Pluralismo dell’informazione Intesa regionale
Protocollo d’intesa regionale per azioni comuni in materia di pluralismo dell’informazione. Anche SenzaBarcode in Audizione.
C’era anche SenzaBarcode, che non è una testata giornalistica, il suo direttore non è un giornalista e non appartiene ad alcun ordine o albo. Il nostro “magazine” si occupa di informazione e comunicazione, approfondimenti e notizie di cronaca, cultura, politica, arte e spettacolo. Un magazine, ma non riconosciuto o credibile per alcuni. Per questo l’invito del Davide Barillari è arrivato inaspettatamente, ma di certo molto gradito.
È stato siglato un protocollo d’intesa tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dipartimento per l’informazione e l’editoria e la commissione permanente del Consiglio Regionale del Lazio di vigilanza sul pluralismo dell’informazione. Durante la conferenza stampa, Vito Crimi, sottosegretario con delega all’editoria e il presidente della III Commissione regionale hanno apposto le firme.
I punti principali del Protocollo
- Sensibilizzazione e promozione per il rispetto del pluralismo
- Collaborazione per sviluppo di azioni che favoriscono il pluralismo dell’informazione
- Sviluppare attività di studio
- Trovare strumenti per valorizzare quegli organi che si contraddistinguono per lealtà, indipendenza, imparzialità, completezza dell’informazione e qualità
- Organizzare e promuovere eventi di approfondimento
- Mantenere un costante è reciproco scambio di documenti dati e informazioni
- Creare gruppi di studio e di lavoro per soluzione condivise
- Collaborare ad una rete di relazioni a promuovere la realizzazione di progettualità comuni
Barillari ha dichiarato che “L’Italia è una repubblica basata sull’informazione on-line”. Ed è la dimostrazione della necessità siano fornite velocemente e l’esigenza di informazioni asciutte e attendibili.
Fake news e codice deontologico
Quella della fake news, o comunque delle informazioni parziali, manipolate e/o faziose, resta una delle battaglie principali e ispiratrici, anche, di questa intesa. “Oggi è cambiato tutto, l’informazione dal 2000 in poi è diffusa e condivisa. Le tecnologie di informazione si sono sempre più differenziate rispetto a quello che era il trend iniziale. Come vediamo oggi, anche sui social, l’informazione ha ormai tantissime forme diverse di evoluzione”. Continua il Presidente già capogruppo del Movimento 5 Stelle nella precedente legislatura.
“È cambiata la sincronia dell’informazione, è cambiato il modo di utilizzare le notizie e di conseguenza deve cambiare il ruolo del giornalista o comunque di chi fornisce l’informazione”.
Questo protocollo dedica ampio spazio all’informazione on-line, prevedendo un ruolo di puro approfondimento alla carta stampata
L’esempio migliore per spiegare questo concetto è un albero che cade per il vento, un incidente stradale, un flash mob. Ormai tutti possediamo uno smartphone e tutti siamo in grado di dare notizie in tempo reale di qualsiasi avvenimento, ed è molto probabile che TG, web tv o testate online si trovino ad utilizzare un video caricato, magari in diretta su Facebook, da un utente piuttosto che inviare una troupe sul luogo dell’evento.
Tutti creiamo informazione, la differenza la fa la credibilità
E in questo caso è innegabile che tra influenzer, ottimi giornalisti, programmi televisivi canonici, web TV e video party di Facebook non è certo un tesserino o l’iscrizione ad un ordine a fare la differenza. La reputazione online, che non la si costruisce solo con la veridicità delle informazioni, ma anche con una serie di elementi basilari richiesti dai motore di ricerca, dal seo, dalla lettura veloce e molti altri aspetti, resta difficile da valutare.
È impossibile basarsi solo sul numero di like che riceve una certa notizia, proposta che aleggiava negli ultimi mesi del 2018. Uno editore che può attingere ad un portafoglio ha la possibilità di comprarsi 50.000 like su qualsiasi social. Magari per una notizia completamente inventata. Anche di questo incontro sono stati redatti articoli che distoglievano completamente del punto focale, e cioè l’apertura di lavori per fornire, almeno con i professionisti della regione Lazio, informazioni migliori.
Da ogni punto di vista
Il senatore Vito Crimi spiega che una recente indagine conoscitiva effettuata dal AGcom, sull’informazione regionale, ha evidenziato che c’è “Un aumento della domanda di informazione ma un calo nell’offerta. L’aumento della domanda lo percepiamo nel momento in cui i cittadini cercano di informarsi tramite tanti diversi canali, che spesso non forniscono una informazione qualificata. Come i social, il passaparola, gli strumenti di messaggistica come WhatsApp e altro … questo significa che c’è una ricerca spasmodica di notizie che non è soddisfatta dai canali tradizionali”. Spiega anche come ci sia una relazione tra i fenomeni corruttivi e la mancanza di un informazione locale viva e plurale.
Per il resto delle dichiarazioni, anche per ascoltare il mio intervento dove mi sono presentata immediatamente come un “ibrido” nel mondo dell’informazione, rimando alla registrazione completa a fondo dell’articolo. Da altri non poteva essere fornita, solo da Radio Radicale. Quella voce scevra da ogni contaminazione pubblicitaria, politica, o ideologica. L’unico strumento totalmente concepito e sviluppato per conoscere per deliberare.
L’organo della lista Marco Pannella che oggi, proprio in questi giorni, si sta lottando per tenere in vita. Se il Governo non tornerà sui suoi passi, il 21 maggio 2019, questa radio cesserà di esistere, con lei la democrazia, il vero pluralismo dell’informazione.
E c’era anche il 21 febbraio in Regione Lazio, era presente per dare a noi cittadini e addetti all’informazione, di non inventarci nulla, e di essere la voce dei parlamentari come Vito Crimi, del consiglieri come Davide Barillari, anche di Sheyla Bobba e quanti sono intervenuti per alimentare un gruppo di lavoro e di sostegno all’informazione “vera, leale, indipendente, imparziale, completa e soprattutto di qualità” come richiesto nei punti di questa intesa.
Senzabarcode e stata convocata in audizione nei primi giorni di marzo
sarò presente come direttore di testata online, per un incontro propedeutico alla discussione sulla Proposta di deliberazione Consiliare “Disposizioni di riordino in materia di informazione e comunicazione. Interventi a sostegno delle emittenti radiotelevisive e testate online locali. Piano degli interventi biennio 2019-2020”.
E per me è un grande onore, io che in un’estate incontrai un banchetto del Partito Radicale dove i militanti raccoglievano le firme per l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti. A quell’epoca neppure sapevo della sua esistenza, ma ero certa che un giorno sarei stata una giornalista.
Non potei firmare, non avevo ancora 18 anni, ma quel giorno decisi chi sarei diventata. Oggi sono il direttore di una testata di informazione e comunicazione, senza un barcode.
Credo ci siano in Italia dei giornalisti eccezionali, che hanno creato e portato avanti, anche a rischio della loro vita, anche rimettendocela la vita inchieste basilari al nostro Paese, alla crescita culturale e alla nostra libertà. Sono certa ci siano, dispersi nelle più piccole redazioni dei nostri paesi, pubblicisti o aspiranti che meritano rispetto e dai quali bisogna solo imparare.