Vigili Urbani, la figuraccia del PD romano
Il PD romano senza nulla di sinistra prova a fare populismo con una interrogazione sui vigili urbani, ma rimedia una figuraccia.
Parafrasando Oscar Wilde a volte è meglio tacere dando l’impressione di non sapere che aprire bocca e togliere ogni dubbio. E ancora una volta dai banchi del PD romano piuttosto che tacere e lasciar naufragare i Cinquestelle da soli come sanno fare benissimo, aprono bocca per mezzo del consigliere capitolino Marco Palumbo e ridanno vigore ad un movimento pentastellato per la prima volta in difficoltà con il personale ed i sindacati.
Il Consigliere PD Palumbo, avendo assistito alle immancabili polemiche sui giornali scatenate ogni volta che a Roma piove in mondo un po’ più intenso del solito, avrà pensato “piatto ricco mi ci ficco” e con velocità populista d’altri tempi, ed altri partiti, ci si è fiondato col più classico dei classici: e i vigili dove sono?
Purtroppo la classe politica di una volta non esiste più, ha la memoria corta e, soprattutto, non si documenta a sufficienza. Altrimenti avrebbe taciuto ricordando il disastro che la Giunta Marino lasciò in eredità alla Sindaca Raggi proprio sul versante dipendenti capitolini, ed in modo particolare Corpo della Polizia Locale.
Il triennio mariniano ne aveva devastato l’immagine con infinite polemiche e opinabili scelte politiche, abbattendone il personale numericamente, moralmente ed economicamente. Un lascito che, soprattutto nelle famiglie degli agenti, non hanno mai dimenticato.
Ci sono poche cose che possono essere rivendicate con orgoglio e con prove alla mano dalla Sindaca Raggi:
la pace con i dipendenti capitolini ed i sindacati grazie al superamento del famoso atto unilaterale lasciato in eredità dal PD come un macigno sulle buste paga. E sul fronte Polizia Locale un ritrovato orgoglio di Corpo con il suo utilizzo in operazioni eclatanti, anche mediaticamente, contro alcune tra le più potenti famiglie malavitose della Capitale, ma anche col continuo elogiare sempre e comunque l’attività dei vigili in ogni occasione utile: non manca mai l’apprezzamento degli agenti impegnati al contrasto della movida selvaggia del fine settimana. Soprattutto ora che sul fronte della criminalità romana di competenza dei corpi dello Stato si vedono tutte le carenze del Governo giallorosso.
Aver sbloccato il concorso fermo da dieci anni con ingresso di circa mille unità è la coccarda che sfoggia in tutte le occasioni la sindaca pentastellata. Non ha certo migliorato di molto le prestazioni di un Corpo ancora sottodimensionato rispetto al fabbisogno, con età media sopra cinquant’anni e molti agenti prossimi alla pensione grazie a quota 100, ma è già qualcosa rispetto allo sfacelo passato. Si parla di una città che è estesa quanto 9 grandi città italiane, o per fare un confronto internazionale il doppio di New York.
Con 3 milioni di abitanti che aumentano sensibilmente con i pendolari, Roma ha un sistema stradale vecchio, urbanisticamente cresciuto senza regole e con un centro storico che ha secoli sulle spalle.
La richiesta se i neoassunti fossero tutti in strada oltre ad essere oziosa è anche un tremendo boomerang
Solo chi non conosce Roma non conosce Antonio Di Maggio, il Capo dei vigili, apprezzato dalla cittadinanza per i suoi modi spicci e decisi. Tanto amato da essere l’unico a superare l’esame dei vertici capitolini fatto da un noto giornale romano con un bel 8. Lui stesso dichiarò che tutti i neoassunti sarebbero stati operativi e in viabilità. Di Maggio è il tipo che su queste cose non transige, ormai comandante senza stipendio perché in pensione, è chiaramente il classico tipo che non molla, e la Raggi è terrorizzata all’idea che prima o poi gli si debba un addio, l’eternità non è di questo mondo.
Bastava quel passato e questo presente per far tacere il solerte e poco accorto consigliere, ed invece lanciata la palla ormai la schiacciata era inevitabile. Gli agenti hanno ricordato il passato, e nelle varie chat si sono rimpallati quel comunicato capendo subito che loro sarebbero stati il bersaglio pre elettorale del PD. Si riapre in tal modo una ferita mai rimarginata con un partito che mai è stato amato, ma che ora mette allarme: meglio quindi prevenire che curare.
Antonio De Santis, abile assessore social al personale pentastellato
si è subito fatto apprezzare dai dipendenti per la difesa a spada tratta degli agenti, prendendosi oggi meriti per demerito di altri. I sindacati, soprattutto la CGIL, quella più colpita dai passi falsi a sinistra, ha dovuto mandare un comunicato di fuoco contro il gruppo PD in Campidoglio, e il gruppo del PD non ha potuto far altro che difendere questa sciagurata interrogazione, specificando e peggiorando la situazione.
Complimenti al Pd, il traffico romano si può risolvere solo con bacchetta magica o tanti mezzi pubblici, per autolesionarsi basta una interrogazione.