Roma

Comitato AEC e disabilità nelle scuole

Giornata mondiale delle persone con disabilità, parliamo con Germano Monti portavoce comitato AEC – Assistente Educativo Culturale.

Le giornate dedicate, a questo o quel tema, sono sicuramente un pretesto per parlare di qualcosa che richiederebbe più attenzione durante tutto l’anno. AEC è acronimo di Assistente Educativo Culturale – ne abbiamo parlato il 24 ottobre, in diretta da Piazza Madonna di Loreto – che, a Roma, si occupa di quasi 10000 bambini e ragazzi con disabilità. Come molti dei servizi essenziali, nella capitale, hanno dei problemi. Ne parliamo con Germano Monti uno dei portavoce del comitato. Ancora una volta si chiede al Comune di Roma di fare proprio un servizio, che sia il Campidoglio ad occuparsi dei lavoratori e non altre cooperative esterne.

L’assistente educativo culturale ha il compito di fare in modo che i ragazzi con disabilità abbiano gli stessi diritti allo studio come i cosiddetti normodotati. Si occupa inoltre della loro socializzazione e dell’ambiente che li circonda. Risulta quindi facile comprendere come il compito del AEC sia delicato e fondamentale.

“Questo tipo di servizio, fino al 2000, era svolto esclusivamente da dipendenti comunali” spiega Germano Monti. Era una figura apposita che si chiamava “assistente educativo”; carenze di personale porta, la Giunta Rutelli a decidere per l’esternalizzazione, invece che assumere. Ad oggi, dopo quasi 19 anni, gli AEC comunali sono meno di 10 a fronte dei 3000 dipendenti di cooperative. 

12 mila firme per la delibera di proposta popolare

“Abbiamo individuato come strumento quello della delibera di iniziativa popolare che è uno degli strumenti previsti dallo Statuto del Comune di Roma. Dice, in sostanza, che tutti i cittadini possono presentare proposte di delibera se raccolgono almeno 5000 firme valide di cittadini romani”.

E hanno fatto decisamente meglio, oltre 12000 sono le firme consegnate al Campidoglio.

“Questa delibera, entro 6 mesi da quando è stata presentata, deve essere messa ai voti dell’Assemblea Capitolina…”. Nell’intervista, il portavoce del comitato, spiega i passaggi che dovrebbero essere eventualmente messi in pratica per costringere l’Assemblea ad andare al voto.

Sta di fatto che con i dipendenti sottoposti a continui cambi di gestione passando da una cooperativa all’altra – la variante è stabilita da chi vince o perde la gara d’appalto – i primi a risentirne sono ovviamente gli utenti.

E come utenti ci sono ragazzi, migliaia di ragazze e bambini disabili, con le loro famiglie

La richiesta è che il servizio, e tutti i servizi sociali e assistenziali di pertinenza del Comune, siano gestiti internamente dal Comune stesso. Questa vicenda non può non riportare la memoria la Roma Multiservizi dove, tra le altre cose, per tutti i lavoratori delle scuole, c’è stipendio solo quando gli istituti sono operativi. Dal resto dell’intervista si riesce ad avere un quadro completo delle condizioni di lavoro e di vita di questi dipendenti, ma soprattutto di quello che potrebbe accadere il 12 dicembre quando tutta la categoria sarà in sciopero. Il disagio sarà una catena che coinvolgerà l’alunno, la famiglia, i genitori che non potranno andare a lavorare e tutto l’indotto. È per questo che gli operatori AEC hanno anche scritto una lettera alle famiglie spiegando loro il perché dello sciopero.

Tutte le forze politiche incontrate dal Comitato ammettono che così il servizio non può andare avanti e che quindi occorre un preciso cambio di passo, Monti fa un esempio assolutamente chiarificatore “il comune paga, per ogni ora del nostro lavoro tra i 20 e i 21 euro. Materialmente in tasca a noi ne entrano 7, anche meno!”

Per parlare della necessità di voltare pagina è stato organizzato un convegno, il 5 dicembre in Sala Conzagna, sotto al Campidoglio. Invito a seguire gli aggiornamenti dalla pagina Facebook del Comitato.

Di seguito l’intervista a Germano Monti, portavoce del comitato AEC – assistente educativo culturale, dal microfono della WebRadioSenzaBarcode. Quando mi ha detto “di fatto c’è una violazione, non di un giorno, ma tutti i giorni, dei diritti dei ragazzi disabili…”, io mi sono sentita profondamente amareggiata, auguro la stessa sensazione a chi può cambiare le cose.

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Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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