Fai da te nel 2020: le fascette per elettricista
Green economy, energie rinnovabili, fai da te, risparmio e impegno collettivo. Dal giardinaggio alle micro riparazioni domestiche. A cosa prestare attenzione?
Il 2020 è un anno che si è aperto con l’irrisolta questione ambientale dell’anno appena passato.Una questione ambientale di non facile soluzione a cui ogni ente si è adoperato per trovare una panacea, dai finanziamenti per le energie rinnovabili e delle auto elettriche fino alle emissioni di Green Bonds.
Il problema resta comunque aperto e l’unica soluzione utile che si prospetta all’orizzonte contempla l’impegno collettivo di tutta l’umanità nello sforzo di ridurre la produzione di scarti inquinanti, sia per quanto riguarda i famigerati gas serra sia per quanto riguarda quello di sostanze tossiche o sostanze plastiche con lunghissimi tempi di smaltimento.
Fai da te: una categoria sensibile
Una categoria particolarmente sensibile è quella costituita dal fai da te, alla quale si dedicano sempre più italiani. Il fai da te è una categoria estremamente vasta che prende in considerazione numerose attività: dal giardinaggio alle micro riparazioni domestiche, dalla costruzione di modellini alla realizzazione di piccoli impianti domestici.
Si tratta di una categoria sensibile in quanto non sottoposta ad attenta vigilanza. Gli equivalenti settori professionali delle attività fai da te devono dichiarare l’intero ciclo che i materiali impiegati compiono, dall’acquisto allo smaltimento dei rifiuti fino ai fondi di magazzino.
Se la medesima cura venisse riservata a chi si dedica al fai da te, gli organi di controllo e gli uffici dovrebbero come minimo triplicarsi di numero. Per questo motivo l’intero settore si regge sulla speranza nella buona coscienza dei singoli individui.
Aiutare l’ambiente con il fai da te: le attenzioni necessarie
Chi si dedica al fai da te deve essere cosciente del fatto che nonostante tutto opera con materiali potenzialmente dannosi per l’ambiente e che le sue azioni non sono meno responsabili di quelle di un qualsiasi altro operatore, professionista privato o grande azienda che sia.
Se nel 2019 sono stati pronunciati discorsi toccanti e si è arrivati a momenti di dialogo particolarmente interessanti, la cosa non deve terminare con l’anno passato. L’impegno per l’ambiente esige sempre nuove energie e un impegno costantemente rinnovato. Fare attenzione ai materiali e ai prodotti che si impiegano è solo uno dei passi fondamentali.
Fascette per elettricista: sono davvero importanti?
È nelle cose banali, negli oggetti quotidiani, che si nasconde il segreto per modificare il presente.
Tutti i grandi designer o coloro che lavorano alla produzione di spot pubblicitari conoscono alla perfezione questo enorme potere dell’usuale. Con il 2020 è ora di coglierlo a pieno e di farla diventare un’arma a favore dell’ambiente.
In particolare le fascette per elettricista, chiamate così anche se in generale servono a molteplici usi, sono un ottimo punto di partenza. Solitamente le si usa a mo’ di usa e getta, un modo per legare, fissare o fermare qualsiasi cosa e poi tagliate e buttate nella spazzatura.
Ebbene, con il 2020 è arrivata l’ora di dire addio alle fascette per elettricista in plastica, con la testina monouso, e iniziare ad abbracciare l’idea di impiegare fascette con la testina sbloccabile, che possono essere utilizzate anche più volte. Questa tipologia di fascette presenta, infatti, un sistema di blocco nella testina che è reversibile.
In questo modo non è necessario tagliare la fascetta per poter liberare qualsiasi cosa si sia deciso di fissare
I primi piccoli passi
Partire dalle fascette è un esempio. Si può decidere di intraprendere questo percorso con qualsiasi attrezzatura o utensile si usi con maggiore frequenza. Informandosi a dovere, consultando anche cataloghi online come RS Components, che propongono numerose soluzioni diverse per lo stesso prodotto, infatti, è possibile capire autonomamente che le cose piccole, quelle che da sempre si hanno sottomano, sono allo stesso tempo le prime dalle quali bisogna partire.
Del resto, perché passare dal diesel all’ibrido, se poi si producono quintali di scarti ogni anno impiegando fascette monouso?