Sullo stress del piccione, Giovanni Anzaldo
Dall’11 al 13 maggio, allo Spazio Diamante, va in scena Sullo stress del piccione, interessante spettacolo scritto e diretto da Giovanni Anzaldo.
È un’istantanea ironica e spregiudicata della società odierna, Sullo stress del piccione di e con Giavanni Anzaldo, di una generazione persa tra un bicchiere di vino e un pezzo di cuore, dei giovani di oggi smarriti nelle loro giornate, nelle loro solitudini, nei loro silenzi o dialoghi. Alessio, Stefano, Laura e Simona sono quattro ragazzi che sognano di dare una svolta alla propria vita. Ognuno di loro spera di poter cambiare la propria esistenza fatta di dubbi, insicurezze e dei più disparati eccessi. Un venerdì sera li farà incontrare nel solito bar dove si scopriranno simili nelle loro paure, nei loro incubi ricorrenti. Qualcuno sogna l’amore, qualcun’altro il successo; così diversi eppure così simili, figli di una stessa generazione.
Sembrano essere tutti così i loro coetanei, quei quasi trentenni che continuano a muovere la testa da una parte all’altra senza una meta, costretti a vivere i propri giorni con automatismo, non trovando mai la direzione giusta. Sullo stress del piccione è la storia di quattro giovani che accelerano il passo di fronte al pericolo anziché spiccare il volo verso il cielo.
Sottolinea Giavanni Anzaldo nelle note di regia
“Mi è capitato più volte di trovarmi di fronte a situazioni paradossali, serate in cui avrei voluto avere una telecamera e filmare quanto stavo vivendo. Non avendo la padronanza del mezzo mi sono limitato a registrare tutto nella mia testa e a riportare quanto avevo visto sul palco. È così che sono nati questi quattro personaggi: in un mix di incontri e percorsi di vita. Qualcuno ha il naso di un amico, la bocca di una conoscente, il respiro di un parente e i pensieri di uno sconosciuto, ognuno è a suo modo “reale”. Per questo posso dire che il personaggio di Alessio esiste veramente, così come quello di Laura, di Simona e di Stefano. Certo, alcuni elementi sono stati ingranditi per facilitarne la finzione scenica, ma le macchie sono le stesse, gli è stata solo messa una lente sopra.
Mi interessava indagare su un concetto che ho molto a cuore: il caos. Non a caso le scene di questo spettacolo nascono dalla confusione, da un rumore di voci in sottofondo, da una richiesta di birra, una sigaretta accesa, il rumore di una sniffata, un pianto, un riso isterico. Nessuno comunica davvero con l’altro, i dialoghi non servono a nulla se non a ingigantire la solitudine che circonda i protagonisti. L’unico momento in cui si parla davvero è quando si è soli con se stessi. La statua di un Cristo sorridente è al centro della scena e della vicenda. Tutti, più o meno direttamente, si rivolgono a lui, confusi, disorientati, spauriti.
Un Cristo con cui ci si può rapportare da pari a pari
un Cristo più volte nominato, a cui verranno fatte delle richieste impossibili, un Cristo che non risponde perché non ha voce, perché è ridotto ad un’opera da esporre in salotto o perché semplicemente preferisce non esprimersi. Questo Cristo sorride e strizza l’occhio, ma a guardarlo bene fa un po’ di tristezza. Vorrei, in sintesi, raccontare un disagio, e vorrei farlo come se fosse una barzelletta perché, alla fine, “Sullo stress del Piccione” è come quell’amico ubriaco che, ridendo, ti confida di essere infelice.”
In scena, oltre allo stesso Giavanni Anzaldo, Luca Avagliano, Francesca Mària, Giulia Rupi ad abitare gli elementi scenografici di Giovanni Rupi e le luci di Martin Emanuel Palma.
Da questo spettacolo è nato l’omonimo cortometraggio presentato durante la Dodicesima Edizione della Festa del Cinema di Roma, prodotto da Rb Produzioni e distribuito da Premiere Film, ora in circolazione per i maggiori festival nazionali ed internazionali.