Cronaca

Come deve essere un film action?

Il genere action è tra i più complessi in assoluto. Richiede moltissime conoscenze tecniche, esperienza, una buona crew, anni di preparazione ed un buon budget.

La pellicola che, secondo me, presenta tutte le caratteristiche per un buon film d’azione è il capolavoro del 2015 di George Miller, “Mad Max: Fury Road”. Nel corso degli anni abbiamo potuto vedere ottime pellicole di questo genere: “I sette samurai” (1954, di Akira Kurosawa), “Hard Boiled” (1992, di John Woo), “Terminator 2” (1991, di James Cameron), “Die Hard – Trappola di cristallo” (1988, di John McTiernan”), “Matrix” (1999, dei Wachowski) e “John Wick” (2014, di Chad Stahelski) ma nessuno è mai riuscito a raggiungere gli spettacolari livelli dell’opera di Miller.

“Fury Road” è diverso da qualsiasi altro film, è una pellicola che corre a 60 km/h per tutta la durata. Con quest’opera, il regista ha voluto fare qualcosa di diverso. Ha voluto studiare prima l’azione e poi la storia. Se cercate su internet non troverete la sceneggiatura del film poiché l’intera pellicola è stata pensata tramite disegni. Tutto il film è stato pensato come un “fumetto vivente” in cui i dialoghi e la storia sono solo un contorno a tutta l’azione.

Oltre a questo hanno pensato all’estetica

La maggior parte dei film action presentano una fotografia scura e con ambienti chiusi. Miller, ed il direttore della fotografia John Seale, hanno scelto dei colori vivi, accesi ed un’ambientazione desertica. Tutto è vero e tangibile. I colori sono una parte essenziale nel creare un film, creano il mood della scena. Nei film d’azione, più di ogni altro genere, richiedono un attento studio di questi per mantenere l’atmosfera anche durante una scena intensa.

Quindi come mandare avanti la storia in un film action? Blocchiamo l’azione o, come ha fatto Miller, modifichiamo l’atmosfera grazie alla fotografia.

Un’altro aspetto unico di “Fury Road” è l’utilizzo della prospettiva. La prospettiva è ciò che smuove le emozioni e che coinvolgono lo spettatore. Nella maggior parte dei film d’azione noi seguiamo la storia dell’eroe e di tutti gli ostacoli che gli si presentano per raggiungere il suo obiettivo (vedi le pellicole di “Mission Impossible” o di “James Bond”). Il pubblico non potrà mai relazionarsi con un solo personaggio, almeno non tutti.

Ne “I Predatori dell’Arca Perduta” notiamo come Spielberg ha voluto presentarci differenti protagonisti: Indiana Jones, Marion e Sallah

Vediamo tre punti di vista molto diversi in cui ognuno può ritrovarsi. Miller ha seguito la stessa tecnica. La storia è narrata da tre personaggi molto diversi: Max, Furiosa e Nux.

Non solo lo spettatore continua a guardare la pellicola per la spettacolarità dell’azione ma anche per tutte queste intelligenti scelte fatte dal regista che è riuscito a coinvolgere milioni di persone, girando un inseguimento lungo 2 ore.

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Giovanni Salomi

Giovanni Salomi è nato a Busto Arsizio il 12 febbraio 2001. Studente di cinema presso il DAMS di Bologna. Fin da piccolo appassionato di cinema, ha sempre studiato con interesse tutto ciò che sta davanti e dietro le quinte. Dal 2016 al 2020, scrive presso il portale “L’Informazione” con la rubrica “Il film del fine settimana”, nella sezione “Conoscere e sapere”, in cui presenta le pellicole del momento. Per tre anni, co-presenta un programma radiofonico, “B-Movie”, insieme a Giovanni Castiglioni, dove approfondisce e discute le ultime novità nel mondo del cinema. Per svariati anni ha collaborato con i cinema della zona di Busto Arsizio (ha lavorato presso il Teatro Sociale ed il Cinema Lux).

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