Sergio Rubini, l’eremita tonico ne “Il bene mio”
Sergio Rubini è il protagonista dell’emozionante Il bene mio, per l’ottima regia di Pippo Mezzapesa, nelle sale dal 4 ottobre.
Mi è capitato spesso di uscire dal cinema e pensare più alle “sbavature”, quelle battute che avevano il sapore di finzione, le pose ostentate, le musiche stonate. Alla scena finale de Il bene mio, invece, ho avuto una sensazione di vere, pure, umane, complesse emozioni. Come se fossi stata da una finestra a scrutare momenti di vita altrui. Sergio Rubini è perfetto nella parte di Elia, Rita, Teresa Saponangelo è esattamente l’amica che ognuno di noi merita di avere. E la conferma l’ho avuta poco dopo i titoli di coda, quando produzione e attori si sono fermati in dialogo con la stampa e l’attrice si è commossa – certamente per l’ennesima volta – raccontando le scene che più ama ne Il bene mio, curiosamente racconta quelle di Rubini.
Noor e Maria, Sonya Mellah e Caterina Valente, due donne che non si incontreranno mai, ma che stanno quasi nella stessa pelle, negli stessi abiti
Applausi anche per Dino Abbrescia, Gesualdo, l’amico fresco, vero, recitazione spontanea e impeccabile. Il film non avrebbe lo stesso sapore senza uno dei personaggi che ho amato di più, Francesco De Vito, il sindaco di Provvidenza, distrutto da un terribile terremoto. Lui che si batte per lasciare il vecchio paese tra le macerie, che vuole murare gli odori, i fantasmi e i suoni. Che non vuole ricordare e spinge ogni emozione sotto la polvere, e ci riesce, solo fino a quando Elia non restituisce i vecchi pezzi di una vita che, forse, la nuova Provvidenza non sarà in grado di restituire.
Ricostruire e ricominciare restare o partire. Scelte che nessuno vorrebbe mai trovarsi ad affrontare. Decisioni che nessuno potrà mai giudicare se giuste o sbagliate.
Tante metafore ne Il bene mio, tanti particolari che ritorneranno nei vostri pensieri, anche molto dopo i titoli di coda. Mezzapesa non decide la scelta finale di Elia. C’è un ritorno, proprio mentre si avanza verso qualcosa che, per tutto il film, è chiave e serratura delle scelte.
È una scelta, continua e probabilmente da rinnovare continuamente
Il 3 ottobre, Il bene mio, viene offerto al Cinema Paradiso ad Amatrice, ai cittadini, una proiezione a porte chiuse. Immagino un grande silenzio nei primi minuti dopo la proiezione, probabile ne segua anche un dibattito.
La certezza è che il lavoro prodotto da Cesare Fragnelli, AltreStorie, e presentato alle Veneziane Giornate degli Autori ha un’immenso valore culturale e politico. Inteso come cultura della profondità dell’animo umano, e polis, il bene comune.