Cronaca

Exchange, tra norme legislative e critiche alle criptovalute

Nel mondo delle criptovalute c’è un problema irrisolto che continua a tenere banco: quello delle regolamentazioni.

La mancanza di leggi sulla tematica delle criptovalute sta penalizzando lo sviluppo di questo strumento finanziario. A rendersi conto del problema sono anche gli exchange (sistemi alternativi ai contratti al trading in CFD). Questi vogliono liberarsi dell’idea comune di essere d’aiuto alle attività criminali, aiutando, di fatto, il riciclaggio di denaro sporco. Per questo motivo invocano un insieme di regole sul modello KYC che consentirebbero alle piattaforme di trading di affermarsi più facilmente.

«Saremmo felici di avere delle normative, in modo di sapere in che situazione ci troviamo», ha detto Eric Demuth co-amministratore delegato di Bitpanda. Nonostante questi appelli, però, niente si muove.

KYC è l’acronimo di Know Your Customer

Si realizza attraverso il reperimento di adeguate informazioni, finanziarie e non, circa le proprie parti contrattuali onde evitare rapporti forieri di rischio o danno alla propria realtà economica. Il problema maggiore delle criptomonete è proprio la mancanza di informazioni finanziarie e tracciabilità. In molti paesi, le persone possono ancora acquistare Bitcoin da bancomat specializzati senza mostrare alcun documento identificativo. Sembra paradossale che, in un mondo come quello delle criptovalute, che fanno della regolamentazione uno dei propri capisaldi, siano gli stessi operatori ad invocare un insieme di regole. È evidente che c’è una sorta di guerra all’interno della stessa sfera.

Marc Ostwald, stratega globale di ADM Investor Services International a Londra, ha dichiarato che «Questo è tutto ciò che riguarda l’onere della prova per la lotta contro il riciclaggio di denaro, quindi il desiderio di normative sembra molto sensato». La realtà è che senza regole, per un exchange europeo è praticamente impossibile avere un cliente istituzionale.

La stessa UE si sta muovendo a rilento sulla questione. È stato deciso, infatti, di non dare vita a nessuna regolamentazione del bitcoin prima del 2019.

La Commissione prima vuole capire quale sia il livello di controllo delle regole dei mercati finanziari attuali. Solo in secondo luogo, vedrà di darsi un piano legislativo. Secondo alcuni critici, gli Exchange sono proprio il tallone d’Achille delle criptomonete

Quando si parla di loro, non si può non far riferimento allo scandalo Mt Gox. Era il 2010, quando fu fondato uno dei primi siti che permetteva l’acquisto di Bitcoin, Mt. Gox, appunto. Quattro anni più tardi la piattaforma contava circa il 70% di tutte le transazioni Bitcoin giornaliere, questo fino a quando nel Febbraio dello stesso anno la società dichiarò bancarotta attestando il furto di circa 850 mila Bitcoin.

La scarsa sicurezza dei siti exchange va di pari passo con la loro capacità di influire il mercato attraverso l’uso della leva finanziaria. Questa causa un’esposizione maggiore degli utenti, notevole volatilità e permette agli exchange di ragionare, come le banche, su logiche di riserva frazionaria, influenzando l’intero mercato. Infine, c’è il discorso legato alla loro discontinuità nella fornitura del servizio, dato che spesso vivono momenti di crash.

Per cercare di venire a capo di questi problemi, alcuni sviluppatori hanno elaborato degli exchange decentralizzati

Si tratta di piattaforme di scambio che non fanno affidamento su enti centrali o terze parti. Questo tipo di exchange tutelerebbe gli utenti che non dovrebbero più fare affidamento sulla presunta sicurezza degli exchange. Inoltre, garantirebbe la privacy all’utente in quanto, essendo decentralizzato e quindi sorretto da un network distribuito di più computer, non dovrebbe sottostare alle norme legali previste sia per il trattamento dei dati, sia per la custodia e l’erogazione di servizi finanziari.

Ovviamente, questo tipo di piattaforma andrebbe in netto contrasto con le altre che provano ad ottenere i benefici legati ad una regolamentazione europea. Sembra proprio che siamo di fronte ad un cane che si morde la coda. Capire come finirà, al momento, è impossibile.

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