Romolo, il primo Re di Roma
La scorsa settimana abbiamo rotto il ghiaccio approfittando della ricorrenza del 21 aprile per parlare della fondazione di Roma. Questo ci ha naturalmente portati a fare la conoscenza di Romolo, il primo re di Roma.
Personaggio con ogni probabilità leggendario, ma che potrebbe presentare comunque un fondo di verità, come buona parte delle leggende. Mi piacerebbe pertanto continuare la nostra avventura raccontandovi qualcosa in più sui sette re, parecchi dei quali rispondono in qualche modo ad un archetipo: abbiamo re divino, re mercante, re religioso, re bellicoso e, naturalmente, anche re “infame” da cacciare, come avremo modo di osservare. Ma, onde evitare di annoiarvi a morte oppure di dirvi soltanto poche parole su ciascuno di loro, mi limiterò per ora a parlarvi di Romolo.
Ci eravamo lasciati la scorsa settimana parlando dell’uccisione di Remo per mano di Romolo, un momento fondamentale con cui la città di Roma vede ufficialmente la luce. Successivamente Romolo, per popolare la sua neonata creatura, chiama a sé una masnada di banditi, reietti e criminali della peggior specie, attirando tutti con il diritto di asilo e con il perdono di tutte le loro eventuali (diciamo pure sicure) malefatte.
Successivamente, Romolo ed i Romani si rendono conto di un dettaglio non da poco:
alla loro neonata città mancano infatti le donne, pertanto i cittadini non hanno modo di procreare una nuova generazione di virgulti capitolini, a tacere dell’aspetto puramente ludico della vicenda. Romolo, da buon sovrano, cerca di ovviare inviando ambascerie alle popolazioni vicine: tali ambascerie riscuotono talmente tanto successo che nessuno si presenta… fatto sta che i Romani risolvono il problema organizzando un grande banchetto e rapendo le donne, in particolare dei Sabini. Tali donne, tuttavia, ci tiene a farci sapere Livio, non subiscono violenze, ma accettano di buon grado la nuova vita e lo stesso Romolo trova moglie fra di loro, sposando Ersilia.
I popoli di appartenenza, al contrario, non reagiscono bene e dichiarano guerra a Roma; i più agguerriti e minacciosi si rivelano essere proprio i Sabini, che riescono persino, grazie al tradimento della vergine vestale Tarpea, a conquistare Roma, ricompensandola con la morte (altra tradizione vuole che, per il suo tradimento, ella sia stata scaraventata dalla rupe che ancora oggi porta il suo nome, sul Campidoglio). Tuttavia, nel mezzo della battaglia del lago Curzio, le donne sabine si frappongono ai combattenti, pregando i contendenti di deporre le armi. Romani e Sabini, allora, si uniscono a tal punto che, secondo Livio, il loro re Tito Tazio condivide il potere regale con Romolo per i successivi cinque anni, mentre loro si stabiliscono sul Quirinale.
Dopo aver risolto il problema della discendenza della sua città, Romolo ne organizza la vita dal punto di vista politico e militare:
sceglie infatti i cittadini più eminenti per formare il Senato, fonda i Comizi curiati, un’assemblea dedita alla ratifica delle leggi, divide i patrizi nelle tre tribù Tities, Ramnes e Luceres, ciascuna delle quali divisa in dieci curie, che avrebbero fornito ciascuna cento fanti e dieci cavalieri, per formare la legione. Fra l’altro, conquista Fidene ed inaugura una lunghissima epoca di conflitti con Veio, nemica giurata del popolo romano per i successivi tre secoli.
Infine, dopo 38 anni di regno, il fondatore di Roma muore: la tradizione vuole che il fondatore e Primo Re di Roma sia asceso al cielo dal Quirinale il 5 o il 7 luglio del 716 a.C. e sia poi stato divinizzato con il nome Quirino. Un’altra versione, invero più macabra, vuole che Romolo, particolarmente inviso al Senato, sia stato dai senatori ucciso e fatto a pezzi.