Asperger “disordine pervasivi dello sviluppo”
La sindrome di Asperger fa parte dei “disordini pervasivi dello sviluppo”, ovvero quel gruppo di neurodiversita’ che riguardano il comportamento e la socialità.
Prende il nome dal pediatra viennese Hans Asperger, che all’inizio del Novecento descrisse il comportamento di quelli che egli stesso definì “piccoli professori”, ovvero bambini dal carattere solitario, goffi nei movimenti, che stavano spesso isolati dai loro coetanei e avevano difficoltà a comunicare e a relazionarsi con gli altri, ma che, al tempo stesso, coltivavano i loro interessi (musica, scienza, letteratura, matematica, collezionismo) con una dedizione particolare, ( a volte ossessiva) fino a diventare dei veri e propri esperti.
Sono tutte caratteristiche riscontrabili nei bambini con la sindrome di Asperger, che utilizzano inoltre un linguaggio fatto di poche parole e spesso parlano in modo spropositato (a ruota libera), e che, nella maggior parte dei casi, si muovono in modo impacciato, fino a risultare ridicoli o avere difficoltà nel mantenere l’equilibrio.
La sindrome di Asperger è ad oggi classificata
nel nomenclatore LEA come una forma di autismo più lieve (o, come si dice in gergo, “ad elevato funzionamento”), poiché i bambini con questo tipo di disturbo si comportano in modo ripetitivo, schematico e si relazionano poco con gli altri coetanei; proprio come i bambini autistici.
C’e una svariata gamma di personaggi famosi con sindrome di Asperger. Da Susanna Tamaro ( che ha fatto “outing” nel suo ultimo libro) a Bob Dylan. Oggi però l’ Asperger più in voga è la piccola Greta Thunberg. In lei i tratti autistici-asperger sono assolutamente evidenti. Ho ben impresso nella mente il suo discorso alle Nazioni Unite.
Lo sguardo
la tonalità, la ripetitività quasi ossessiva (mi avete rubato i sogni) sono innegabilmente segni della sindrome.
Ed il fatto che una ragazzina sedicenne con sindrome di Asperger, quindi con una forma di disabilità, sia la portavoce di uno dei movimenti più radicali, seguiti ed attivi degli ultimi trent’anni, ci dovrebbe far capire che oggi certe convinzioni sono superate e che se non diamo a lei e più in generale ai ragazzi con disabilità la dignità e il valore che meritano, perdiamo una grande occasione.
Emanuela Fatilli
manu@senzabarcode.it
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