Intervista alla regista Valentina Esposito
Sta per alzarsi il sipario al Teatro India – Teatro di Roma per “Famiglia”. Incontriamo la regista e drammaturga Valentina Esposito
Valentina Esposito, “Famiglia” sarà in scena dal 16 al 20 gennaio, al di là delle note di regia, cosa rappresenta questo spettacolo?
“Lo spettacolo è forse semplicemente un ritratto, un disegno delle relazioni familiari fondamentali, simile a quello che farebbe un bambino se gli venisse chiesto di raffigurare la famiglia. Ci sono i vivi, ci sono i morti, c’è una festa che li riunisce tutti. Un disegno nel quale potersi riconoscere, tutti, attori e spettatori, nel tentativo di ricreare sulla scena e attraverso la scena nuove possibilità di condivisione”.
Fort Apache Cinema Teatro: è un laboratorio, un progetto, una scelta?
“Fort Apache è un progetto impegnativo di accompagnamento e sostegno per coloro che escono in libertà nel difficile percorso di reinserimento nella società, di ricostruzione degli affetti, delle relazioni sociali, dei rapporti professionali. Un luogo e un modo attraverso il quale incrementare la comunicazione sociale e artistica con il mondo delle scuole, delle accademie teatrali e delle università e mantenere il contatto con un contesto estraneo e alternativo a quello d’origine.
Un punto di riferimento nel delicato passaggio dalla reclusione alla libertà, anche e soprattutto in termini di ricaduta e prevenzione della recidiva; un luogo, infine, di formazione e specializzazione nelle arti dello spettacolo propedeutico al reinserimento lavorativo che si struttura anche attraverso la continuità di un laboratorio di formazione teatrale permanente.
Ed è certamente una scelta, una pratica di resistenza quotidiana per tutti coloro che ne fanno parte”
A Valentina Esposito, il FACT, cosa prende e cosa dona?
“Amo definirlo un baratto feroce. Le responsabilità che si assumono in questi territori di confine non sono poche, e non sono semplici. Eppure è proprio lungo questa linea di confine che è possibile tornare a sentire l’urgenza e la necessità del lavoro teatrale, e la ricchezza che viene da una strettissima relazione tra arte e vita. Sono territori difficili da abbandonare una volta esplorati”.
Sono molti i successi già raggiunti, quali sono i prossimi obbiettivi?
“Stiamo cercando di creare le condizioni per la realizzazione di un nuovo film per il cinema e di un documentario sull’esperienza. Ma soprattutto siamo alla ricerca di una sede stabile dove lavorare. In fondo Fort Apache è soprattutto questo, una casa”.