Cronaca

La grande tigre a rischio

È la più grande delle nove sottospecie di tigre (di cui 3 già dichiarate estinte) e sopravvive con 450 esemplari nell’Estremo Oriente Russo, ai confini che toccano la Mongolia, la Cina, la Corea e il Mar del Giappone.

La casa della tigre dell’Amur – o tigre siberiana – è la foresta boreale di conifere al di sotto della linea del circolo polare artico che negli ultimi decenni, ha dovuto affrontare tassi di deforestazione insostenibili per il mantenimento dell’intero ecosistema: solo nel 2017, il programma per l’ambiente delle Nazioni Unite riporta in Russia una perdita di 5,3 milioni di ettari di foresta, preceduta da una media annuale di 4,43 milioni di ettari a partire dal 2013.

L’industria del commercio illegale del legname è la principale responsabile di questo scempio che trova proprio nell’Estremo Oriente Russo e in Siberia la principale fonte di approvvigionamento. Ma la soluzione esiste e dal Parco Natura Viva di Bussolengo parte l’appello: “Cerchiamo la certificazione di tracciabilità nei nostri acquisti quotidiani: che si tratti di carta, mobili o manufatti derivati dal legno, le nostre scelte possono determinare il futuro delle tigri dell’Amur”.

Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva di Bussolengo

“I dati parlano di tassi che in quella regione nel 2013 hanno superato l’80% di legname commerciato illegalmente, togliendo cibo e riparo non solo alle tigri dell’Amur, ma a tutta la fauna selvatica che dipende da uno dei biomi più importanti della Terra. E il 95% di questo viene esportato in Cina, entrando così nel mercato globale – di cui l’Europa è importante attore – in qualunque forma. Proprio in quell’anno però, la Russia ha messo a punto un programma che non solo restringe le pene per i criminali, ma che prevede anche un sistema di etichettatura, tracciabilità e monitoraggio del legname”, prosegue Avesani Zaborra.

“Un ruolo importante lo svolge il Forest Sterwardship Council (FSC), che ha permesso di delimitare foreste ad alto valore per la conservazione, riuscendo ad escludere in modo permanente più di 125mila ettari dal disboscamento e dalla costruzione di strade”. Gli stakeholder sono aumentati negli anni e oggi, i contratti di locazione che impiegano legname certificato coprono quasi 4 milioni di ettari. “Non è ancora abbastanza per le 450 tigri dell’Amur – conclude Avesani Zaborra – ma l’acquisto consapevole da parte di tutti noi, può aiutarle a non scomparire per sempre”.

SenzaBarcode Redazione

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