Perché il cinema italiano è unico?
In questi giorni ho cercato in maniera costante video e articoli che riuscissero a spiegare cosa rende il cinema italiano così bello e unico agli occhi del mondo.
Quel poco che ho trovato sono risposte generiche o che non rispondono alla domanda. Alla fine ho capito che la risposta non si può riassumere con poche parole. Rispetto al resto del mondo, l’Italia entra tardi nel mondo del cinema, ma riuscirà comunque a stupire nell’arco di pochi anni. Il primo film italiano ad essere proiettato in sala è La presa di Roma del 1905. Questo lento avvio fu dovuto dalla difficoltà di trovare mestieranti cinematografici nel nostro paese.
In questi anni, la nostra patria prenderà moltissimo dalla Francia soprattutto dal genere comico. Molto redditizio, questo permetterà ai nostri produttori di sfruttare budget più alti in altri generi (vedi Gli ultimi giorni di Pompei del 1908, un’opera epico-storica). Nel 1913 esce Quo Vadis il primo blockbuster della storia (che utilizzerà molte comparse e set che ricostruivano l’Antica Roma). Impossibile non citare Cabiria del 1914 (con un altissimo budget e che alla scrittura collaborò D’Annunzio) che innoverà il cinema con l’uso del carrello.
Negli anni ‘20 il regime Fascista, escludendo la creazione dell’istituto Luce, si disinteressa di questo mezzo
Con l’arrivo della depressione nel nostro paese, il Governo sostiene l’industria (aiutando economicamente ed espostardo dall’estero). Per dare maggiore esposizione al nostro cinema nascono l’Esposizione di Venezia nel 1932, gli studi di Cinecittà ed il Centro sperimentale di Cinematografia (una delle prime scuole di cinema del mondo). Ovviamente arriveranno anche le prime opere propagandiste come Camicia Nera del 1933.
Nel secondo dopoguerra arriverà la tendenza del Neorealismo italiano, che affronterà sia gli anni della guerra, della resistenza e profonde tematiche sociali. Alcuni esempi sono Roma, città aperta del 1945, Ladri di biciclette del 1948. Con la distruzione di Cinecittà, i neorealisti portano la camera fuori dai teatri di posa riprendendo l’Italia di quegli anni.
Dagli anni ‘60, grazie all’arrivo di nuovi cineasti, l’Italia è il centro di produzione più forte dell’Europa occidentale. Ci spostiamo dalle tematiche del neorealismo a temi più esistenziali. Michelangelo Antonioni è il primo a portare avanti questa rivoluzione, Fellini unisce il reale ed il surreale con una visione favolistica, Pasolini, opponendosi allo stile di questi anni, esplora il sotto-proletariato. Negli anni ‘50 nasce la commedia all’italiana che unisce sapientemente critica e satira, le risate sono amare e fanno riflettere (alcuni esempi sono I Soliti Ignoti, La Grande Guerra ed Il sorpasso). Rinasce il cinema di genere con il mitologico, l’horror, il poliziesco e lo spaghetti western.
Oggi cosa abbiamo, invece?
Oltre ai celebri Sorrentino e Garrone, troviamo autori giovani e brillanti come Genovese (che ha diretto lo splendido Perfetti Sconosciuti), Mainetti (Lo Chiamavano Jeeg Robot) e Matteo Rovere (Il primo re). Il cinema italiano è unico al mondo per la sua storia ricchissima di cui sentiamo gli echi ancora oggi. Purtroppo negli ultimi 20 anni, con la morte del cinema di genere, il nostro paese si è ritrovato in una situazione stagnante. Ma adesso con questi giovani autori possiamo sperare di tornare negli anni d’oro del nostro cinema e di riprenderci il posto di autori massimi di questo medium.