandabile una legge che vada a definire i confini di operatività della filiera di tutto settore funebre cimiteriale. Noi non abbiamo previsto solo sanzioni, la multa talvolta può far fare spallucce a seconda della potenza economica dell’operatore. Ma se alla multa accompagniamo sospensione dell’esercizio dell’attività, o addirittura revoca definitiva dell’autorizzazione di esercizio dell’attività nei casi più gravi, ecco che non c’è più potenza economica e la soglia dell’attenzione diventa necessaria in termini di ottemperanza alle norme da parte di tutti… “
La situazione ora a Roma
“Le persone che ci hanno contattato erano molto scosse. Abbiamo cercato comunque di far passare un messaggio tranquillizzante il più possibile perché confidiamo sul fatto che la mela marcia esiste sempre, ma ci siano persone coscienziose e professionisti che operano in maniera eticamente corretta” sottolinea Valeria Campana che è a diretto contatto con i cittadini di Roma che in questo momento, come nelle altre città, non possono recarsi cimiteri, portare in sepoltura i propri congiunti e tanto più accertarsi dell’iter che eventualmente gli ha riguardati accompagnando la cremazione.
“D’altro canto so che comunque sta dando ulteriore peso al cuore delle persone che ci contattano e non poter ancora andare a trovare i propri cari nei cimiteri. Speriamo che non si allunghino troppo i tempi di apertura dei cimiteri romani perché comunque potrebbe ulteriormente lievitare un animo inquieto per queste e per tutta una serie di altre ragioni… queste notizie hanno sicuramente dato un ulteriore dolore a chi vive già un grande dolore…”.
Foto di Bernd Scheurer da Pixabay
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