Commercianti abusivi, vigile boxeur e l’ipocrisia romana
Commercianti abusivi con merce contraffatta ne è piena Roma da anni. Si lasciano i vigili a svuotare l’oceano col secchiello mentre tra media e politica l’ipocrisia impera.
C’è una parola che più di ogni altra fa imbestialire. Una parolina sempre adatta per ogni campagna mediatica o politica. Questa parolina è degrado. Filmati, articoli, paginate per documentare il degrado. E l’argomento principale degli ipocriti sono lenzuolate di merce stesa sui marciapiedi. Dal centro alla periferie romane. Stracolmi di merce per lo più con marchio contraffatto. Un esercito di commercianti abusivi, disperati o furbastri, di tutte le nazionalità che ogni mattina si mette in cerca del cliente. Clienti italiani e stranieri in cerca della patacca griffata. Bambini che piagnucolano per l’asta selfie o la palletta piena di gesso. Non manca la pashmina di puro, si fa per dire, cashmere a 10 euro trattabili.
I commercianti abusivi sono ovunque, ma la merce in vendita non è la stessa
Una cosa è vendere l’asta selfie a 5 euro, altro è vendere una borsa finto Prada a 50 euro. Nel primo caso il ricavo è basso e crea un relativo danno economico al Paese. Nel secondo il ricavo è alto ma si danneggia il produttore proprietario del marchio e tutto l’indotto. E noi italiani, che abbiamo basato gran parte del nostro valore sul mercato grazie al Made in Italy, dovremmo essere quelli più sensibili al fenomeno. Al contrario abbiamo lasciato un manipolo di donne e uomini a svuotare l’oceano col secchiello a rischio di farsi seriamente male ad ogni intervento.
Che la rendita del marchio contraffatto sia molto alta lo si capisce da chi vende quella merce. Non troverete a vendere finte Prada o Vuitton il mingherlino, ma il più piazzato. Giovani che sfiorano i due metri dalla corporatura assai robusta. Il rischio d’impresa abusiva, che comporta il sequestro della merce taroccata ai sensi del decreto legislativo 114/’98, è troppo oneroso per lasciarlo nelle mani di fisici poco adatti alla resistenza attiva e passiva. Se si aggiunge che la vendita di merce dal marchio contraffatto è anche punita ai sensi del codice penale all’art. 474 si comprende la propensione a difendere la merce e se stessi da un fermo.
Basta un piccolo sforzo intellettuale per comprendere l’enorme ipocrisia dei media e della politica
Si pretende che forze esigue, destinate spesso solo incidentalmente o in modo residuale al contrasto dei commercianti abusivi fronteggino migliaia di disperati, o furbi. E disposti a tutto pur di difendere la propria merce ed il proprio metro quadro di tovaglia. Quel metro quadro che diventa un’opportunità per avversari politici o media nel far leva sulla pancia altrettanto ipocrita del cittadino indignato. Serve a mettere sotto pressione le amministrazioni, quasi mai lo Stato quando a tutti gli effetti è proprio lo Stato centrale a rivendicare a sé determinati interventi e competenze. Ormai possiamo definirla in senso lato attività di ordine pubblico. E lo si è visto con decine di manifestazioni spontanee e spesso poco pacifiche degli stessi commercianti abusivi quando sono messi troppo sotto pressione.
In questi giorni un filmato ha fatto il giro del web (a fondo articolo) e delle testate giornalistiche
Ed è la definitiva rappresentazione della inutilità della lotta in corso. Un agente circondato da almeno una decina di spettatori e tifosi, fronteggia un cristone alto quasi 2 metri. Il vigile boxeur riesce a tenerlo a freno fino a quando arrivano altri due colleghi per immobilizzarlo. Non senza aver preso prima un bel cazzottone. Quasi ogni giorno questo circo: dalla Boccea alla Tuscolana passando per il centro. Ma questa volta c’è il filmato col solito sottofondo ormai abusato dell’amico africano che tira in ballo il razzismo, o della signora che si lamenta del poverino.
Pagine ordinarie di vita quotidiana, compresi i commenti. Ma questa volta il video fa il giro del web e le redazioni non sanno come comportarsi. Se una settimana fa hanno fatto l’ennesimo articolo sul degrado ora non si può accusare gli agenti d’intervenire. Si tentenna, si prova a ridicolizzare questo ring cittadino, ma non ci si riesce. Non si può essere schizofrenici fino a questo punto. Non si può affermare l’ovvio: lo Stato ha di fatto depenalizzato il commercio della merce contraffatta nel disperato e vano tentativo di colpire solo la produzione che scivola ormai in mille rivoli. E tutto il peso delle lagne contro il degrado finisce sulle spalle delle amministrazioni comunali. Rimaste ormai sempre più sole, senza soldi e senza risorse.
Nessuno ammette l’unica cosa chiara e definitiva: lo Stato ha perso la propria forza, la forza di far rispettare questa norma
E la ridotta la si lascia in mano ad un manipolo di agenti che fronteggiano quotidianamente qualche migliaio di avversari. Fino alla beffa successiva, magari il solito filmato amatoriale, che di amatoriale ha poco, che documenta il degrado. E magari due agenti impossibilitati a fronteggiare una cinquantina di robusti venditori indisturbati. E la giostra ricomincia!